Pioggia.

"Guardo la quercia imponente davanti i miei occhi, davanti il mio sgauardo. Attira immediatamente la mia attenzione, deve essere secolare. Immagino tutte le persone che possono esservi passate vicino,  quante persone vi abbiano affidato le speranze. E poi, mi dirigo al centro dello spazio vuoto di questo giardino abbandonato. Alzo lo sguardo. Il cielo è grigio, azzurro.

Mi sembra la cosa più bella che abbia mai visto, infinito, grigio come gli occhi di persone profonde. Alzo le braccia e mi metto in punta di piedi. Potrà sembrare strano, ma il mio più grande desiderio in quel momento era quello di possedere due possenti ali, forti, capaci di portarmi in alto, in quel grigio infinito, dietro quelle nuvole che cambiano forma velocemente, a causa del vento freddo.

Immagino di poter fermare il tempo, di riuscire ad ammirare con dovuta pazienza e attenzione quella bellezza infinita. Di riuscire a guardarla da vicino.

Come precedenti scrittori e poeti avevano immaginato come protagonisti delle loro storie esseri alati, capaci di vedere quella meraviglia dall'alto, anche io lo immaginavo,ma, in questo caso, ero l'assoluta protagonista.

Non voglio aprire gli occhi, il contatto con la realtà sarebbe troppo brusco. Voglio ancora immaginare, voglio ancora assaporare quel gusto dolce-amaro della fantasia, dell'illusione.

Poi, mi rendo conto che devo farlo.

Apro gli occhi.

Quello che vedo è un cielo infinito, grigio, con nuvole di mille forme.

Poi, una goccia cade sul mio viso.

Pioggia. Una pioggia fitta cade impaziente al suolo, provocando un rumore piacevole, che ho sempre amato.

Che ho sempre ammirato.

Fa freddo, ma comunque non mi muovo.

Ora vorrei essere su una montagna, vorrei poter respirare aria vera. Vorrei che i miei pori respirassero davvero.

Vorrei poter sentire il cuore della terra che vive e resipira sotto i miei piedi nudi.

Vorrei poter essere davvero viva."