Capitolo 53 (MARCO)

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Venerdì, 8 agosto 1997 (Marco, 25 anni)

Sto fissando la finestra della camera di Anna da più di mezz'ora. Per fortuna è buio pesto perché se qualcuno mi vedesse qui, acquattato in mezzo ai filari di viti, con in mano i suoi biglietti di minacce che ormai ho imparato a memoria, sicuramente mi farebbe rinchiudere in un ospedale psichiatrico. Se ripenso ai biglietti che tengo in mano mi viene da sorridere, devo dire che è molto creativa quando è arrabbiata e lei in questo momento lo è sicuramente. Se è arrivata al punto di mandare Elisa a casa mia a dirmi che mi sguinzaglia dietro Giacomo significa che è furibonda con me.

A mia discolpa devo dire che ho provato a fare la cosa giusta, seguire i "consigli" di Giacomo e farmi da parte per il suo bene... ma io sto male e sono incazzato come una bestia, lei sta male ed è incazzata come una bestia, dove sta il senso di tutto questo? Giuro che ho provato a ripetermi che è meglio così ma non ci trovo niente di meglio in tutta questa situazione, anzi, le cose sono precipitate drasticamente lasciandoci più miserabili di prima. Se volevo davvero fermare quello che sta succedendo, dovevo farlo quando abbiamo cominciato a vederci fuori dai giri in moto, non dopo averci fatto l'amore. Così il mio cervello, il mio cuore... e anche quello che mi ritrovo tra le gambe, avevano già deciso che direzione prendere senza nemmeno consultarmi.

L'elenco dei contro, se mi arrampico da quella finestra, è infinito, a partire dal fatto che se Giacomo mi becca mi spezza le gambe e mi seppellisce in giardino, per davvero. I pro... in realtà il pro è solo uno ed è il fatto che lei è lì, distesa su quel letto e mi sta aspettando. Non servono altre ragioni per decidere di scalare quella dannatissima parete e baciarla fino a toglierle il respiro. Questi giorni lontano da lei sono stati logoranti, confusi... vuoti. Anche il senso di colpa nei confronti di Valeria si è ben presto affievolito fino a diventare una sensazione sgradevole in una parte del mio petto che quasi non mi accorgo di avere.

Mi avvicino senza fare troppo rumore, mi arrampico sulle sbarre metalliche che proteggono le finestre al piano terra e mi tiro su sul davanzale della finestra. Le mie costole rotte bruciano come il diavolo nel mio petto, certi sforzi non posso proprio ancora farli, ma Anna è lì che mi aspetta e io stringo i denti e mi tiro su, fino a scavalcare ed entrare in stanza. Anna sta dormendo, è pacifica e per un attimo ho la tentazione di girarmi e tornare indietro per lasciarla dormire, è l'una di notte, solo un pazzo resterebbe. Ma a quanto pare io sono un folle che guarda la ragazza che ama dormire, mi giro attorno, osservo la stanza in cui sono stato solo una volta, la libreria così piena di libri che sembra stia per cedere sotto il peso di tanta carta. Mi avvicino, leggo i titoli, sono per lo più horror e thriller e mi vergogno un po' per averle regalato un Harmony, lei però lo tiene sul comodino, accanto al suo letto, con un foglio di carta in mezzo per tenere il segno. Lo sta leggendo e la cosa mi fa un piacere che non sapevo nemmeno di poter provare.

«Cristo santo, sei inquietante lì in piedi a fissarmi» la sua voce è roca, assonnata e anche un po' impaurita.

Sorrido e mi avvicino, sedendomi sulla sedia accanto al suo letto.

«Perdonami, dormivi così bene che non volevo svegliarti»

Alza gli occhi al cielo, impertinente come sempre, e quando cerco di afferrarle la mano lei la ritrae lasciandomi un vuoto nel petto che fa quasi male. Mi guarda con tutta la rabbia che ha in corpo poi mi sgancia tre pugni sul braccio che fanno quasi male.

«Tu riappari dopo giorni e pensi anche di fare il simpatico?» Il suo è un grido sussurrato, uno di quelli arrabbiati ma detti sottovoce per non svegliare l'intera casa.

Non so cosa dirle, alzo le spalle e mi vergogno come un ladro. Come posso spiegarle il perché me ne sono andato?

«È stato mio padre a dirti di starmi lontano, vero?»

È lei a togliermi dall'imbarazzo di doverle spiegare il mio comportamento da quindicenne codardo. Alzo le spalle e non le rispondo ancora.

«Cosa ti ha detto?» Insiste, questa volta sono convinto sia più arrabbiata con il padre che con me.

«Niente di importante. Sono qui adesso»

Non posso riferire le parole di Giacomo senza tradire anche me stesso. Mi sento in colpa per il fatto di mentirle ma certe cose non posso certo spiegargliele, non sono solo miei i segretiche devo tenere.

«Sì che è importante. Lo prendo a calci in culo» afferma arrabbiata.

Fatico a trattenere una risata potente.

«Fino a sformargli le chiappe perfette?» La prendo in giro.

Anna sorride e mi prende la mano intrecciando le nostre dita. Un gesto tanto semplice ma talmente importante che mi fa schizzare il cuore nel petto.

«Non sono brava a insultare quando sono arrabbiata» ammette con una smorfia.

Le sorrido e le bacio le mani, inspiro il suo odore... Dio quanto mi era mancato tutto questo. Passiamo la notte a parlare di libri, di argomenti leggeri ma anche di cosa ci piacerebbe fare nel futuro. Le confesso perfino che mi sono fatto bocciare di proposito due anni sperando che mio padre mi facesse scegliere l'indirizzo informatico a scuola, visto che adoro programmare, ma lui non me l'ha permesso. È una cosa che non sa nessuno, non lo sa mio padre, non lo sa neppure Roberto, ma Anna è così, una persona che tira fuori i miei segreti più intimi e li fa suoi, senza giudicarmi e senza farmi sentire un coglione. Anna tira fuori la parte migliore di me, quella che nascondo a tutti per non farmi ferire, ma con lei mi sento al sicuro, lo so che non può ferirmi.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora