Sleep in my arms, baby

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Sleep in my arms, baby.

Caro amore mio,

Ti amo, quanto da qui alla fine dell'universo.

Ti amo quando sbuffi la mattina appena sveglio,

ti amo quando metti il broncio,

ti amo quando mi baci di nascosto,

ti amo quando mi rubi i vestiti,

ti amo quando mi sorridi prima di dormire,

ti amo quando facciamo l'amore,

ti amo quando canti sotto la doccia,

ti amo quando la mattina hai tutti i capelli arruffati e ti stiracchi come fossi un gattino.

Mi innamoro di te ogni singolo giorno, sempre di più.

E sai cosa?

Non vedo l'ora di innamorarti di te, per l'ennesima volta, in una qualsiasi mattina fra 10, 20, 50 anni.

Ti amo più di ogni cosa al mondo, ti amo più di come mai amerò qualsiasi altra persona in questo mondo;

tu sei la persona, la mia persona speciale.

Ti amerò per sempre, ci puoi scommettere.

Sinceramente tuo,

Harry”

La prima volta che lo vidi era seduto sopra il muretto del parco vicino casa mia, una sigaretta nella mano sinistra, gli occhi che guardavano qualcosa altrove, la schiena china come a proteggersi da chissà quale male, i capelli castani scombinati dal vento. Era bello, innegabilmente bello, non c'era dubbio, ma non era quell'aspetto di lui che mi aveva attratto, erano proprio i suoi occhi: sembravano guardare sempre qualcosa che nessuno oltre lui potesse scorgere.

Non ebbi il coraggio di salutarlo per oltre due mesi, che passai a osservarlo con attenzione. Era assurdo ciò che quel semplice ragazzo potesse scatenare dentro di me, una sensazione del tutto nuova che, pochi mesi dopo, scoprii essere chiamata comunemente “farfalle allo stomaco”, ma che per me, più che farfalle, era una guerra o una mandria di rinoceronti.

Lo salutai una mattina di Giugno in cui il sole sembrava splendere più per illuminare il suo viso che per scaldare la nostra piccola città.

“Ciao” mormorai cercando di non guardarlo troppo intensamente, forse per paura che avrebbe intravisto dai miei occhi i tumulti che mi scuotevano il cuore.

“Ciao” rispose lui, sorridendo appena.

I suoi occhi cercavano i miei e, mio malgrado, non riuscii a sfuggirgli.

Quello che vidi però mi fece sorridere come mai prima, forse perché così belli da sembrare una barzelletta: azzurri come il cielo terso di Giugno alle dieci di mattina, gioiosi e curiosi come quelli di un bambino che vede per la prima volta il mare. Un'opera d'arte.

Il ragazzo mi sorrise a sua volta, illuminandosi tutto.

“Piacere Louis!” esclamò con la sua voce cristallina.

“Piacere, Harry” risposi io.

“E' un po' che stai nascosto dietro quell'albero a spiarmi...non è molto carino sai?”

Diventai subito rosso, balbettai qualcosa di incomprensibile persino a me stesso, avrei voluto solo scappare.

“Ehi, perché quella faccetta imbarazzata?” rise lui “Stavo solamente scherzando!” continuò, dandomi un colpetto sulla spalla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2014 ⏰

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