4 Dicembre, 2015
SeoPapà sembrava dormisse profondamente.
Il suo viso non accennava smorfie di dolore. Era stranamente sereno, come se avesse trovato finalmente la sua pace. Questo pensiero mi faceva sentire in colpa: sarei dovuto essere io la sua pace. Io, più di tutti, avrei dovuto essere il suo motivo di serenità e soddisfazione, non quel letto di ospedale, non quel sonno profondo che altro non era che una prigione. Mia madre,poi, continua a chiamarmi, mi ostino a non rispondere al telefono. Le ho scritto un messaggio, le ho chiesto di lasciarmi in pace. Non rispetterà questa mia richiesta, perché l'unica persona che rispetta è solo se stessa ed io sono stanco. Stanco di reprimere tutto quello che ho dentro.
Osservo il petto di mio padre salire e scendere e mi rendo conto che sono esausto. Dietro di lui, Tim si è addormentato. La febbre è scesa, ma il suo viso è ancora cadaverico. Sotto gli occhi ci sono pesanti borse e continua ad avere questo atteggiamento caparbio. Non vuole tornare a casa, nonostante lo avessi assicurato che ci sarei stato io con papà. Era finita che avevano litigato e non ci eravamo rivolti la parola per quasi una giornata intera. Solo quella mattina mi aveva chiesto come fossero andati i soliti controlli, poiché in quel momento era andato in bagno.
Che ansia.
Avevo bisogno di aria, soprattutto perché ero stato tutto il giorno dentro quella stanza. Solo una volta o due ero uscito per mangiare o bere qualcosa. Gli infermieri, ormai, erano abituati alla nostra presenza e qualche volta ci portavano qualcosa da mangiare fatto o comprato da loro. A Tim dava quasi sempre fastidio, ma poi finiva sempre per spazzolarsi via tutto.Sul corridoio non c'è nessuno e passa un po' d'aria. Mi stiracchio le gambe camminando avanti ed indietro, mentre controllo i messaggi sul mio telefono. Saluto Kevin, uno degli infermieri assistenti del dottore di mio padre, mi chiede come stessi e se Tim fosse ancora sdraiato sullo stesso letto di sempre. Kevin lo sa della febbre, lo sa che non è salutare né per lui né per mio padre stare così a contatto ma sa anche che per noi è fondamentale essere lì. Per questo mi chiede solo di tenere Tim sotto controllo e se necessario di convincerlo a prendere almeno qualcosa per quella sua spossatezza, poi mi avvisa che c'erano delle visite per me. Non li aveva potuti far salire, visto l'orario, ma aveva comunque chiesto loro di attendermi. Sono un po' sorpreso, non so chi siano queste persone, Kevin ha saputo solo dirmi che fossero un ragazzo ed una ragazza, non aveva chiesto i loro nomi per sbadatezza. Lo ringrazio e prendo l'ascensore, curioso di sapere chi fosse venuto a trovarmi.
L'ascensore ci mette pochi minuti che le porte si aprono subito sull'ingresso. Ai miei occhi si palesa subito il volto familiare di Key.
Sono quasi sicuro di aver sorriso quando i miei occhi hanno riconosciuto i suoi capelli castani e lunghi. Tuttavia non riconosco il ragazzo che è con lei, non credo di averlo mai visto. Non ci do molto peso e proseguo verso di lei. Mi ha visto e sta sorridendo.
-Ciao- mi saluta un po' imbarazzata.
-Ciao, Key - ricambio il suo saluto dandole un bacio sulla guancia,mentre il ragazzo accanto a lei mi lancia uno sguardo ambiguo.
- Lui è JK, il mio ragazzo - credo di esserci rimasto un po' di sasso quando mi ha presentato così il tipo accanto a lei. Forse perché credevo che stesse ancora con Joon, forse perché credevo che avesse ancora un interesse per me. Invece mi ero fatto solo un film.
-Piacere di conoscerti- gli stringo la mano, mentre lui sorride soltanto. È un tipo alto, dal volto sembra ancora un ragazzino, non ha un filo di barba, ma le spalle larghe promettono bene. Mi chiedo dove lo abbia trovato.
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救い出すよ必ず// I'll Save u
FanfictionBOY IN LUV SERIES // Second Act Sono passati tre anni dagli ultimi avvenimenti, Key ormai è all'università: viaggia tra la città in cui vive da sempre alla città in cui cerca di crearsi un futuro. La sua vita è molto diversa da quando frequentava i...