"Flames so hot that they turn blue
Palms reflecting in your eyes, like an endless summer
That's the way I feel for you
If time stood still I'd take this moment
Make it last forever"
Such a beautiful view
I.FALO'
Minho lo sa che l'espressione che ha sul viso non è proprio delle migliori, ma non può farci nulla, non è stato lui a decidere di andare a quella festa da quattro soldi. C'è stato trascinato con la forza, per non dire con ricatto, lui non si sarebbe mai sognato di andare in un posto del genere di sua spontanea volontà. Mai.
Le feste non gli piacciono.
In primis c'è sempre troppa gente, e a lui le persone piacciono ancora meno di quelle feste last-minute e caotiche. E poi c'è troppo alcol. Quello, al contrario, gli piace. Sta proprio lì il problema; non lo regge. Bastano un paio di birre accompagnate da un bicchierino di qualcosa di più forte a fargli perdere completamente la sua lucidità rigida e imperturbabile. Forse è proprio per quello che Jonghyun continua a punzecchiarlo su un fianco con il gomito e a ripetergli qualcosa del tipo «andiamo a prendere da bere» e poi a raffica «dai, dai, dai», per farlo sciogliere.
Lui però è irremovibile.
«Vacci da solo.»
«E dai Minho, togliti quell'espressione funerea dalla faccia. Siamo ad una festa in spiaggia non ad un cimitero. Guardati intorno, c'è la vita qui.»
«Quell'espressione funerea, come la chiami tu, è esattamente la mia espressione da festa, fattela andare bene.»
«Potresti almeno, che so...fare un sorriso? Un sorrisino.» Invece un sorriso lo fa lui, mostra i denti in una smorfia buffa e spontanea unendo le due arcate insieme. Sembra un piccolo cucciolo di lupo goffo e arruffato, perlomeno è così che Minho lo ha sempre visto. Un animaletto da compagnia che sa essere fin troppo invadente e cocciuto.
«Non mi va.»
«Provaci almeno.»
«Ho detto che non ne ho voglia, non che non ne sono in grado. C'è una bella differenza mi pare.»
Il ragazzo si posa le mani sui fianchi minuti, gira gli occhi verso l'alto in un evidente gesto di sfinimento, ha perso la pazienza.
«Va bene, va bene ho capito. Hai vinto tu come al solito. Alzo le mani», le alza davvero, fa vedere i palmi. «Io vado a prendermi una birra, raggiungo gli altri, mi diverto. Tu stattene pure qui con il tuo broncio a farti venire le rughe, e se vedo un cero nei paraggi giuro che te lo porto così almeno fa atmosfera. Ci si vede.»
Minho gli rivolge uno sguardo truce. Non gli ci vuole molto per raggiungere lo stesso minaccioso, e letale effetto degli Yakuza tenebrosi che si vedono in quegli action movie che gli piacciono tanto, ma che guarda di rado non trovando mai il tempo. Gli basta stringere di poco gli occhi e aggrottare le sopracciglia, è una delle espressioni che gli riesce meglio. Forse per via dei suoi lineamenti mascolini; i colori scuri, gli zigomi alti, la mascella affilata. Il naso dritto e perfetto. O forse perché lo sguardo è il suo punto forte, con quegli occhi grandi ed espressivi che si ritrova. Gli vengono bene tutti.
Si morde la lingua cercando di trattenere una smorfia infantile che lotta per uscire. Con ventidue anni sulle spalle non gli sembra più tempo per le linguacce.
Resta lì, immobile, seduto su un pezzo di tronco amputato adibito a piccola panca, le gambe aperte e le mani che si congiungono penzolanti al centro, a fissare la nuca bruna del suo amico rimpicciolirsi fino a confondersi con il resto della folla. Adesso che non c'è più nessuno a cui dover far capire quanto è insofferente e contrariato, la sulla faccia si distende, il cipiglio sparisce completamente. Sul suo viso si scorge solo una leggera ombra di rassegnazione.
Si guarda attorno con più attenzione.
Alla fine quel posto è davvero gradevole si merita almeno un'occhiata, decide buttando fuori uno sbuffo d'aria. E lo sguardo vola dritto sul falò al centro della spiaggia, è lui il vero protagonista di quella notte, con le sue fiamme arancioni e rosse e gialle che volteggiano alte e impetuose sulle loro teste, colorando il cielo nero e infuocando l'oceano che fa da cornice sullo sfondo come un'immensa pozza di inchiostro liquido. Molte persone gli ballano attorno incuranti del calore e della temperatura elevata, forse sono tutti troppo brilli per rendersene conto, o solo troppo stupidi, smaniosi di mettersi in mostra.
Poi ci sono quelle dannate lucine, quelle tutte colorate che si usano anche a Natale come decorazione, sono attorcigliate su pali, tronchi e bancarelle, praticamente ovunque, e a quelle non può resistere nemmeno lui. Quelle gli hanno sempre saputo far tornare il buon umore, lo affascinano, lo incantano. Non sa spiegarsi il motivo, forse solo perché le associa a bei ricordi, a momenti di festa vera quella che solo i bambini conoscono fino in fondo, fatto sta che per un breve secondo accenna un sorriso. Se lo avesse visto Jonghyun ne sarebbe stato soddisfatto.
È il 21 giugno, il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno. Quel falò in spiaggia viene organizzato regolarmente tutti gli anni come una sorta di tradizione e usanza per tutta la città.
Ma cosa si festeggiano tutti? L'arrivo dell'estate? Si chiede.
Ed è davvero un valido motivo per festeggiare? Probabilmente sì.
L'estate è un po' l'essenza della vita questo nemmeno lui può negarlo. Ogni suo giorno rovente, ogni sua notte tiepida è di per sé una festa. Perlomeno per gli altri. Quelli che socializzano, danno fiducia. Creano rapporti. O quelli che bene o male vanno avanti addolcendo la vita con l'amore. E vivono senza rimpianti.
Per lui invece è solo una stagione come un'altra. Per lui l'estate è ancora studio, come sempre, e poi sudore, e zanzare. E il dolore perenne dietro al collo causato dall'aria condizionata sempre accesa.
Niente di speciale.
Il sole ormai è tramontato da un bel pezzo e nessuno ci ha fatto veramente caso, nessuno ha visto il preciso momento in cui è sparito immergendosi nel mare a orizzonte. Solo lui.
È buffo, pensa. Eppure erano tutti lì per vederlo brillare quel minuto in più e poi tramontare.
Gli esseri umani trovano facili distrazioni in ogni cosa, basta un attimo e puff si perdono momenti brevi, momenti memorabili. Il sole del 21 giugno è sfuggito a tutti proprio negli ultimi suoi minuti di luce, quelli più importanti, quelli che fanno la differenza. Quell'enorme fuoco sembra avergli rubato la scena.
Reclina il capo, guarda il cielo; ora è un'infinita distesa nera e luminosa.
-Può davvero il nero essere luminoso?-
Le stelle che lo tempestano sono tante e suggestive come è naturale negli spazi aperti e poco illuminati. Alcune se ne stanno solitarie e in disparte, altre sono spruzzi di luce intensa raggruppate strette una accanto all'altra. Ce ne sono un paio davvero grandi, quelle dimensioni notevoli trasmettono una vivida illusione di vicinanza tanto che gli viene naturale alzare il braccio e provare ad acciuffarne una. Niente da fare però.
Si porta il palmo sotto al naso, lo esamina; è riuscito ad aggiudicarsi solo un pugno d'aria e un po' di quella fastidiosa cenere proveniente dal fuoco che svolazza ovunque guidata dal vento.
Si pulisce le mani strofinandole una contro l'altra biasimandosi per quel gesto così infantile, scrollando il capo contrariato da se stesso. È in quel preciso momento che lo vede.
Che la vede, in realtà.
Gli basta alzare lo sguardo e capitarci sopra per sbaglio, questione di pochi attimi, forse solo uno. Ed è fatta.
Un'ombra. Proprio lì, accanto al falò, a pochi metri da lui. Si muove sinuosa a tempo con la musica che è confusa e lenta, da laggiù gli sembra di udire uno di quei rilassanti pezzi indie, non è però pronto a scommetterci, il cinema è la sua unica passione e di musica non ne capisce un granché.
È una figura esile, perlomeno dalla vita in su. Sotto distingue la forma arricciata e ingombrante di un pantalone largo, non riesce a capire bene. Quello di cui è certo è che si tratta di un'ombra maschile, su questo non ha dubbi; le spalle sono larghe, la vita stretta, il petto piatto. Sì, è senz'altro un ragazzo.
Ondeggia i fianchi con piccoli movimenti fluidi ma è con la testa che balla principalmente. Le braccia sono tese verso il cielo, i palmi completamente aperti, le dita che si allungano e vibrano nell'aria, sembrano anche loro voler afferrare un pezzettino di qualche stella, magari proprio quella che lui non è riuscito a raggiungere. È bravo, si sa muovere.
Gli scappa quasi da ridere, non lo sa nemmeno lui il motivo. Era così annoiato e infastidito appena un attimo prima ed ora si ritrova improvvisamente interessato all'ombra di un perfetto sconosciuto. Forse per il modo in cui si muove, o forse per i giochi di luce creati dal falò, quell'affascinante bagliore rossastro proiettato su un lato di quel corpo, ne illumina e definisce i contorni conferendogli un aspetto etereo e irreale. Se gli fosse stato più vicino sarebbe riuscito a cogliere i lineamenti del suo viso e i suoi colori, pensa rendendosi conto che vorrebbe davvero scoprirli. Vorrebbe aver portato la sua fotocamera con sé per poter immortalare quel momento.
Quelle motivazioni però non lo soddisfano a sufficienza, deve esserci anche qualcos'altro, qualcosa di più valido. Un dettaglio particolare. Ne è troppo rapito.
Ci pensa a lungo, continua a fissare l'ombra. Si gode la sua esibizione.
Scuote la testa poco dopo. No, niente da fare, non lo capisce. Non c'è una spiegazione razionale, forse è solo noia, è per quello che non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
Ma è costretto a farlo.
Succede in un attimo, con la stessa velocità con cui gli è capitata sotto gli occhi quell'ombra gli sfugge via inghiottita dal marasma di persone che continuano ad affluire verso il fuoco.
In un secondo, non c'è più.
Sbatte rapidamente le palpebre, cerca di riprendersi da quel leggero intontimento. Si alza in piedi guidato dall'istinto più puro, gira il collo a destra e a sinistra, la cerca ancora.
Niente da fare, è scomparsa. Andata.
C'è troppa confusione, troppi colori, troppe forme di corpi. Troppe braccia protese verso il cielo e mani che impugnano bottiglie di alcolici.
E poi a lui cosa importa? Non è forse abituato ad annoiarsi durante quelle feste?
Non ha tempo per rispondersi, una mano pesante contro la spalla interrompe la sua ricerca e il suo interrogatorio interiore.
«Minho yah!»
Si volta di scatto trovandosi di fronte due profondi occhi color cioccolato e un sorrisone smagliante. È Changmin, uno dei suoi migliori amici da praticamente tutta la vita, come Jonghyun. Uno di quelli con cui si condividono le prime cadute dalla bici, le prime sbucciature sui ginocchi e i lividi sulle gambe. I primi rigori falliti nei campetti di calcio improvvisati.
Grandioso, ci mancava giusto un altro scocciatore tutto allegro.
«Hyung» accenna un saluto, cerca di mascherare l'agitazione. Il suo inspiegabile sconvolgimento interiore.
Gli sorride, ma con lo sguardo torna subito al falò. Magari si è creato un piccolo varco tra la folla, magari la vede di nuovo. Magari riesce a salvarsi da quella noia lenta e strisciante. Ma davanti a lui c'è solo il solito muro di persone, niente più intrattentori misteriosi. Niente più ombre danzanti.
Ombre solitarie e danzanti.
Ecco, realizza, forse è proprio quello il dettaglio mancante, la cosa che ha catturato più di ogni altra la sua attenzione, il fatto che quel ragazzo stesse ballando da solo. Solo lui, il fuoco e la musica. Le altre persone non contavano. Non c'erano.
Era solo in un giorno di festa proprio come lui.
Perché?
Non è inusuale, la solitudine durante le feste?
«Stai cercando qualcuno Minho?» Changmin inclina il capo cucciandosi un po' per scrutarlo meglio, alza un sopracciglio, perplesso di fronte alla sua aria assente.
«Nessuno.» Minho fa spallucce, sospira. Non può di certo dirgli che, sì insomma, sta cercando di ritrovare tra centinaia di persone sconosciute, una cazzo di ombra sconosciuta. Ombra che non ha né volto né nome. E senza nessuna spiegazione decente da dare. No, è fuori discussione.
Scuote la testa per enfatizzare il suo diniego.
Fa per rimettersi a sedere sul suo pezzettino di tronco, ormai ha deciso di trascorrere così tutta la notte, per non dare soddisfazione. Per rimanere fermo nelle sue decisioni e ostinazioni. Perché lui è così, cocciuto e ostinato. Però, proprio in quel preciso momento, con la coda dell'occhio scorge un movimento in lontananza, stende di nuovo le ginocchia, alza il mento per vedere meglio. Nota una figura alta ed esile sgusciare tra la folla, la vede camminare sul bagnasciuga. Ha un passo svelto e leggermente ondeggiante.
La sagoma dei vestiti, quei pantaloni così larghi e le braccia magre...
È lei, l'ombra di prima, ne è certo glielo dice l'istinto e quello raramente sbaglia.
«Sarà...ma a me sembri distratto. Non mi stai ascoltando.» Changmin gli sferra un'altra pacca sulle spalle, questa volta più brusca della precedente, lo richiama a sé. Gli si piazza davanti con tutto il suo metro e ottantaquattro di altezza, occludendogli la visuale. Sospira. «Okay dai, lasciamo stare...Adiamo al chiosco sul pontile gli altri sono tutti lì.»
Lui però non ha voglia di andare a bere, non ha voglia di andare a divertirsi con gli altri né di stare qui a sentire gli sproloqui del più grande che alla fine lo avrebbero convito, più che altro per esasperazione. Temporeggia.
«Va bene. Però vi raggiungo tra un attimo, tu intanto va'.»
Al più grande si illuminano gli occhi, un sorriso sornione gli striscia sulle labbra. Ha ottenuto la risposta che voleva.
«Ah-aaah!» canticchia e schiocca le dita. « Allora ci ho visto giusto; sei distratto. Sei strano. E ora prendi tempo. Non me la fai.» Ride, e Minho si unisce a lui. Non è in grado di dire una bugia senza farsi scoprire.
«Non dici niente eh? E bravo il mio Minho. Bravo. Datti da fare», gli stizza l'occhio. «Dov'é? Chi é?» si guarda intorno anche lui.
«No, no. Ti stai facendo un film sbagliato. Ho solo una curiosità da togliermi, tutto qui. Sono da voi tra un attimo.»
Changmin lo lascia solo facendogli segni con i pollici in lontananza e occhiolini imbarazzanti. La visuale ora è sgombera, e il ragazzo sul bagnasciuga è di nuovo sparito senza lasciare traccia.
La sua curiosità invece resta intatta. Viva, gli brulica nello stomaco.
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Such a beautiful view [2Min ita]
FanfictionÈ estate quando si incontrano per la prima volta. Taemin è tutto libertà e vita, Minho tutto noia e incertezza. È inverno quando si vedono di nuovo dopo i fatti di quel giorno. Taemin è tutto timidezza e sensi di colpa, Minho invece, ferite...