Strawberries & Cigarettes

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<<Lo so che trasferirsi non è semplice, Lillian, ma ci farai l'abitudine, intanto, perché non parliamo un po'?>> mi dice la donna seduta di fronte a me. <<Le ho già detto che non mi piace essere chiamata così, mi chiami Lily, in più, sono piuttosto sicura di non avere bisogno di una psicologa, quindi, se vuole scusarmi..>> mi alzo e mi dirigo verso la porta <<Dica pure ai miei genitori che me ne sono andata, tanto sanno benissimo che, se non voglio essere trovata, non c'è neanche bisogno di cercarmi, non mi troverebbero>> continuo, uscendo e chiudendomi la porta alle spalle. Scendo le scale di quell'orribile palazzo ritrovandomi poco dopo sulla strada e inizio a camminare verso una meta non ben definita.

Dopo a malapena mezz'ora di "passeggiata", se così si può chiamare, arrivo davanti ad una casa, a quanto pare, abbandonata. 'Il posto perfetto per stare un po' in pace' penso mentre entro, dopo aver scassinato la serratura della porta sul retro.

Vago a vuoto per le stanze enormi di questa villa, in cerca della stanza adatta per ascoltare un po' di musica e rilassarmi, finché non ne trovo una perfetta. E' un semplice salotto, arredamento anni '80, dev'essere un po' che qualcuno non vive qui dentro. Spolvero il vecchio divano in pelle marrone e mi ci stendo sopra, mettendomi le cuffiette e facendo partire la mia playlist.

Dopo qualche ora mi risveglio, mi ero addormentata. Adesso è quasi tutto buio, decisamente molto più inquietante ma, i piccoli raggi del tramonto che penetrano attraverso la finestra, mi danno un po' di sicurezza.

Mi metto a sedere cercando di svegliarmi del tutto. Guardo il telefono, nessuna chiamata, c'era da aspettarselo. Fermo la riproduzione casuale dei brani e tolgo le cuffiette, riponendole accuratamente in tasca, uno dei miei beni più preziosi.

Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla, il problema è che sono piuttosto sicura che non ci sia nessuno insieme a me. Grido, allontanandomi velocemente, per poi trovarmi di fronte un ragazzo, all'incirca della mia età, che mi sorride soddisfatto.

<<Avresti dovuto vedere la tua faccia>> mi dice scoppiando a ridere, <<Mi chiamo Jungkook, comunque>> continua sorridendo.

<<Beh fattelo dire, Jungkook, sei proprio un cretino.. Non ti conosco neanche e mi fai paura in questo modo e poi, che ci fai qui?>> gli rispondo, marcando il suo nome, lo guardo male, potrebbe essere benissimo un sociopatico, per quanto ne so, o peggio.

<<Potrei farti la stessa domanda.. Allora, tu come ti chiami?>> mi chiede buttandosi a peso morto sul divano, non rispondo e vado verso la porta, intenta ad uscire. Me lo ritrovo davanti nel corridoio che mi separa dalla porta sul retro, eppure..

<<Come diavolo hai fatto ad arrivare qua prima di me??>> mi sorride, <<Vengo qui molto spesso, so tutti i segreti di questa casa e, quindi, anche tutte le possibili scorciatoie>> mi risponde mentre continuo a guardarlo male.

<<Potresti gentilmente spostarti? Vorrei andarmene>> gli dico in modo forse un po' troppo acido, ma fa come gli ho chiesto e finalmente riesco ad uscire.

Mentre torno a casa, continuo a pensare a lui, eppure, mi sembrava così familiare.. Beh, sicuramente mi sbaglio, non l'ho mai visto prima, e spero di non rivederlo mai più, anche se un po' m'incuriosisce..

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Sono passati un paio di giorni da quando ho fatto quell'assurda conoscenza, credo che oggi tornerò lì, alla fine è un bel posto per rilassarsi e, magari, quel ragazzo, potrebbe non essere così male come penso, vedremo.

Aspetto che miei, alla solita ora, escano per andare a lavoro e mi vesto velocemente, correndo quasi fino al portone di casa. <<Dove stai andando?>> mi chiede Alec, mio fratello. Potrebbe sembrare preoccupato, ma, in realtà, vuole solo trovare una scusa per farmi sgridare dai miei.

[Strawberries & Cigarettes] - Jeon Jungkook -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora