La prima settimana

21 2 0
                                    

Tutto è iniziato il primo giorno di scuola, traumatico, semplicemente questo.

Alle medie c'era un ripetente in classe, il classico bulletto di turno, che infastidiva tutto e al quale non gli interessava granché di nulla se non di se stesso. Poteva essere lo stesso anche per me? Assolutamente no, era tutta un'altra situazione.

Io ero un ripetente alle superiori ed ero considerato il più stupido, il classico ragazzo sbagliato, quello che non sapeva fare nulla, sempre solo e in disparte, tipo nei cartoni animati, con la nuvola nera sopra di lui in pioggia costante. Non c'era modo di instaurare una intesa in quella classe, l'ho capito fino da subito, mi rassegnai e presi posto vicino alla cattedra del professore, non volevo farmi vedere come il secchione di turno, anche perché non lo ero affatto, volevo semplicemente stare lontano da quella marmaglia che ahimè, dovevo chiamare compagni di classe, anche se non sarebbe durato, oh no, affatto!

Non avevo cambiato nessun professore dall'anno precedente, eccetto uno, ma di questo avrò modo di parlare, e molto, inutile dirlo, i professori mi guardavano in modo differente dagli altri, proprio come la fine dell'anno precedente trascorso con loro. Il peso costante che mi portavo sopra le spalle, non poteva immaginarlo nessuno, a quell'età nemmeno io me ne resi conto di quanto grande e pesante fosse. 

Le prime ore non passarono mai, cercavo di partecipare e ascoltare il più possibile le parole dei professori, ma era il primo giorno di scuola per cui era tutta una presentazione, un Déjà vu, una cosa che avrei dovuto prevedere, pensai. 

Io ero uno degli ultimi ragazzi in lista per la presentazione, dato che il mio cognome iniziava con la lettera P, e sì, anche quella mi creava dei problemi. Mi sentivo sempre più teso, sempre più osservato e giudicato, da tutti, e quando arrivò il mio turno mi alzai in piedi, dissi nome e cognome, la mia età, la mia provenienza e i miei hobby: i videogiochi, l'unica cosa in cui ero davvero capace e per questo la folla impazzì; le risate si sprecavano nel sottofondo della mia voce, una volta finito di parlare tornai  seduto al mio posto e chinai la testa, pieno di vergogna, la mia autostima non esisteva più.

Quando all'improvviso, sentì una voce nuova, erano tutte nuove in quella classe per me certo, ma quella voce femminile, mi parve diversa dalle altre e mi colpì subito, quindi decisi di alzare lo sguardo su di lei e la vidi; era una ragazza bassa, cicciottella, "curve bellissime" pensai subito nella mia testa , indossava un paio di occhiali ovali, di quelli ampi che a quel tempo andavano molto di moda, da vista, che facevano intravedere i suoi occhi di color verde acqua, anche se era una semplice illusione ottica, solamente nei giorni successivi mi accorsi che in verità erano sfumati, cambiavano colore in base alla luce che si rifletteva in essi, e ne rimasi ammaliato, mi colpì anche il suo modo di parlare, era con lo sguardo chino, la voce tremava piena di timore, era la ragazza più timida che io avessi mai guardato nella mia vita, era come se capissi quello che stava provando e come se lo stessi provando con lei in quel momento. Volevo conoscerla, in quel momento il mio unico pensiero era parlarle ma la mia timidezza mi impedì qualsiasi movimento del corpo, così non feci nulla, rimasi lì ad ascoltarla, e quando terminò la sua presentazione si sedette, ogni tanto, durante il resto delle lezioni la cercavo con lo sguardo, incantato.

La mattinata passò in questo modo e io tornai a casa, spaventato e con un pensiero che non si toglieva dalla mia testa: quella ragazza cicciottella, con quegli enormi occhi sfumati e il suo nome che rimbalzava nella mente; Emili.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

StoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora