Lui
Bambina: Sei fortunato, sai? Mia sorella praticamente ti adora!
Victor: Bella Bambina qui la fortuna non c'entra proprio un accidenti.
Bambina: Ecco, lo vedi? Sei arrogante.
Victor: Me ne farò una ragione
Bambina: 'Fanculo.
Victor: Oh. Oh. E queste parolacce da dove escono fuori?
Bambina: Io dico un sacco di parolacce – è chiaro che non ne sono fiera- ma è così, soprattutto quando sono circondata da certa gente arrogante. Adesso conosci un'altra cosa di me, sei contento?
Victor: Si, sono contento perché conosco un'altra cosa di te. Ma, ad ogni modo, non riesco ad associare il tuo bel visino ad un linguaggio scurrile come questo.
Bambina: Ti avevo avvisato, non sono così innocente come credi.
Victor: A mio modesto parere ti piace semplicemente fingere di essere una bella Bambina ribelle, tutto qui.
Bambina: Vic?
Victor: Si?
Bambina: Proprio perché non mi piace semplicemente fingere... 'fanculo di nuovo.
Scoppio a ridere e Oscar, addormentato sul mio divano, borbotta un "stai zitto" nel sonno. Guardo fisso il cellulare, mentre mi strappo le pellicine del pollice, e cerco di prendere coraggio. Non mi servono più di due secondi, comunque.
Lui: Imparerò io le buone maniere a quelle labbra, non preoccuparti per questo. Vai a dormire, ora.
Sogni d'ora Bambina.
Risponde dopo alcuni secondi. Scrive, poi cancella, scrive di nuovo e –finalmente- invia.
Bambina: Non vedo in che modo tu possa riuscirci, Vic. Ma, devo ammettere, che un po' curiosa lo sono. Adesso lasciami dormire, buonanotte xx.
Poggio la testa sulla spalliera del divano e guardo il soffitto, mi passo la mano tra i capelli "ah... la mia Bambina."
Mia si sta allenando per le gare nazionali, dovrà allenarsi tutta l'estate e vederla ora –sudata e sfinita- mi rende già impossibile immaginare una cosa del genere. Ma non oserò più "sottovalutarla." In fondo so bene che è capace di fare qualsiasi cosa si mette in testa.
Non riesco proprio a capire dove riesce a trovare l'energie un corpo piccolo come il suo. La sento lamentarsi spesso che la sua vita non è attiva come vorrebbe ma, in realtà, ha sempre qualcosa da fare: leggere un nuovo libro, migliorare i suoi colpi, stare con le sue amiche. E' triste capire che sente che alla sua vita manchi ancora qualcosa. Forse non farà una vita particolarmente mondana, è vero, ma la riempie con altre cose, con altre passioni, in un modo così naturale che non se ne rende nemmeno conto.
< Bambina > le sorrido e, non appena mi è vicina, le tolgo il borsone pesante dalle mani che –praticamente- sta trascinando. Oramai tutti si sono abituati a noi e ci tengono d'occhio con più discrezione ma non meno curiosità.
< Devo andare a fare la doccia > mi sorride facendo un cenno verso il borsone che tengo già in spalla.
Faccio spallucce < te lo porto fino a lì. >
< Quanto sei gentile > mi dice, prendendomi in giro come sempre.
Mentre siamo ormai vicini allo spogliatoio delle ragazze Alan, l'istruttore della sala attrezzi a cui Mia è legata e ha una certa confidenza, le fa la linguaccia e lei ricambia con una smorfia. Cerco di ignorare la fitta assurda e spezza respiro di gelosia che mi assale, ma con scarsi risultati, devo ammetterlo. In silenzio, e senza guardarla, le porgo il borsone.
< Sono a casa qui, Victor. Non dimenticarlo. >
Mi stupisce il fatto che senta il bisogno di doversi giustificare con me. E' una cosa che non mi aspettavo e che non ha mai fatto prima.
Non mi sento di dir niente, comunque. Sono ancora troppo preso dal recente ricordo di lei che sorride all'istruttore ventisettenne.
Sono in macchina e di fronte a me ci stanno Gioia e Mia nella loro. Ho scoperto che Gioia lavora in uno studio qui vicino e non era sorpresa di vedermi qui, Mia deve davvero raccontarle ogni particolare e la cosa non mi stupisce affatto. Gioia è in gamba e sveglia, un ottima guida per la mia Bambina. Sono felice di sapere che ha la sua persona preferita, come la definisce, su cui può sempre contare.
Sto ascoltando il mio vecchio CD dei Coldplay e, mentre Shiver canta le parole che vorrei urlare, il pensiero va a Mia e a come si sentiva a proprio agio qui con me.
La verità è che vorrei vederla più spesso, più di quanto già non faccia, e vorrei abbracciarla di più. Molto di più. Me lei non si fida di me, non ancora. Non nel modo in cui vorrei.
Cosa posso fare per dimostrarle che lei è diversa? Dovrei fare qualcosa di speciale per lei, qualcosa che non ho mai fatto prima.
Improvvisamente mi viene un idea che mi fa sorridere e che mi spaventa, perché so che spaventerà sopratutto lei. Ma ne varrà la pena e di questo ne sono sicuro.
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Qualcosa di più
RomanceMia ha diciassette anni ed è già stanca di tutto: del posto in cui vive, delle persone che la circondano e di essere considerata la ragazza di Derek Collins, nonostante siano passati anni. Non fa altro che correre, per un infinità di motivi: per ca...