one shot

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Filippo ricordava il giorno in cui la sua vita era stata drasticamente ribaltata.

Era in un locale, nel centro di Milano, quando due occhi azzurri come il cielo, gli si erano avvicinati, chiedendo se lui e il suo tavolo, volessero qualcosa da bere. Aveva sentito le proprie gote arrossire e gli occhi sgranarsi leggermente, alla vista del cameriere più bello che avesse mai visto. Ci erano volute tre ore e due paia di drink, per prendere coraggio e andare a parlare col ragazzo, direttamente dietro al bancone da cui preparava quei mix alcolici. Lo aveva osservato parlare e muoversi, per continuare a lavorare, mentre continuava a versargli nel bicchiere alcolici non ben definiti, che Filippo accettava perché offerti dalla casa. Da Einar. Aveva scoperto che così si chiamasse quel ragazzo dai tratti latini e dai fianchi tondeggianti. Gli aveva chiesto se fosse straniero nell'istante dopo che si fu concentrato su quei fianchi e immaginò di stringerli tra le mani, affondando le dita nella carne. Qualche appuntamento dopo, finalmente aveva risposto alla sua domanda. Non aveva ben capito per quale motivo avesse aspettato così tanto per dirglielo, sapeva solo che quando le loro labbra si incontravano, ogni cosa intorno a loro spariva.

Si erano baciati la sera stessa che si erano conosciuti, nel retro del pub.

Si erano baciati durante la proiezione di un film, di cui Filippo non ricordava nemmeno il titolo.

Si erano baciati nella sua stanza, in quella casa che condivideva con altri suoi amici a Monza.

Si erano baciati ed erano avvinti entrambi da quelle labbra morbide e succose, che diventavano rosse scarlatte e umide, dopo essersi incontrate.

Filippo ricordava anche la prima volta in cui avevano fatto l'amore.

Einar non lo aveva mai portato a casa sua, a Brescia. Gli aveva sempre detto che non valesse la pena farsi due ore di macchina per andare in quel monolocale che divideva con sua mamma. Quella sera, però, Filippo ricordava di averlo guardato fisso negli occhi e di non avergli chiesto nulla. Semplicemente lo aveva fissato, aveva sperato che si confidasse con lui, che gli rivelasse il vero motivo per cui non voleva portarlo a casa sua. E così aveva fatto. Il ragazzo dagli occhi più blu che avesse mai visto, si era sciolto in lacrime rivelandogli di non avere un buon rapporto con sua mamma, che lei non sapesse della sua omosessualità e che avrebbe voluto dirglielo, molti anni indietro, ma suo padre era morto e le cose erano degenerate. Filippo lo aveva preso tra le braccia e lo aveva cullato, con il cuore in tumulto al pensiero di quello che Einar avesse passato nella sua breve vita e il fiato corto per le lacrime che rischiavano di riversarsi sulle sue guance. Avevano deciso insieme, così, di andarci a Brescia, senza bisogno di rivelare a sua madre ogni dettaglio della loro relazione, ma Filippo sentiva il bisogno di conoscerla. Quella sera, però, il destino sembrava dalla loro parte. La donna, infatti, non era a casa. Il monolocale, libero, quella sera divenne, così, il testimone del loro amore. Lì, tra quelle quattro mura, Einar si era lasciato prendere da Filippo, gli aveva lasciato prendere il proprio amore e Filippo lo aveva colto e gli aveva regalato il proprio, riversandosi in lui.

Ma quella fu solo la prima di una lunga serie di notti passate a donarsi l'un l'altro.

Ad ogni appuntamento, ogni volta sempre più romantico di quello precedente, si amavano e lo facevano nel letto delle loro case, degli alberghi nel quale decidevano di alloggiare e Filippo aveva visto Einar sereno, felice, come se tutto quella tristezza che gli avesse visto negli occhi fosse svanita, sostituita da un sentimento così forte, così ingombrante, da non temere la tristezza.

Però era arrivato il giorno in cui il tutto gli era stato riconsegnato, e con gli interessi. La madre del più grande aveva scoperto tutto. Li aveva scoperti in tutti i sensi.

Quel giorno erano a letto insieme, a Brescia, e mentre ridevano per un film idiota che avevano trovato in streaming, Filippo era rimasto incantato dalla luce che traspariva dagli occhi lucenti del suo ragazzo. Lo aveva osservato, fissato e si era fiondato sulle sue labbra, appena quello si era voltato, per capire cosa stesse succedendo, per quale motivo lo stesse fissando. Lo aveva preso, lo aveva fatto suo e si erano amati nei gemiti e nei sussulti, fino a cadere stanchi sulle coperte bianche e pure, proprio come Einar. Erano rimasti abbracciati, così, con il più grande tra le braccia del più piccolo, assopiti, felici. Fino a che la porta della stanza si era spalancata ed era entrata una donna dalla carnagione scura, i capelli lunghi neri e uno sguardo severo, duro. Filippo la riconobbe subito per le foto che Einar gli aveva mostrato per la casa e dalle stesse che lui aveva visto su instagram, avendo iniziato a seguirla, forse spinto dalla curiosità di conoscere quella donna con cui non aveva mai avuto l'occasione di discutere.

Il cielo in questa stanza sembri te [Eiram]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora