17 - You can't shut me up

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- Di cosa stai parlando? - Cercai di sembrare sorpresa, ma la mia voce fu troppo studiata per poter risultare credibile. E comunque non sarebbe servito: mia nonna non mi avrebbe posto quella domanda se non fosse stata sicura del mio coinvolgimento.

- Credo che tu lo sappia Lydia, e questo è un bene - riprese lei, sempre molto calma.

- Un bene? Perché?

- Perché vuol dire che hai trovato i suoi indizi, e ora fai parte del gioco.

Non capivo: come faceva mia nonna a sapere dell'ospedale e del governo?
Era stato mio padre per forza, ma perché parlarne proprio con lei?

All'improvviso mi balenarono in mente le parole della giornalista.

Disse che c'era un altro a cui aveva rivelato alcune informazioni, perché nessuno sapesse troppo.

Mi sedetti sulla sedia davanti alla scrivania, elaborando la situazione. Poteva davvero essere nonna Alice la persona che stavamo cercando, colei che avrebbe completato il quadro?

Visto che aveva scoperto le sue carte, tanto valeva chiederglielo.

- Sei tu la seconda persona a cui mio padre ha fornito informazioni? - domandai, sapendo che era inutile girare attorno all'argomento. Lei sapeva che avevo capito, e sapeva cosa le stavo chiedendo.

Infatti annuì. - Naturalmente non mi disse chi fosse l'altro, e mi informò che non mi avrebbe detto tutto. Voleva dividere le informazioni tra due persone perché il segreto fosse al sicuro. Due persone insospettabili.

- Ma tu lo detestavi - ribattei. Tra tutti, perché aveva scelto proprio lei?

Mi fulminò come per rimproverarmi di non aver colto il punto. - Appunto per questo. Tutti sapevano che non scorreva buon sangue tra noi, perciò logicamente non mi avrebbe mai selezionata come confidente.

Geniale. Quante volte ancora mi sarei stupita per l'arguzia di mio padre? Aveva previsto tutto, forse persino la sua morte.
Aveva diviso le informazioni, lasciato ai federali una cassaforte che non riuscivano ad aprire; sapeva che io sarei stata in grado di vedere i raggi γ, così mi aveva messo alla prova, sicuro che alla fine non l'avrei deluso.

- Quindi a te cosa ha detto? - domandai, in fibrillazione. Finalmente avrei capito, finalmente avrei avuto tutti gli strumenti per agire davvero.

- Mi ha parlato della sostituzione dei raggi γ all'interno dell'ospedale, ma non mi ha detto a opera di chi - mi spiegò. Io annuii: ovvio, questo lo aveva detto alla giornalista.

- Mi ha però rivelato il motivo - proseguì, e io trattenni il fiato.
Perché questo era uno dei miei grandi punti interrogativi: perché lo stavano facendo?

Lei prese fiato. - Chiunque lo stia facendo vuole ripulire la società, eliminare gli elementi deboli e malati per fare in modo che i più forti possano vivere ed evolvere.

Il respiro mi si bloccò in gola, e i miei occhi si spalancarono.
Non parlai, non ce n'era bisogno.

Tutte quelle persone, uccise perché deboli, perché indifese... eliminate per un male che non avevano scelto, per qualcosa che non volevano ma non potevano controllare.

L'ideatore del progetto, chiunque fosse, era uno psicopatico che meritava solo il manicomio. Come si poteva solo pensare?
Come poteva un uomo arrogarsi il diritto di decidere della vita di molti altri?

Ero sconvolta, scioccata, allibita. Ero insieme ghiaccio e fuoco. L'indignazione mi scorreva nelle vene e il veleno sulla lingua.

- Che bastardi! - esclamai corrucciata.

What can you see? - Il progetto γDove le storie prendono vita. Scoprilo ora