Capitolo 14 (parte prima)

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Da ragazzino nella piccola stanzetta con poca luce dove passava le giornate intere sopra ai libri, Ermal con la mente si catapultava sempre altrove, almeno tre volte al giorno si affacciava alla finestra per osservare il cielo, di notte anche più di tre volte perché la mamma gli diceva sempre che 'se ci provi davvero le stelle ti parlano'.
Ogni notte, quando ormai i suoi fratelli dormivano e quando solo allora le urla in quella casa cessavano, senza far rumore guardava quelle stelle e aveva solo tanta voglia di partire, visitare, conoscere il mondo.

Tante volte affacciato a quella finestra Ermal aveva pensato di andarsene, forse non se ne sarebbe nemmeno accorto nessuno. Voleva scappare, magari alla stazione e prendere il primo treno, senza lasciare nulla indietro. Non avrebbe detto a nessuno la sua destinazione nemmeno a sua madre, c'erano quei giorni in cui voleva soltanto scomparire, ci pensava talmente tanto che alla fine successe davvero.

Ma non aveva trovato il coraggio di scegliere per sé, era stato costretto da sua madre esausta, che piangeva e lo spingeva via, poi lo abbracciava e piangeva ancora, gli diceva di andare lontano e lo baciava ovunque, ma Ermal a soli undici anni provava a capire, ma non ci riusciva.

'Perché non mi vuoi più?' provava a chiederle tra i singhiozzi, ma lei lo stringeva più forte.
'Non importa se papà non mi vuole, a me basti tu.' Ermal le diceva questa frase sempre per il compleanno, per la festa della mamma, per Natale e anche in quel momento, con uno zaino in mano davanti alla porta di casa glielo ripeteva, ma la mamma lo bació solo sulla guancia, stringendo le sue mani gli urló di andarsene. E Ermal lo fece, come aveva sempre fatto tutto per sua madre, semplicemente andó via, senza girarsi.
Senza una foto per ricordarsi di lei, un contatto, un indirizzo, solo il ricordo di quella che per undici anni ha chiamato 'famiglia'.

Poi è servita quella voce, non l'ha immaginata, ad aprire di nuovo quei cassetti immaginari pieni di ricordi, emozioni, attimi.
Alcuni restano ancora chiusi perché la chiave non la trova, altri si aprono con facilità. Perché, alla fine, queste cose Ermal non le aveva dimenticate, ci era solo passato sopra, ma il passato non te lo scordi mai e in un modo o nell'altro sa in che momento ritornare.
Adesso ricorda di nuovo quella giornata,
ricorda bene i primi tempi passati nella casa famiglia, ricorda le prime risse con i ragazzini più grandi lui, le prime volte in cui cercava di rispondere ai pugni che fino ad allora aveva sempre incassato, ricorda bene l'ago che gli buca il sopracciglio perché aveva voglia di 'cambiare', ricorda bene quei diciotto anni festeggiati solo in compagnia di una birra scadente e del suo vecchio compagno di stanza con cui progettava di scappare da quella prigione.
Ricorda che alla fine da quel posto uscì,
ma da solo perché quel ragazzo decise di abbandonarlo quando una famiglia arrivò.
Ricorda che aveva voglia di viaggiare, che ormai era diventato 'adulto' per l'Albania e che stava vivendo nella parte del mondo sbagliata, ancora troppo vicina al suo passato. Ed è lì che ricorda quell'areo, l'arrivo in Italia, la gente che correva qua e la con le valigie, felici di partire o tornare.
Ermal invece era felice di arrivare a Roma e, infine, Mike.
Non manca niente, no?

-Mi ha mandato via, Mike.. Io volevo solo aiutarli..-

Ricorda quella voce, quei sorrisi, ma poi ricorda anche un funerale, di nuovo lacrime e tanto dolore, eppure non ricorda mai tutto fluido, scorrevole, ma soltanto pezzi scomposti nell'insieme.
Le gambe diventano pesanti nello stesso momento in cui quei flash veloci e ingombranti gli entrano in testa,
il pavimento sembra l'unico modo per rimanere cosciente.
Ha una mano tra i capelli e l'altra stringe forte il ginocchio, come a farsi male.
Ermal fa ancora più fatica a respirare quando la figura di Mike la vede come sbiadita, non chiara, ma la voce arriva bene. È surreale eppure lui è convinto che non lo sta immaginando e non sta nemmeno dormendo perché di pizzicotti se ne è dati già tre, da solo.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora