1. Tutto come al solito, o quasi.

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Entrai dal grande portone in legno del liceo. Primo giorno. É la quarta volta che é il primo giorno di scuola. E sono solo in terza. Qualcosa non quadra? Sono stata bocciata in prima Liceo, mio padre ha lasciato mia madre e non ho passato un buon periodo. Tutto qui? No, questa scuola mi fa schifo e non capivo perchè mi dovessi impegnare. Lo scientifico non era la mia vocazione, ma per i miei si. Dopo che mio padre se ne andò i soldi scarseggiarono così decisi di impegnarmi di più per trovare poi un buon lavoro. Intanto però trovavo sempre un modo per portare qualcosa a casa, e con la vita di merda che facevo qualcosa accumulavo. I primi mesi mi prostituii. Ero disperata, posso dire solo questo in mia difesa. Avevo bisogno di soldi. Per fortuna Daniele, il mio migliore amico, mi trovò un lavoro nell'officina di suo padre. Non era esattamente un lavoro adatto ad una ragazza, ma era sempre meglio di quello che facevo prima e lo stipendio era buono.

Mentre camminavo lungo il corridoio passai davanti a quella che era l'aula Magna della scuola. Li i primini ascoltavano le parole del preside. Con lui avevo un buon rapporto: ogni tre per due ero in direzione e oramai mi conosceva e sapeva la mia storia. Non sono mai stata cosi, ma tutto cambiò per colpa di mio padre. Non sopportavo gli uomini. Ci scherzavo si, ma l'idea di avere una relazione mi infastidiva. Non amavo. Non mi fidavo. Solo dei miei amici provavo qualcosa molto simile alla fiducia, ma con loro era diverso. Ci conosciamo da quando eravamo alle elementari. Io mi ero trasferita da poco e loro mi accolsero a braccia aperte. Dalle medie in poi eravamo una vera e propria compagnia. Sempre in giro a far casini, nei guai, ad incasinarsi la vita, a volte addirittura in questura per qualche cagata fatta. Ridevamo, piangevamo, eravamo delusi, tristi, felici, allegri. Ma sempre insieme. Uniti fino alla fine.

Camminavo ancora verso la mia classe, assorta nei miei pensieri. La gente mi salutava e cercava di attaccar bottone, ma io semplicemente li ignoravo. Ad un tratto un deficente mi finì addosso facendomi cadere il cellulare a terra. Lo raccolsi e fulminai il ragazzino. Era magrissimo e con gli occhiali. Mi guardò rosso in viso e mi chiese scusa. Sorrisi debolmente e tornai sulla mia strada. In classe mi dirisi in ultima fila e una volta seduta mi arrivò un messaggio da Carolina, la mia migliore amica. Tempismo perfetto.

-Come va in quel carcere?

-Tutto ok, vedi di non cacciarti nei guai anche oggi, neh!

Carolina non andava a scuola, non ne aveva bisogno. Era probabilmente la ragazza più ricca che conoscessi. I suoi erano entrambi medici. E lei lavorava tutte le sere in un locale in centro, nel quale non serviva certo nessun diploma o laurea. Bisognava avere solo un bel fisico e saper gestire uomini ubriachi. Era probabilmente il locale più affollato di tutta la città.

-Non ti prometto nulla bellezza. Ci vediamo all'uscita, ti passo a prendere in moto

Entrò il prof e la lezione di matematica iniziò. Come al solito la lezione era particolarmente interessante. Fino ad ora tutto dannatamente come al solito: la secchiona fece tremila domande, la sfigata chiese di correggere i compiti per le vacanze e io mi presi una nota perché ne avevo fatto neanche metà di tutti quelli che aveva dato. Come se io perdessi le vacanze per fare quattrocento espressioni e problemi del cavolo. Verso le nove circa entrò in classe un ragazzo mai visto prima. << sono quello nuovo>> annunciò. << Signor Para, le pare il caso di entrare a quest'ora?>>

<<Se vuole me ne vado, aspetto solo questo>>

<<Molto divertente, si sieda subito a fianco a De Paola. Le va bene che é il suo primo giorno e gliela faccio passare senza nessuna nota>> urlò indicando il posto accanto al mio. Il tipo già mi stava sul culo: camminata della serie "sono figo, sono bello sono un fotomodello", carattere arrogante e faccia da stronzo. Certo era esattamente il tipo di persona che frequento solitamente, ma mi stava sul culo lo stesso. Le ragazze in aula si erano sciolte per lui in un nanosecondo. Oche. Tutte dannate oche.Tutte tranne la sottoscritta. Mi scrutò con attenzione e fece:

<< Hey bella, sono Matteo. Tu?>>

<< Valentina>> dissi e iniziai a disegnare qualche nuovo tatuaggio che mi sarei potuta far fare da Daniele. Questa giornata non era iniziata particolarmente bene, in particolare per "Mr.sodiesserebelloemenevanto" qui accanto a me.

Il novellino, o meglio Matteo, entro due ore era già sulla bocca, e nelle fantasie erotiche, di tutte le ragazze della scuola. So cosa significa: io e perfino Carolina che viene a prendermi, siamo esattamente nella stessa situazione. Ma non andavo certo a spasso per la scuola sculettando o facendo l'oca. Lui faceva il deficente con tutte le ragazze. A fine giornata avevo preso tre note. Perfetto mia madre mi avrebbe ammazzata. All'uscira Carolina mi aspettava con un casco in mano per me, notai Matteo che si allontanava con Francesca. << Chi é quel figo con la Fra?>>

<< Uno nuovo>>

Carolina notando che in tanti ci fissavano si tolse il casco facendo ondeggiare la chioma tinta di rosso. Scoppiai a ridere << Tu stai male>> strillai.

<<É un crimine abusare del fatto di essere fottutamente figa?>> disse piegandosi leggermente in avanti e assumendo una posizione ambigua e decisamente de zoccola. << Modesta come al solito>> dissi schiaffeggiandole la spalla. Salii in sella dietro a lei e,messi i caschi, ci avviammo per raggiungere gli altri al parco.

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