16 -Fili ed incroci-

1.4K 129 26
                                    

La mia mente era annebbiata.
Ti vedevo, ti sentivo, ma passai comunque quel poco tempo, mentre bevevamo quel che era rimasto nelle tazze, a sentirmi come se camminnassi nel vuoto.
Sarà la stanchezza, pensai sicuro, ma, dopo aver realizzato di aver dormito stranamente così bene vicino a te, la mia convinzione fu inutile e ritornai al punto di partenza.
《Mi ero dimenticato che mia madre dovesse uscire presto oggi...beh, meglio così.》
Ti sentii parlare e ti osservai alzare un braccio e portare la mano dietro la nuca in un gesto di imbarazzo.
Diedi un'occhiata all'ora sul cellulare....erano le sette e un quarto? Ma tua madre ti fa alzare così presto di domenica?
《Ora che ci penso, hai informato i tuoi che saresti rimasto fuori a dormire?》
Ignorai la tua domanda fino a quando, con calma, finii di bere l'ultimo sorso di caffè.
《Sapevano che sarei stato da Kirishima, perciò no problem.》
Mi alzai e mi diressi in camera tua sentendo il tuo sguardo seguirmi e rimanere stupito quando ricomparsi con addosso i vestiti della sera prima.
Stavo controllando i messaggi e non avevo prestato attenzione a te che stavi ancora finendo la colazione, ma non sentendo nessun rumore da parte tua, anche solo della sedia che si spostava, alzai gli occhi dallo schermo del telefono dopo aver rassicurato con un "Non rompere, sto bene." capelli di merda che mi aveva cercato la sera prima senza trovarmi.
Eri a gambe incrociate, la tazza in mano e una simpatica macchia umida vicino alle labbra, molto probabilmente era caffè-latte...sembravi un bambino impacciato.
Ridacchiai avvicinandomi e chinandomi ti mostrai un ghigno divertito.
《Insomma, ti sbrighi?》 Ti sussurrai, alzai la mano all'altezza del tuo mento e, sorpreso, mi ritrovai a passare il pollice dove il liquido aveva sbavato, ripulendolo. I miei occhi erano socchiusi ed ero sicuro che i tuoi fossero del tutto aperti e allarmati.
《Ah...s-sì, mi sbrigo!》 Indietreggiasti con il busto e, quasi inciampando, ti precipitasti a cambiarti. Girasti l'angolo, ti chiudesti in camera, probabilmente per cambiarti, ed io, nel frattempo, non mi ero mosso...avevi fatto tutto così in fretta da non darmi il tempo di reagire.
La mia vicinanza ti faceva proprio un effetto strano.
Sussultai lievemente.
Non mi dire che...volevo di nuovo baciarti.
Era ufficiale: ero impazzito.
《Oh, Kacchan.》 Mi chiamasti per l'ennesima volta ed io ti osservai distrattamente mentre ti aggiustavi la felpa rossa addosso.
《Cosa vuoi nerd del cavolo?》
Ero il ritratto della gentilezza, proprio.
《Torni a casa...dopo?》
Il mio cellulare tremò fra le mie dita e per qualche istante trattenni il respiro. In effetti non ci avevo ancora pensato, ma la tua immagine, lì vicino a me, mi fece rispondere alla tua domanda in poco tempo.
《No.》
Il tuo sguardo, speranzoso di quella risposta, si illuminò, ma prima che potessi anche solo pensare di ridere della faccia da ebete entusiasta che avevi mostrato la tua espressione mutò presto in qualcosa di indecifrabile. Le tue sopracciglia erano distese, gli occhi fissi su di me, tuttavia non a guardare le mie iridi, la bocca socchiusa ed una strana sensazione di imbarazzo mi avvolgeva a starti di fronte.
In quel momento volevo fare un salto nella tua testa e sapere cosa ti avesse fatto rimbambire, ma, due secondi dopo, ti vidi pressare le labbra e rivolgermi un'occhiata preoccupante.
Stavi per parlare di nuovo, vero? Prendesti un respiro ed io mi preparai mentalmente ad affrontare uno dei tuoi ennesimi quesiti e....tu facesti qualcosa di completamente diverso.
Le tue gambe vacillarono fra il dondolare indietro e il buttarsi in avanti ed i tuoi piedi, facendo un passo, precedettero l'arrivo delle tue braccia, come ghiaccio puro su di me a causa del formicolio che mi percorse fino ai capelli, attorno a me. Un semplice atto istintivo, nulla di più, e tu mi stavi abbracciando lasciandomi senza fiato.
La tua bocca, premuta contro il mio petto sulla stoffa della maglia, sussurrò qualcosa di incomprensibile ed io avvertii chiaramente il tuo fiato caldo contro il mio corpo. Mi tesi e mi rilassai improvvisamente.
Chinai il capo per osservare la tua chioma disordinata, non potevo vedere nient'altro, sentivo solo le tue mani sulla mia schiena.
《Non capisco un cazzo se parli spiaccicato su di me.》
Il mio tono, che avevo intenzione di far apparire infastidito, aveva assunto una strana nota di gentilezza.
Ti vidi scuotere la testa, strofinando il naso sulla maglia mentre ti scostavi di poco, il giusto per riuscire a guardarmi.
《Niente, è solo che mi chiedevo come fosse abbracciarti.》
Un più che visibile rossore si era sparso sulle tue guance e credo che io di rimando impallidii a quella tua spiegazione così banale.
Deglutii a vuoto e, ancora, non seppi come reagire.
Portavi di continuo emozioni nuove in me e, a dirla tutta, rischiavi seriamente di mandarmi in tilt.
Un sussulto da parte tua mi scosse e tu incominciasti a sorridere staccandoti da me, lasciando che il tepore delle tue braccia mi abbandonasse e si dissolvesse in poco tempo.
《Quindi stai con me solo per oggi.》 affermasti senza pensarci molto, come a ricordarmi che ormai avevo detto che non sarei tornato subito a casa, ma, contrariamente dalle tue aspettative, quelle parole scatenarono in me qualcosa di veramente insapettato e, in parte, doloroso.
Analizzai lentamente la tua frase e trovai il tasto dolente: quel "solo oggi" non mi convinceva per niente, anzi, potrei dire che non mi suonò per niente bene. Era come se quel giorno fosse una cosa destinata ad essere e finire nell'arco di poche ore e per me, come la vedo adesso, è stata una considerazione piuttosto approssimativa da parte tua. Ma forse alla fine era proprio questa la tua intenzione: volevi vedere se per me quel "solo oggi" avesse un qualche significato come, quasi sicuramente, lo aveva per te. Ebbi la sensazione che tu mi stessi trascinando in un cammino contorto, quasi che quel giorno fosse solo un piccolo accenno del futuro incerto che ci attendeva.

《È ancora presto, ti va di uscire? Torniamo a casa dopo per pranzo o ci fermiamo fuori...come preferisci.》 Strascicasti queste parole velocemente congiungendo le mani e iniziando a torturare le dita ed io faticai a capirle, tuttavia il modo timido con cui me le avevi rivolte mi annebbiò la testa di nuovo. Che razza di potere hai su di me?
Annuii solamente e ti seguii fino alla porta d'ingresso, dove distrattamente ci chinammo per indossare le scarpe.
Afferrai saldamente le due stringhe bianche, le incrociai ed iniziai a fissare assorto quelle strisce di tessuto chiaro. Potrà essere una cosa senza senso, ma in quelle due semplici e sottili corde ritrovai noi due. Adesso che ho una visione completa di ciò che abbiamo vissuto assieme posso dire che sia uno dei paragoni più idioti che io potessi fare, ma con molta probabilità uno dei più azzeccati.
Vedi? Eravamo noi, quei fili.
Quando dall'incrociarli passai all'annodarli creando un morbido fiocco mi sembrò che quel groviglio fosse l'esatta rappresentazione dei miei pensieri. Un continuo susseguirsi di strette con una soluzione, che nel mio caso identificai con la risposta che cercavo, semplicissima e a portata di mano: tirare una delle due estremità. Sorgeva quindi un problema: il filo da tirare era il mio o il tuo?
Certo, sarebbe stato facile, però farlo, allora non ci pensai, significava dividere i lacci e dover ricominciare da capo. La triste realtà era anche che, nel caso si fosse disfatta quella stretta, la colpa sarebbe ricaduta su uno di noi, come se qualcuno dovesse essere per forza la causa di quella divisione.
È per questo motivo che, più avanti, presi l'abitudine di fare un doppio nodo, in modo tale che essi non si potessero dividere, perchè se stretti tanto veniva difficile scioglierli, ma questo è solo un piccolo aneddoto sulla storia che non ho ancora finito di raccontare.

Così, mentre tu ti tiravi su, già pronto ad aprire la porta di casa, mi sentii soffocare lentamente, come se fossi troppo stanco per respirare. Questo era uno di quei tuoi effetti collaterali che avrei imparato, purtroppo, a conoscere.
Era troppo quello che provavo, lo so, ma come avevo preannunciato quei miei contorti sentimenti si erano manifestati con impeto. Forse erano annidati da qualche parte nella mia mente in attesa di un pretesto per sfondare la barriera invisibile che li tratteneva con troppa forza, tanta che, come animali in gabbia, una volta liberati si erano avventati contro il loro padrone.

Ben ritrovati!
Ebbene, siamo già al capitolo 16...sarò noiosa nel dirlo di nuovo, ma grazie ancora se state leggendo queste righe, perchè scrivere per me, pur essendo iniziato come un passatempo, adesso rappresenta quel momento della giornata in cui mi posso rilassare, che sia a notte fonda o la mattina non importa, ormai è qualcosa che faccio sia per me stessa che per voi.❤

Fra un po' di aggiornamenti inserirò un piccolo avviso, non perdetelo please😅


Oggi pubblicherò un capitolo in più in occasione del penultimo giorno di vacanze, perciò ci rivedremo più tardi, ora meglio che dorma e scusate per lo spazio autrice un po' lunghetto.
😘

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora