28-ANDREA

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Gloria era simpatica, dovevo ammetterlo. Una tipa sveglia, con la battuta pronta. Era la prima volta che uscivo con lei e con Tessa sembrava molto affiatata. Si vedeva che andavano d'accordo.

Era passata poco più di una settimana dal pomeriggio al rudere e Tessa era sempre più distante. Uscivamo assieme, ridevamo e scherzavamo, tuttavia si era spento qualcosa. Allungai una mano verso di lei e le accarezzai i capelli, intrappolando le sue ciocche tra le dita. Il suo sguardo si fissò sul mio e io non mi scostai minimamente.

«Ragazzi, non trovate anche voi che Tessa coi boccoli è proprio bella? Cioè, lei è sempre bella, ma stasera ancora di più», ammisi e vidi le sue guance arrossarsi.

Tessa sbatté le palpebre e afferrando il suo drink bevve un sorso. Posò il bicchiere e facendo saettare lo sguardo su di me, mi ringraziò.

«Comunque hai proprio ragione, sta davvero bene coi boccoli», affermò Gloria alzando il bicchiere al cielo.

Magari si fosse trattato solo di quello. Erano i boccoli, la gonna di jeans, la camicetta scollata e i tacchi alti. Era lei, in tutto e per tutto che la rendeva bellissima. Si umettò le labbra e io mi chiesi che sapore avessero. I suoi occhi verdi mi sorpresero a fissarla e tentai di concentrarmi su ciò che dicevano Gloria e Davide. Yuri si spostò vicino a Tessa e lei iniziò a ridere come una pazza e parlare con lui mostrandogli delle foto sul cellulare.

Che diavolo avevo fatto? Perché avevo detto a Tessa che ero impegnato? Soprattutto, perché non l'avevo ancora lasciata?

«Scusatemi ragazzi», dissi alzandomi per raggiungere il bagno.

Salii i gradini e mi appoggiai alla ringhiera, in attesa del mio turno. Tessa rideva e scherzava assieme agli altri, come se niente fosse. Come se stesse bene lì, senza di me.

Afferrai il cellulare e vidi un messaggio di Vanessa.

Ciao amore!

Mi manchi tanto.

Quando ci

possiamo vedere?

Ciao. Guarda in

questi giorni

sono un po'

impegnato.

Cosa ne dici di

settimana

prossima?

E' perfetto.

Ti amo.

Fissai il messaggio senza sapere che dire. Entrai nelle emoticon e gliene inviai una col bacio. Quando alzai lo sguardo sorpresi Tessa che mi stava fissando. Le sorrisi e lei ricambiò. Entrai nel bagno e mi appoggiai alla porta sospirando. Mi portai entrambe le mani alla faccia e scossi la testa.

Accidenti a me, che mi capitava?

Quando tornai in sala, gli altri stavano tutti ridendo eccetto una: Tessa.

I suoi occhi erano incollati sullo schermo del telefono, e avevano assunto un'aria perplessa.

«Tutto bene?»

Si limitò ad annuire e posò il telefono all'interno della borsa.

Dopo circa due ore, decidemmo di rincasare.

Eravamo tutti in macchina di Yuri. Davanti, al suo fianco Davide, dietro Gloria io e Tessa. Quest'ultima al centro.

«Mamma mia, sono stanchissimo», sbadigliai.

Tessa spostò lo sguardo su di me. «Se vuoi appoggiarti fa...», stava dicendo quando io posai delicatamente la tempia sinistra sulla sua spalla destra.

Tessa era immobile. Probabilmente la sua era una battuta, ma a me non importava un accidente. Dovevo cogliere l'opportunità al volto. Mossi leggermente la testa e, spostandole i capelli, sentii il profumo della sua pelle. Le mie dita sfiorarono le sue ma lei non si mosse. Capii che avevo intuito male e ricomponendomi, voltai lo sguardo oltre il finestrino. Il suo ginocchio sfiorò il mio, ma probabilmente si trattava semplicemente di un caso. Yuri ci portò al parcheggio e scendemmo tutti dall'auto eccetto Tessa, la quale si era semplicemente slacciata la cintura.

«Beh, che fai non scendi?», chiesi fissandola con un punto interrogativo.

«Ah mi porti a casa tu?», domandò dal momento che Yuri doveva comunque fare la stessa strada mia.

«Si, ti porto io», risposi semplicemente.

Yuri si voltò verso di lei e ridendo le disse: «Si, fatti portare da lui!»

Alzai gli occhi al cielo e imprecai. Tessa scese dall'auto del mio amico per salire sulla mia.

«Grazie», disse appena la raggiunsi.

«Figurati.»

Avviai il motore e partii verso le nostre case.

«Sei sicura che va tutto bene?», domandai dopo pochi minuti di silenzio.

Tessa sospirò. «A dire il vero, non lo so.»

Parcheggiai sotto casa sua e misi in folle. «Cosa c'è che non va?»

I suoi occhi si posarono sul cambio. «Dopodomani devo partire per Roma, sarà per qualche giorno, tuttavia... mi ha riscritto un mio vecchio amore, dicendomi che vorrebbe vedermi.»

Okay... che cosa? Un tipo si era fatto sentire?

«Capisco. Per quanti giorni starai via?», chiesi con l'ansia all'idea di non poterla vedere.

«Tre, forse quattro.»

Annuii incapace di dire altro. «Mi fai un favore? Mi fai una foto della Fontana di Trevi? Non sono mai riuscita a vederla», ammisi e lei sbarrò gli occhi e la bocca.

«Cosa? Come è possibile?»

«L'ultima ed unica volta che sono stato a Roma, un paio di anni fa, era in ristrutturazione!», mi giustificai e lei alzò un pollice.

«Affare fatto. Avrai la tua fotografia.»

Le sorrisi grato. Tessa si voltò per uscire dalla macchina.

«Ci uscirai?», chiesi fissandola attentamente e lei si immobilizzò.

«Vuoi la verità? Ancora non lo so», disse e dopo avermi dato ancora la buonanotte, se ne andò.

Tornai a casa mia, dove trovai mio padre sveglio. «Papà, che succede? Perché sei ancora in piedi?»

Mio padre si voltò verso di me e posò sul mobiletto la foto di mamma. «Nulla, mi sono svegliato perché avevo sete», disse semplicemente.

Annuii e i miei occhi si fissarono sull'immagine di mia madre. Li strinsi forte nella speranza di dimenticare tutto ciò che era accaduto, a me, a lei, a noi.

Raggiunsi la mia stanza e sentendo parlare, posai un orecchio sulla porta di mia sorella. Scossi la testa e proseguii il mio cammino. Aprii la mia porta e mi fiondai sul mio letto.

Tessa sarebbe uscita con un altro e io non potevo fare nulla per impedirlo, o quasi.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora