Capitolo 15.

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Se c'è una cosa che Francesco ha imparato negli ultimi anni è che Fabrizio non è più come lo ricordava.
Ma non come amico, ma come persona. Francesco lo sa che Fabrizio prima non era così, quando stava male, quando era incazzato, lui crollava e non lo sapeva nessuno, continuava a sorridere come se non stesse succedendo niente. Stava male lui, in silenzio, per non far star male gli altri. Perché tra i due lui è sempre stato il più grande e di mostrarsi debole non ci ha mai pensato.

Adesso, quando lo guarda, Francesco lo vede piangere in silenzio, urlare contro un muro e sfogarsi, proprio come non aveva fatto mai.
Lo vede bere alcool il più possibile, nonostante avesse smesso da un po',
lo vede prendere a pugni il muro e mandare giù pasticche insieme a quel dolore che si porta dentro.
E Francesco vorrebbe non vederlo così e aiutarlo lui invece delle pasticche, delle aspirine e dei mal di testa. Fabrizio, però, a lui non chiede più consigli, non si presenta più a casa sua a qualsiasi ora se ha un problema, non gli chiede più di badare ad Anita, non si ricorda più di avere anche un amico al suo fianco che, dopo giorni in cui non lo vede e lo sente, alla fine sta un po' male.

Così, semplicemente lo fa, disteso scomposto sul divano afferra il telefono e digita quel numero, accantonando in un angolo il timore di poterlo disturbare. Vuole sentire la sua voce perché un po' gli manca, forse più di po' quando al terzo squillo non riceva ancora una risposta. Poi, una voce familiare ma non quella di Fabrizio, accetta la chiamata e risponde.

-C-chi é?-

E Francesco si lascia cadere di nuovo sul divano, rilassandosi e sorridendo perché quella peste gli mancava più di tutti.

-Anì, bella de zio! Come stai? N'do sta papà?-

-Zio Francé, papà.. dorme.-

Francesco ascolta la voce di quella bambina, che a soli sei anni sembra aver capito già tante cose, guarda l'orologio e non gli sembra proprio l'ora adatta per dormire. Si gratta la barba con la mano, prima di rispondere cercando di non farla preoccupare.

-Sempre er solito pigrone, principé. Però il lavoro lo stanca, lo sai?-

-Però papà piange prima di dormire..-

Francesco sbuffa, allontanando per un attimo il telefono dall'orecchio per non farsi sentire, intanto Anita continua a parlare.
'Ti prego Fabrì, torna come prima' e mentre lo pensa non sa come fare per farlo succedere davvero.

Francesco vorrebbe tanto aiutarlo, dirgli che è una questione di tempo, che passerà, che il dolore si attenuerà
e non lo sentirà più da un giorno all'altro perché Fabrizio è molto più forte di lui, ma forse Francesco è l'ultima persona che potrebbe aiutarlo in questo momento perché dei suoi problemi non ne conosce nemmeno l'inizio.

-Principé senti vai da papà e prova a svegliarlo, magari più tardi passo..-

O magari no. Ormai non sa più nemmeno lui cosa fare in questa situazione, Fabrizio è sempre stato suo fratello, ora però lo sente davvero troppo lontano.
Mette giù la conversazione dirigendosi in cucina, apre il frigo e dopo averla stappata, porta una birra alle labbra per mandare giù il primo sorso.

-Scusami se non ti só stato d'aiuto Fabrì, ma forse ció ragione non só la persona adatta a cui chiede un consiglio.. forse non só mai stato buono a fà niente pé te, me dispiace..-

Francesco non si accorge di averle dette ad alta voce quelle parole, come se Fabrizio fosse davvero lì e potesse davvero sentirle. Dopo un lungo sospiro porta di nuovo la bottiglia alle labbra, appoggiato al bancone della cucina, e chiude gli occhi ingoiando un altro sorso, perché risposte non se ne aspetta.
Ovviamente non se le aspetta da chi, invece, è venuto a fargli una visita.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora