Sabato, 13 settembre 1997 (Marco, 26 anni)
Arranco fuori dalla macchina e mi appoggio al cofano in attesa che Valeria esca dall'ufficio. È sabato mattina ma riconosco la sua auto tra le poche parcheggiate di fronte alla fabbrica. Non ho chiuso occhio pensando alla faccia sconvolta di Anna che mi guarda mentre il padre la trascina fuori da casa mia. Bel compleanno di merda. Doveva essere una serata tranquilla, in compagnia delle persone a cui tengo veramente e si è trasformata in una carneficina. Non riesco a fare mente locale su un momento della mia vita in cui sia stato felice per più di una settimana di seguito.
Roberto ha cercato di tirarmi su di morale cercando di dirmi che si sarebbe chiarito tutto, che Anna mi avrebbe perdonato, ma non ne sono così sicuro, soprattutto se non posso parlarle di quello che è successo. Ho bisogno che Valeria capisca che non posso salvare il mio rapporto senza raccontare anche la sua parte di storia.
«Che casino hai combinato stavolta?» Mi domanda appena mi vede accanto alla sua auto.
Alzo le spalle e infilo le mani in tasca. A dire il vero io non volevo creare queso casino, mi è capitato tra capo e collo proprio perché cercavo di salvare tutti tranne me.
«Giacomo ha detto ad Anna che cosa è successo quando avevamo sedici anni» inutile girarci attorno, iniziare dai convenevoli e poi sganciare la notizia. Se c'è una cosa in cui ci siamo sempre trovati io e lei è proprio il fatto di dirci le cose in faccia senza filtri.
I suoi occhi si allargano per un attimo in un'espressione incredula, quasi infastidita ad un certo punto, ma poi tornano normali e dolci, gli occhi di chi ha visto fin troppe brutture nella vita ed è riuscito a superarle.
«Quindi stai davvero con lei. Avevo sentito delle voci ma mi sembrava impossibile»
«Impossibile? Perché?» Le parole mi escono quasi strozzate, se c'è qualcuno che non mi ha mai giudicato è stata proprio Valeria.
Alza le spalle e si appoggia accanto a me sul cofano della mia macchina, fruga nella borsa, tira fuori un pacchetto di sigarette, ne accende una e poi me la offre, come facevamo da ragazzini. L'accetto volentieri e mi soffermo a guardare i suoi capelli castani, molto più corti dell'ultima volta in cui ci siamo visti, e le piccole rughe attorno agli occhi. Gli anni sono passati un po' per tutti ma lei rimane bella come una volta. Si accende una nuova sigaretta e mi guarda.
«Perché mi sembra una ragazzina. Tu non sei il tipo da ragazzine, neanche quando avevi sedici anni»
«Tu ne avevi sedici come me eppure stavamo assieme» puntualizzo.
«Io non ho mai dimostrato sedici anni»
Questo è vero, Valeria è sempre sembrata molto più grande della sua età, per questo mi sono sempre trovato bene con lei. Niente drammi, non ho mai prestato attenzione ai sentimenti delle ragazze con cui stavo, ho sempre cercato la strada più sicura per non uscirne ferito e ci sono sempre riuscito. Questa volta, però, è ben diverso, Anna è diversa... probabilmente perché sento che è quella giusta.
«Anna non è così ragazzina» mi sento in dovere di difenderla.
«O forse sei tu che ti sei finalmente innamorato» azzarda un mezzo sorriso, sembra contenta per me.
Abbasso la testa e mi guardo le scarpe. È la prima volta in vita mia che non so cosa rispondere a Valeria e, forse, questa è proprio un'ammissione più incisiva delle parole.
«Ho bisogno di dirle che cosa sia successo dieci anni fa» azzardo.
Valeria mi guarda con un'espressione indecifrabile in faccia e la cosa mi fa vacillare.
«Non tutto» insisto. «Ma a grandi linee devo spiegarle» mi affretto a precisare.
Valeria aspira ancora dalla sua sigaretta e trattiene il fumo nei polmoni per qualche secondo, lo fa quando sta pensando a qualcosa.
«Per me puoi dirle tutto. Sono sposata, ho una vita decente... mio marito sa tutto di quella storia. Ogni dettaglio» ci tiene a precisare.
«Non le dirò il tuo segreto. Ho promesso che non l'avrei fatto e non ho intenzione di tradire quella promessa»
«E come intendi spiegare senza tutta la verità?» Mi chiede sinceramente preoccupata.
Alzo le spalle e scuoto la testa.
«Dovranno farsela bastare perché non ho intenzione di aggiungere altro»
Valeria alza le spalle e scuote la testa.
«Sei un bravo ragazzo, Marco. Devi smetterla di fare il martire e cominciare a combattere per un po' di felicità. Non puoi farti sempre carico delle responsabilità degli altri»
«Ho le spalle grosse, posso sopportarlo» le sorrido, sperando che capisca che davvero non mi pesa mantenere il suo segreto.
«Le spalle grosse te le sei fatte perché hai ingoiato merda da quando eri ragazzino. È vero che hai fatto tanti casini, ma l'ottanta per cento delle volte era per difendere qualcuno che non se lo meritava... a partire dai tuoi genitori, che sono dei pezzi di merda e non si meritano un briciolo di quello che fai per loro»
Abbasso lo sguardo e per la seconda volta da quando è uscita da quella porta, non so cosa dire. Non mi è mai passato per la mente di lasciare qualcuno nella merda se potevo fare qualcosa per aiutarlo... in fin dei conti se mi capitano tutti questi casini, forse un po' anche colpa mia lo è.
«Vai a riprendertela... e se non ne vuole sapere, vengo io a prenderla a calci in culo» aggiunge quando vede che non uscirà una sola parola dalla mia bocca.
Le sorrido, mi avvicino e l'abbraccio forte. Mi è mancato sentire il suo corpo fragile tra le mie braccia e la tengo stretta a me per un momento che sembra interminabile. La bacio su una guancia prima che salga in macchina e si allontani, con quel sorriso triste che l'accompagna da una vita. La guardo sfilare fuori dal parcheggio e scomparire lungo la strada. Risalgo in macchina e mi sento il peso del mondo crollarmi addosso e schiacciarmi su quel sedile.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
Chick-LitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...