Perdere le chiavi di casa potrebbe per molti risultare una grande seccatura, per alcuni un motivo in più per disdegnare la propria esistenza e per pochi altri individui, un pretesto per una scarpinata notturna. Le strade di Daejeon sono costantemente affollate, chiassose e luminose al punto tale da far rabbrividire un qualsiasi individuo fotosensibile; le vie della Quinta sembrano avere vita propria a tutte le ore del giorno e della notte, straripanti di bancarelle, locali con insegne da crisi epilettica, soggetti imbacuccati nei loro caldi indumenti e indecisi sul posto nel quale cenare. Era una rigida e anonima sera di novembre quando Yoongi decise di lasciare le chiavi di casa sui sedili sporchi e imbrattati di pennarello di un vagone della metropolitana e di camminare per le strade della sua città, senza sciarpa e un minimo di coscienza.
La leggenda "Il posto in cui si nasce e si cresce non lo si conosce mai davvero" è tutto fuorché una fandonia. Sebbene Yoongi vi abitasse, non si era mai scomodato nel conoscere a fondo i segreti e le meraviglie che Daejeon avrebbe potuto offrirgli. Oppure si era limitato a considerarla un buco per quei quattro isolati in croce che conosceva per andare a fare una delle sue rare gite al'Hi Mart aperto 24 ore più vicino. Ma alla fine della giornata sapeva che ciò non era esatto, era soltanto letargico e non sentiva genuinamente il bisogno di inspirare anche ossigeno oltre alla nicotina delle sue stecche di tabacco. Cosa scoccò quella sera in lui molto probabilmente non lo sapremo mai; lui stesso non saprebbe definire la sequenza di avvenimenti o sensazioni provate in quel momento (e non perché non sappia riordinarle, attenzione, ma proprio perché non saprebbe etichettarle e definirle in alcun modo). Sapeva unicamente di star fremendo per uscire, spinto dall'unica cosa che riusciva a riconoscere in mezzo a quel turbine confusionario: la mera e semplice curiosità. Curiosità psicofisica, aggiungerei: quel povero ragazzo era febbricitante, gli tremavano le mani e l'iperattività (caratteristica che non ha mai posseduto) era sopraggiunta; non vedeva l'ora di attuare il suo piano "perdita di chiavi con diretta conseguenza: passeggiata" come se dovesse trovarsi con una donna in un motel. Sul letto, lasciva, mormorante e con gli occhi socchiusi, preferibilmente già svestita e calda per lui. Una delle fantasie più ricorrenti di Yoongi era però il suo insegnante di coreano delle medie. Era pelato, con gli occhiali e particolarmente dotato; Yoongi passava la maggior parte delle sue lezioni a fissargli il basso ventre e a toccarsi il cavallo dei pantaloni, ripetendosi mentalmente di calmarsi o di quanto sarebbe stato bello se il suo professore un giorno lo avesse notato e lo fermato dopo il suono della campanella. Pensieri contrastanti ma che per un ragazzino maturo come lui erano del tutto legittimi. Ma questa è un'altra storia.
Risalì le scale dell'uscita 17, per ritrovarsi davanti la più grande paura di un claustrofobico e di un sociofobico. Sebbene Via Della Città sia la via principale, è piccola e angusta e occupata da masse di individui in movimento – potremmo quasi paragonarla a una nostra città medievale, dalle stradine di Bolognino e i palazzi (estremamente) torreggianti. Camminò, l'animale sociale, camminò sui marciapiedi sconnessi e luridi, voglioso di una disquisizione con un estraneo. Camminò ancora e poi si fermò, distrutto e resosi conto di non avere il tipo di scarpe adatte per intraprendere una camminata nel freddo. Avrò i piedi bagnati, sarò pieno di vesciche e fra poco perderò la sensibilità delle dita, pensò il giovane uomo. Non del tutto incurante della propria salute, si sedette al ciglio di una viuzza poco frequentata e che dava sul retro di diversi locali. Si sedette e osservò – in silenzio. Osservò i baristi che facevano rifornimento di bottiglie di soju e birra da portare ai propri clienti, le ragazze togliersi i tacchi nel bel mezzo della strada a causa del dolore che provavano alle piante dei piedi (le compatì un po' in quel momento), i ragazzi ubriachi a quell'ora della sera (di già! Pensò Yoongi) che telefonavano alle proprie compagne assicurandole che no, non erano fuori ma erano a casa, a mangiare kimchi-jjigae preparato dalle loro madri. Osservò le coppie tenersi per mano e con lo stesso outfit (bleah!), uno strambo gruppo di teatranti che passava con i costumi di scena sottobraccio (speriamo non facciano nulla di Shakespeare), un gruppo di straniere che approcciavano in maniera altresì scabrosa un ragazzo del luogo, con la finta intenzione di cercare un locale (molto probabilmente inesistente).
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Flâneur
FanfictionPerdere le chiavi di casa potrebbe per molti risultare una grande seccatura, per alcuni un motivo in più per disdegnare la propria esistenza e per pochi altri individui, un pretesto per una scarpinata notturna. Le strade di Daejeon sono costantement...