9|sorpresa

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📍Baku, Azerbaijan
Aprile 2018

Sono stesa sul letto della mia camera d'albergo da ormai dieci minuti, già pronta e con la valigia al mio fianco, aspettando che Lewis venga a bussare per andare con lui in aeroporto.
Alla fine non sono riuscita ad evitare la sfuriata di Max prima della partenza, perché qualche minuto fa è venuto in camera mia per dirmi che stava per tornare in Olanda dalla sua ragazza e io sono stata costretta a rivelargli i miei programmi per questa settimana, facendolo arrabbiare e non poco.
Ho come al solito cercato di non affrontare la situazione, ma prima o poi ci ritroveremo a parlarne seriamente e ho paura che la cosa possa sfociare in un pesante litigio, di quelli che abbiamo avuto pochissime volte e per cui non ci siamo parlati per giorni.
E sinceramente, allontarmi da mio fratello è l'ultima cosa che voglio.

Sobbalzo al suono improvviso di Lewis che bussa alla porta, così mi alzo e gli apro, ritrovandomi davanti la figura sorridente dell'inglese.

"Dai te la porto io." esclama, afferrando il manico della mia valigia, quando siamo già nella hall dell'hotel.
Le nostre mani si sfiorano e sento, come ieri, un brivido attraversarmi la schiena.
Cosa mi sta facendo questo ragazzo?
Arrossisco violentemente senza nemmeno accorgermene, gli starò sembrando una stupida probabilmente.
Usciamo insieme dall'albergo e passeggiamo a piedi fino all'aeroporto, non molto distante da lì.
Sono le 6:30 del mattino, non c'è molta gente in giro, e passiamo anche vicino al circuito, che stanno iniziando a smontare.

"Qual è il nostro aereo?" domando all'inglese, che sentendo la mia affermazione scoppia a ridere.

"Aereo?
Quale aereo?
Sono anni che non viaggio su un aereo.
Dai, seguimi." risponde, mentre io lo guardo perplessa, comprendendo la situazione solo quando poi mi ritrovo davanti al suo enorme jet privato.

"Quanto ci vuole per arrivare ad Helsinki?" chiedo, una volta saliti.

"Direi decisamente tanto." continua ridendo, alzando le spalle.

"Ah allora io dormo!" esclamo, sistemandomi meglio sul sediolino e chiudendo gli occhi.
L'ultima cosa che sento prima di addormentarmi è la risata dell'inglese, che fa spuntare un piccolo sorriso sul mio volto.

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"Dai Alex svegliati, siamo arrivati." dice Lewis scuotendomi leggermente, non so quante ore dopo il nostro decollo.

"Ho seriamente dormito tutto il tempo?" domando scoppiando a ridere, osservando l'orario.
6 ore, proprio non ce la faccio a restare sveglia.
Recuperiamo le nostre valigie e scendiamo dal jet, uscendo poi dall'aeroporto e cercando Emilia, che ha detto che ci sarebbe venuta a prendere.

"Ragazzi!
Che bello vedervi." esclama la finlandese, venendo verso di noi ed abbracciandoci.

"Valtteri non sa che siete qui, ho pensato di fargli una sorpresa." aggiunge, mentre saliamo in macchina.

"Posso guidare io?" chiede Lewis in tono infantile, guardando Emilia seduta sul sedile del guidatore.

"Scordatelo Hamilton.
La macchina è di mio marito e vorrei farla arrivare intera a casa." risponde lei, facendomi ridere e facendo imbronciare l'nglese.

"Non sono mica Verstappen!" ribatte, incrociando le braccia al petto.
Sbuffo senza farmi vedere dal mio compagno di squadra, che ovviamente non può nemmeno immaginare di essere nella stessa macchina della sorella del diretto interessato.

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