Capitolo 1

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“Ogni viaggio ha una destinazione segreta che il viaggiatore ignora.”


Erano circa le 10:00 di sera quando atterrai all'aeroporto di Parigi e nel mentre stavo andando verso l'uscita, il mio telefono vibrò. Lo presi dalla borsa e risposi senza vedere il nome, tanto sapevo che era mia madre.

"Saskia, tutto bene? Sei arrivata? Com'è stato il viaggio?" mi chiese la donna in tedesco.

"Tutto bene mamma, sono appena arrivata e il viaggio è stato tranquillo."

"Menomale, ma adesso dove passerai la notte?"

"Troverò un hotel qua vicino, in fondo siamo a Parigi e sicuramente un posto in cui alloggiare ci sarà da per tutto."

"Lo so, ma è già sera e non vorrei che ti capitasse qualcosa. È una nuova città in cui non ci sei mai stata e ogni madre si preoccuperebbe."

"Lo so, ma stai tranquilla, non mi accadrà nulla."

"Va bene, sii prudente."

"Si si, buonanotte."

"Notte."

Rimisi il mio cellulare nella borsa e con due valige enormi e pesanti in mano iniziai a cercare un posto dove stare, non dovevo passare tanti giorni, perché poi mi sarei dovuta trovare una residenza in cui stare e lo stato francese forniva agli stranieri ottime possibilità economiche per affittare un appartamento. Sia chiaro, la situazione economica della mia famiglia non era bassa, era media come qualunque cittadino, ma sicuramente non navigavamo nell'oro.

Quando pensavo a 'navigare nell'oro' mi veniva in mente l'immagine di zio Paperone che si tuffava sul trampolino nelle monete d'oro. Lo sapevo, non ero molto normale, ma in fondo chi lo era? La normalità non mi era mai piaciuta, preferivo essere pazza, in fondo era più divertente.

Le strade di Parigi erano ancora piene di gente. C'era chi stava in un bar a bere, chi faceva una passeggiata e chi si prendeva un gelato. Insomma, mia madre non si doveva proprio preoccupare e poi erano le 10:30 di sabato sera e le persone facevano mattina.

I negozi, ovviamente, non erano aperti; c'erano solo bar e locali stracolmi di gente. Non vedevo nessun hotel, così chiesi informazioni.

"Bonsoir" dissi vicino ad un uomo sulla 50ina che aveva un bicchiere di birra in mano.

"Boinsor." mi iniziò a scrutare dalla testa ai piedi e mi fece un ghigno. Forse non avrei dovuto chiedere ad un tizio sicuramente mezzo ubriaco.

"Mi scusi, saprebbe dirmi un hotel nei dintorni?"

"Cosa dovresti fare in un hotel?" lo disse con molta malizia.

"Io... Veramente..." iniziai a balbettare, perché mi iniziava ad inquietare.

"Jake, lascia in pace questa ragazza!" sia la mia testa che quella dell'uomo si voltarono nella direzione della persona che aveva parlato.

"Carlos, non la stavo infastidendo, è lei che è venuta da me. Sicuramente per il mio fascino." e scoppiò in una risata.

"Pff! Ma quale fascino! Ormai sei vecchio." cercai di non ridere, ma una piccola risatina mi uscì.

"Cos'hai da ridere ragazzina?" mi disse l'uomo mezzo infastidito.

"Io... Niente..."

"Jake, lasciala stare, davvero." intervenne ancora una volta il ragazzo dai capelli mori con tante lentiggini sul viso. Aveva la faccia da bravo ragazzo, ma nel corso della mia vita imparai che le apparenze ingannano e che tutti portavano una maschera.

"Hai bisogno di qualcosa?" adesso i suoi occhi color nocciola erano puntati verso la mia direzione.

"Vorrei sapere un posto per passare la notte."

"Oh, certo. Guarda, a 100 metri sulla sinistra c'è un hotel che si chiama 'Nuits de rêve'. Non ti puoi sbagliare, la scritta è più luminosa delle luci di Natale." a quell'ultima affermazione ridacchiai.

"Merci."

"De rien."

Seguì le indicazioni del ragazzo e quando mi ritrovai davanti all'edificio gli dieti mentalmente ragione. La scritta era enorme e la luce era di color rosa Barbie.

Appena entrai, di fronte c'era la recempion.

"Bonsoir." l'uomo dietro alla scrivania alzò il capo sul giornale che stava leggendo.

"Bonsoir, posso aiutarla?"

"Vorrei una camera per qualche giorno."

Si alzò dalla poltrona e aprì un cassetto che probabilmente conteneva tutte le chiavi delle stanze.

"Ecco a lei, primo piano."

Mi porse la chiave 68 e prima di andarmene gli diedi la buonanotte e lui ricambiò.

Una volta arrivata al piano superiore, m'incamminai verso il lungo corridoio con un tappeto rosso e la trovai in fondo a sinistra.

Appena entrai un enorme letto matrimoniale mi si presentò davanti con lenzuole azzurro chiaro. La stanza era bianca, di fronte al letto c'era una piccola scrivania e fianco c'era la porta del bagno. Invece, a fianco del letto c'era una lampada verde.

Poggiai le mie valige sulla scrivania e presi subito l'intimo e un pigiama.
Il bagno presentava un  box doccia, una lavandino con lo specchio e un water. Ovviamente non c'era il bidet. Le piastrelle del bagno erano anch'esse bianche come la stanza. 

Mi infilai dentro la doccia e per fortuna c'erano già le saponette, così non avrei dovuto prendere il bagno schiuma dalla mia valigia. Una volta asciugato il corpo, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte.

Come primo giorno non era stato il massimo, ma ci saranno altri 364 giorni dato che l'erasmus durava un anno.

Spensi tutte le luci e sprofondai subito in un sonno profondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 11, 2018 ⏰

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