Finalmente, anche l'ultima lezione di quella lunga giornata appena trascorsa era giunta al termine.
Marianne uscì velocemente dall'aula, schivando i suoi compagni di corso per raggiungere l'ascensore il prima possibile. Non aveva intenzione di farsi tre piani di scale due, o più, volte al giorno, perciò aveva optato per quella vecchia scatola di ferro.
Arrivò poco prima che le porte si chiudessero e, con uno scatto improvviso, riuscì a sgusciare tra di esse, ritrovandosi catapultata nel piccolo spazio faccia a faccia con Davide.«No, vabbè! Ma questa è persecuzione!» sbottò lui, appoggiandosi alla parete e incrociando le braccia, emettendo uno sbuffo.
«Te l'ha mai detto nessuno che sei proprio odioso?» esclamò lei, stufa di quel comportamento che non aveva nessun fondamento logico.
«In realtà no, tu sei la prima» fu la risposta e Marianne riuscì a ritrovare quel tono ironico che l'aveva caratterizzato all'inizio.
«Ma si può sapere cosa ti ho fatto?» chiese la ragazza iniziando a scaldarsi.
Davide si rabbuiò improvvisamente, distogliendo lo sguardo da lei. «Lascia perdere...» mormorò.
«Non lascio perdere, invece!»
La ragazza alzò il tono di voce, irritata. «Non capisco perché mi tratti così. Ci conosciamo appena e non mi sembra di averti fatto nessun torto per meritare questo tuo atteggiamento.»Lui la osservò per qualche secondo con la fronte corrugata, ma non pronunciò parola.
In quel momento, le porte dell'ascensore si aprirono, facendo capire che erano arrivati al piano terra.
Il ragazzo uscì velocemente seguito a ruota da Marianne. Non era intenzionata a lasciar cadere il discorso tanto facilmente. Voleva avere una risposta e capire il motivo del suo allontanamento così improvviso e ingiustificato.«Mi devi una risposta almeno, non credi?» gli disse tallonandolo.
«No, non lo credo» rispose lui, senza però smettere di camminare. «È una cosa privata e non ti deve interessare.»
«Sì che mi interessa, invece, se continui a trattarmi così!»Continuò a seguirlo fino all'uscita dalla struttura, ma quando capì che lui non si sarebbe fermato, lo prese per un braccio.
«Ma cosa...?» fece lui, sorpreso per quel gesto e infastidito per essere stato costretto a bloccare la sua fuga. «Perché non mi lasci in pace? Ci sono tantissime altre persone con cui fare amicizia; perché ti accanisci così con me?» domandò ancora, socchiudendo gli occhi e corrugando la fronte.Marianne arrossì leggermente, accorgendosi solo in quel momento che il ragazzo aveva ragione. Avrebbe potuto fregarsene e iniziare a parlare con qualsiasi altra persona del suo corso. Però non lo aveva fatto, e il motivo non lo sapeva bene neanche lei.
L'unica cosa che le era chiara era il fatto che con lui si era subito trovata bene, in sintonia, e quell'indifferenza le aveva fatto male.«Voglio solo una risposta» spiegò infine. «Non mi sembra di averti trattato male o aver detto qualcosa che ti ha offeso, e se invece l'ho fatto ti chiedo perdono. Però, veramente, non capisco questa tua freddezza quando all'inizio eri così gentile e simpatico.»
Davide rimase in silenzio per qualche secondo, mentre altri studenti di Economia li sorpassarono osservandoli curiosi. Lo sguardo era sempre duro e la fronte corrugata, ma ora le labbra erano tirate. Sembrava che stesse riflettendo con intensità.
Alla fine, rilassò il viso e disse: «non hai intenzione di lasciar perdere...»Anche se non era una domanda, Marianne scosse la testa decisa.
Lui sospirò spostandosi più a sinistra, vicino alla rastrelliera porta bici vuota, in modo da allontanarsi dallo spiazzale davanti all'università e rimanere più isolati.
Mise le mani in tasca volgendo la testa in tutte le direzioni tranne sul viso della ragazza.«Allora?» fece lei, iniziando a innervosirsi per la lunga attesa.
Finalmente lui smise di guardarsi attorno e puntò gli occhi nei suoi.
«Spiegami perché ti sei iscritta a questa università» disse schietto.Marianne inarcò le sopracciglia ma non rispose. Cosa c'entrava adesso quella domanda?
Lui vide la sua confusione e riformulò la frase.
«Perché hai deciso di abbandonare tutto?»
«Cosa? Non... non capisco» balbettò lei sentendo l'ansia prendere forma.«Ho capito chi sei, sai?»
Il cuore di Marianne perse un battito e trattenne il respiro aspettando che il ragazzo continuasse. Il suo sguardo provocatorio la intimidiva e il suo silenzio la preoccupava.«Marianne Feller...» mormorò lui. Si fermò un attimo nel parlare quando due professori passarono di fianco a loro. Decise di avvicinarsi di più al muro della struttura universitaria, non volendo che altre persone, anche se per caso, scorgessero sprazzi della loro conversazione.
«Hai perso tua sorella in quell'incidente, giusto? Stavate andando a Milano per firmare con la "MusicLove", la casa discografica che sponsorizza il concorso "Musica Trentina"» continuò praticamente sussurrando.
La ragazza annuì quasi impercettibilmente, abbassando lo sguardo per nascondere gli occhi lucidi. Era inutile. Nonostante fosse passato quasi un anno, non riusciva ancora ad accettare la perdita.
«Quello che è accaduto a te e a tua sorella ha fatto il giro di praticamente tutto il Trentino ma, se devo essere sincero, all'inizio non ti avevo riconosciuta.»
Davide ritornò a parlare, forse non accorgendosi del turbamento nella persona che aveva di fronte.«Il tuo nuovo taglio di capelli», indicò il caschetto rosso, «mi ha tratto in inganno, ma quando mi hai detto il tuo nome, si è accesa una lampadina nel mio cervello. Ovviamente potevi anche non c'entrare nulla con quello, ma il dubbio rimaneva. Ho quindi cercato il vecchio articolo di giornale sul quale ricordavo ci fossero le vostre foto e la somiglianza di viso era notevole... Ho solo fatto due più due.»
«Non deve saperlo nessuno, okay?» sentenziò decisa Marianne, guardandolo con sospetto e preoccupazione, non capendo però ancora del tutto il perché della rabbia che aveva contro di lei.
«Sto cercando di rifarmi una vita normale» spiegò.«Normale? Tu hai rinunciato a tutto per essere normale?» mormorò a denti stretti il ragazzo, mostrando di nuovo ostilità.
«Evidentemente cantare non è veramente il tuo sogno, altrimenti non avresti abbandonato tutto così in fretta. Volevi solo sfruttare la musica per ottenere soldi, fama e gloria, e quando ti sei resa conto che valevi zero senza tua sorella, hai mollato» la provocò. «Patetico.»Rimase in silenzio assorbendo quelle ultime parole che la trafissero come una spada.
Era vero, senza sua sorella non valeva nulla, ma non poteva dire che la musica non era la sua passione, perché era tutta la sua vita. Era difficile spiegare come si sentisse quando faceva scorrere le sue dita sulle corde della chitarra e la voce iniziava a emettere quelle note una dietro l'altra, quasi come se non fosse lei a controllarla, ma si lasciasse trasportare dalla musica stessa. Amava tutto questo. Aveva smesso solo perché continuare le faceva ricordare troppo sua sorella. Suonare e cantare non era più un motivo di piacere, ma di dolore. Duro e freddo dolore.
«Ma come ti permetti?»
Le parole di Davide le fecero perdere le staffe e non riuscì più a controllare la sua rabbia.
«Chi sei tu per giudicarmi in questo modo? Non mi conosci. Non sai niente di me. Niente!» urlò.Non aspettò neanche che lui parlasse e se ne andò.
Fuggì con gli occhi in lacrime e nel cuore un macigno doloroso.Ecco qui il nuovo capitolo!
Spero vi piaccia.
Adesso riusciamo a capire un po' di più Davide e il suo comportamento ostile verso Marianne. Forse però ha esagerato giudicando troppo in fretta la ragazza...
Voi che ne pensate?
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Il Suono della Passione [Completa; in Revisione]
Romantik* Vincitrice del premio "Miglior storia drammatica" del Contest Triskelion. * Secondo posto nella categoria "Romanzo rosa/storia d'amore" del concorso "The Stars Awards 2019". * Vincitrice del contest "Il Libro dorato di Wattpad" nella lista "Storie...