Sul ciglio della strada

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Era tardi... Erano quasi le nove a Londra e percorrevo da sola la strada di ritorno, costeggiando il fiume. La strada era buia e silenziosa, ma la miriade di luci degli imponenti grattacieli illuminava tutto. Mi fece bene quella camminata perché liberai la mente dai pensieri e dalle cattive notizie degli ultimi giorni.

A un tratto sentii una voce alle mie spalle. Era un uomo anziano, seduto su una panchina, sul ciglio della strada... E dire che non l'avevo neanche notato!!

Feci qualche passo indietro e mi avvicinai a lui: era un uomo di veneranda età, con un cappello e una giacca verde, un bastone da passeggio e l'aria molto simpatica.

A quel punto mi parlò con voce calma:

- Ciao Elena.

Io rimasi stupita, ma ebbi la lucidità di rispondere:

-E lei come sa il mio nome? - chiesi quasi sorridendo.

-Oh cara, ce l'hai scritto sullo zaino...

-Ah già, dimenticavo. - a quel punto entrambi ci mettemmo a ridere. -Avevo la testa tra le nuvole... - dissi.

-Ho notato. - disse sorridendo.

-Ma adesso mi dica, aveva per caso bisogno?

-No, volevo solo fare una chiaccherata. Guardare i giovani e la loro spensieratezza, mi fa tornare alla mente vecchi ricordi... - continuò. -Mi faresti un po di compagnia? Adesso che non c'è più mia moglie mi sento così solo, prima venivamo qui insieme ogni sera...-

Mi faceva così pena che li risposi di si, e mi sedetti acccanto a lui. Poi disse:

-Voglio raccontarti come ho conosciuto mia moglie - con un cenno sorrisi, e lui incominciò a parlare:

-Quando l'ho conosciuta avevo solo dieci anni. Giocavo nella campagna con i miei amichetti, ed allora avevamo solo un pallone per giocare. E fu così che la vidi...- sorrise un attimo e riprese. - Era li, seduta sul muretto, col suo vestito azzurro e due treccine bionde che le scendevono lungo il viso; quasi mi imbambolai a guardarla, tanto che feci un ruzzolone cadendo dalla collina! Adesso mi viene da ridere, ma allora ero molto imbarazzato, tanto che lei, innocente e gentile com'era, si mise una mano sulla bocca ridendo, si alzò e venne verso di me. Avevo il cuore a mille, mi alzai impacciato pulendomi i pantaloni tutti sporchi di terra e le sorrisi. Anche lei mi sorrise e mi disse "Stai bene?". Io orgoglioso com'ero le dissi che stavo bene, ma poi lei mi fece "Guarda, ti esce sangue dal gomito, vieni a casa mia che ti pulisco la ferita". All'inizio opposi un po resistenza, ma poi la seguii e cominciammo a parlare. Non scorderò mai quel giorno... Dopo avermi curato restammo insieme tutto il pomeriggio e non ci fu un giorno in cui non ci incontravamo per giocare. Poi un giorno, dopo che tutti erano già andati via, la accompagnai a casa... Arrivati alla porta, volevo abbracciarla ma sai cosa feci? - scossi la testa, incapace di proferire parola da quanto ero presa dal racconto... -Le diedi un bacio!! Si, un bacio, e fu bellissimo... Durò tre interminabili secondi, tre secondi che mi fecero toccare il cielo; e poi lei mi guardò e quasi ridendo corse in casa. Sbalordito dal mio stesso gesto, tornai a casa, ma non ero pentito, anzi... Poi il giorno dopo ci incrociammo al solito posto come tutti i giorni, e senza parlare fu lei che baciò me. Da quel giorno diventammo inseparabili e niente e nessuno fu in grado di distruggere il nostro piccolo, ma grande amore. Ma quando feci vent'anni fui costretto da mio padre a fare il militare, ma le giurai che sarei tornato, le giurai che l'avrei sposata...-

Io rimasi quasi senza fiato, lui lo vide e continuò:

-Oh si, le chiesi se voleva sposarmi, se voleva rimanere con me per sempre... Poi lei sossultò un attimo ma mi disse di si, quasi gridandolo. Ero l'uomo più felice del mondo, la presi in braccio e girammo in tondo ridendo... Poi partii, ma ci scrivevamo ogni giorno, contando i giorni che mancavano al mio ritorno. E come avevo promesso tornai, e la sposai, quel giorno fu memorabile...- respirò sorridendo. -Tutti gli invitati erano già in chiesa. Io ero lì, sull'altare che fremevo, lei era in ritardo, ma non era da lei... Poi si spalancarono le porte... Dio mio com'era bella, sembrava una stella, ma tu sai perché era in ritardo? Aveva rotto il tacco della scarpa!! Quasi mi venne da ridere quando la vidi, ma la parte migliore fu quando si levò le scarpe... Entrambe! E venne lì all'altare a piedi nudi e a braccietto con suo padre. Mi tremavano le mani, il prete parlò, lo feci io, lo fece lei, e pronunciammo quel "SI", finché morte non ci avrebbe separati... La baciai e ci fu un tumulto di applausi. Felici come non mai, uscimmo dalla chiesa mentre tanti piccoli chicchi di riso ci cadevano sul viso... Io ridevo, lei rideva, ci amavamo ed era tutto così perfetto. Poi arrivò il momento del brindisi, della torta, del ballo... - quasi rideva, così io feci lo stesso.

-Tu ridi, ma io ero incapace nel ballo e quasi non caddi, come avevo fatto quindici anni prima...- cominciò a canticchiare quella canzone e continuò- Divenne la nostra canzone, e non ci fu anniversario in cui non lo ballavamo. Partimmo in viaggio di nozze, comprammo una bella casa, avemmo due figli, una maschietto e una femminuccia... Litigammo, ah si come litigammo, litigavamo così forte che alla fine uno dei due tornava sempre per chiedere scusa all'altro... Ma non importava come e quanto litigavamo, perché siamo rimasti insieme, fino alla fine, superando ogni ostacolo, ogni problema... Siamo rimasti insieme ben 55 anni, e non c'è stato giorno in cui non l'ho amata... Poi quel freddo 5 Ottobre di cinque anni fa, mi trovai lì seduto, affianco al suo letto all'ospedale... Le avevano diagnosticato un tumore, sapevamo entrambi cosa sarebbe successo...-

Ora una lacrima li rigava il volto rugoso, ma continuò. -Lo sapevamo, ma le continuavo a ripetere che ce l'avrebbe fatta, ma sapevamo entrambi che non era così, e lei quasi ci rideva sopra, perché era incredibilmente forte... Poi mentre cantavamo insieme la nostra canzone, si bloccò di colpo, vidi il suo petto che non si muoveva più, sentii che il suo cuore si era fermato...- si asciugò le lacrime con l'orlo della manica e proseguì. -Chiamai i dottori, urlando, non ci credevo che stava succedendo veramente, era un incubo che si stava realizzando... Allora le strinsi la mano più forte, rimasi lì anche se ormai non c'era più niente da fare...-

Adesso piangevo anch'io, e lui guardò il cielo dicendo:

-Me l'hanno portata via, e io non ho potuto fare niente per salvarla...-

Li misi il braccio intorno alle spalle e lo consolai, poi lui continuò- Ma adesso lei non c'è più, ma la porterò per sempre nel cuore e continuerò ad amarla finché non la raggiungerò in paradiso...-

Accennai un sorriso, con gli occhi gonfi di lacrime, poi lo abbracciai, così senza un perché e presi lo zaino. Lui mi ringraziò per averlo ascoltato, poi lo salutai con un cenno della mano e mi incamminai lentamente verso casa...

Poi mi voltai... Ma non c'era più. La panchina era vuota, e solo il più assoluto silenzio regnava sulla città. Mi voltai e mi incamminai verso casa sorridendo...

Adesso sapevo cos'era il vero amore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2014 ⏰

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