Il Corpo Parla Troppo...

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Damon's Pov

Vago per la città senza meta dopo essere andato via da Malibu Creek, dopo aver gridato in faccia a quella ragazza di andarsene e soprattutto, dopo che lei mi ha detto che il mio segreto è al sicuro con lei.

Cosa avrà voluto dire? Mi stava forse prendendo in giro? Magari non sapeva cosa dire e ha detto una cosa qualsiasi...

La mia moto è una furia, come lo sono io. Non mi era mai successo che qualcuno tentasse di farmi fuori senza il minimo scrupolo.

Si okay, durante alcune gare molti motociclisti mi spintonano, cercano di buttarmi giù ma quello è normale, siamo tutti lì per uno scopo, vincere, anche se non sanno che contro di me non hanno alcuna possibilità.

Quella stronza di oggi invece mi ha fatto proprio incazzare, chi si crede di essere?

Arrivo finalmente a casa e, appena entro sento la voce di Ed che proviene dalla cucina. Sta parlando con qualcuno ma non riesco a capire il discorso.
Appena mi vede saluta e chiude la telefonata.

<<Finalmente sei tornato!>> esclama infilandosi il telefono in tasca.

<<Così sembra...>> bevo un sorso dalla lattina di birra sul bancone.

<<Sono ore che ti aspetto!>>

Lo guardo male, che cazzo vuole adesso?

<<Non sei il mio baby-sitter>>

Sbatte un pugno sul marmo, i suoi occhi sono sottili come schegge di vetro, è incazzato.

<<Non fare lo stronzo con me Damon! Tu non saresti nessuno senza il sottoscritto!>>

<<Ah ecco, è questo il problema ora? Che cazzo c'entra?>> domando avvicinandomi a lui con le mani strette a pugni, non sopporto quando qualcuno mi rinfaccia le cose, è una cosa che odio proprio.

<<Si, è questo il problema! Sei uno stronzo egoista e ti rammento che...>> si blocca, lo sguardo perso come se avesse visto un fantasma.

<<Che cosa?>>

<<Niente lascia perdere>> Dice a voce più bassa e fa per allontanarsi ma lo blocco per il polso e lui si gira e mi guarda male.

<<Cosa volevi dire Ed?>> ringhio a denti stretti guardandolo dritto negli occhi senza mai mollare la presa.

<<Niente, non volevo dire niente! E ora lasciami andare!>> Dice strattonando il braccio e, anche se un po' faticosamente, liberandosi dalla mia presa.

Esce dalla cucina e sparisce.
Mi sembra molto strano questo suo comportamento, è nervoso, agitato, scontroso.

Apro il frigo tirando fuori qualcosa che Agata mi ha preparato.
Guardo fuori dalla vetrata da cui si scorge tutta la città che si sta illuminando di mille luci colorate pronta ad affrontare un'altra notte.

Da piccolo sognavo di vivere in una casa come questa, su una collina da cui poter osservare il mondo dall'alto così da avere l'impressione di dominare tutto.
Da piccolo sognavo tante cose e devo dire che molte sono riuscito ad ottenerle anche se però il prezzo da pagare è molto alto, all'epoca ero poco più di un ragazzino e non vedevo l'ora di divertirmi e fare soldi a palate.
Non fraintendetemi, voglio ancora tutto questo ma ogni tanto, quando vedo Agata entusiasta di parlare dei suoi nipoti, sono un po' invidioso perché posso avere tutto dalla vita, tutto quello che si può comprare ma il bene delle persone non lo puoi comprare ed io non posso permettermi di voler bene a qualcuno.

Una Maschera Diabolica Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora