Capitolo 74: Potresti fare tante cose

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                                                                                           Lui 


 Guardo l'orologio sul mio polso, sono passate le dieci e trenta da poco. Mi sento sollevato a scoprire che abbiamo ancora qualche ora solo per noi.

Le circondo le spalle con un braccio < Ti va' un gelato? >

Distoglie lo sguardo dal suo BlackBerry e mi sorride solo come lei riesce a fare < volentieri. >

< Allora, dai. Conosco un posto fantastico. > Le do un bacio leggero sulla fronte prima di salire in macchina.

< Sai che novità. >

Accendo la radio e Mia sprofonda nel sedile di pelle beige, mentre io mi chiedo com'è che riesce ad adattarsi così bene con tutto quello che mi riguarda.

< Chi era prima al telefono? >

< Gioia. Sai, si chiedeva come sta procedendo il nostro primo appuntamento. > Mi fa ridere, perché mima le virgolette alle parole "appuntamento."

< Oh davvero? E tu che cosa gli hai risposto? >

Mi lancia un occhiataccia di traverso < non te l'ha mai detto nessuno che le conversazioni tra sorelle sono "strettamente segrete"? >

< No. E comunque, non mi importa. Suvvia, Mia. Mi accontenterò di un piccolo indizio. >

Incrocia le braccia sul petto e, con finta non calanche, scrolla le spalle. < Non male. > afferma infine, con aria di superficialità.

Mi volto a guardarla con aria di finto stupore < accidenti, non male? Ti sei proprio sprecata. >

< Ma cosa vuoi che ti dica? Avevi chiesto un piccolo indizio. E, comunque, un ragazzo dalla reputazione da rubacuori, affermata come la tua, non dovrebbe essere così insicuro. Non credi? >

< Non ti azzardare ad intaccare la mia reputazione, sai? >

Arriccia il naso, facendo un cenno con la mano < suvvia Victor, non essere sciocco. >

< Non ti conviene fare tanto la figa con me, Mia. >

< E a te non conviene minacciarmi, Victor. Potrei spezzarti le ossa in men che non si dica. > E scoppia a ridere.

"Potresti spezzarmi il cuore in men che non si dica, Mia. E ancora non lo sai."

< Adesso si che mi fai paura, Bambina. >

Mi guarda sorridendo, con l'aria di chi non farebbe mai del male a qualcuno.

< Smettila di ridere sotto i baffi, Victor. Sei ridicolo. > Mi dice pungente e, forse, anche un po' seccata.

< Non sono io ad essere ridicolo. >

Si ferma, piazzando improvvisamente i piedi per terra, fa per dirmi qualcosa ma i capelli le volano tutti dritti in faccia, impedendole così di parlare e nascondendo la sua espressione infuriata.

Poggio la mano libera sulla pancia e do il via libero alla mia risata fragorosa, < non ci riesco, scusami. Mi fai troppo ridere. >

Mi supera, con la coppetta ancora piena di gelato nella mano destra. < Infantile è il tuo modo di ridere per i miei gusti e non quest'ultimi. Hai capito? >

< Ma che diavolo di gusti sono "pistacchio e cioccolato" vuoi spiegarmelo? >

Per tutta risposta lecca il cucchiaino e, ad occhi chiusi, scuote la testa < non sai quant'è buona la semplicità, Victor. Che peccato. >

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