I'm listening || Lesbian OS

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NOTA IMPORTANTE:
Questa one shot si organizza in varie scene.
Per comprendere ognuna di esse e aiutarvi a sentire tutte le sensazioni dei personaggi, ho pensato di aggiungere un brano musicale che troverete all'inizio di ogni scena in corsivo a destra.
La scelta di cambiare brano ogni volta è vostra, ma vi posso assicurare, da musicista, che la musica creerebbe un effetto molto più suggestivo (potreste scorrere e creare una playlist oppure semplicemente andare su youtube e cercarle, ciò che vi viene più comodo)
Nel caso la musica dovesse durare di più della scena, mettete in pausa il brano precedente e partite con quello successivo, mentre nel caso contrario potete scegliere se farlo ripartire o continuare a leggere senza musica.
Grazie mille per l'attenzione, spero che questo racconto vi piaccia :)

***

[13 settembre 1941]

"Prelude and Fugue in C major BWV 846"
- Johann Sebastian Bach

Sentivo la soave melodia che usciva dalla sua finestra in mattoni sempre aperta, contornata da tante piantagioni di edera, glicine e gelsomino.

Dall'inquadratura offertami dai vetri, potevo vedere i suoi lunghi capelli color platino accarezzare dolcemente la sua schiena, con qualche ciocca che ricadeva sulla tastiera bianca e nera, il suo maglioncino celeste di un tessuto leggero, per coprirla dai primi freddi di metà settembre.
Mi sembrava anche quasi di riuscire a scorgere i suoi occhi, verdi come il sottobosco in primavera, assottigliarsi per mettere a fuoco e leggere con più attenzione un passaggio dello spartito del Preludio n°1 in Do maggiore di Johann Sebastian Bach.

Era già da qualche mese che venivo ad ascoltare quella ragazza, Evelyn Hoffman suonare il pianoforte davanti a casa sua, nascosta fra il verde della siepe che circondava il perimetro del giardino.

Rimanevo sempre incantata a sentire tutto ciò che con quelle mani, che io personalmente reputavo d'oro, riusciva a creare, beandomi di quei suoni provenienti dalla finestra sempre aperta di camera sua.

Ciò che riusciva sempre a trasmettere suonando melodie inventate e concepite da altre menti completamente diverse dalla sua, modificandole e aggiungendone elementi, personalizzandole e facendole sue, perché la musica si adattasse alle sue emozioni e sensazioni. Adoravo il modo in cui metteva più forza nel premere i tasti nei momenti di tensione, facendomi rimanere con il fiato sospeso e rendendomi trepidante di aspettare la risoluzione.

La mia mente si riempiva di lei, della sua musica, e io non pensavo a nient'altro. Mi liberava la testa dal grigiore di quei giorni tutti uguali, dal terrificante pensiero del filo sottile della speranza in un futuro prossimo e già incerto che si assottigliava sempre di più.

Proprio per questo motivo non riuscivo a trattenermi dallo sgattaiolare via silenziosamente dal nascondiglio dove vivevo con i miei genitori e mio fratello più piccolo per andarla ad ascoltare.

Ero pienamente consapevole di star rischiando la vita, soprattutto perché Evelyn era figlia di Robert Hoffmann, uno degli uomini nazisti più fidati di Hitler, ma non me ne importava più nulla ormai: Il mondo stava andando a rotoli, la Germania stava andando a rotoli, e tutto solo per colpa di quel pazzo.

Ogni giorno vivevamo con il terrore di essere trovati dalla Gestapo, essendo continuamente ricercati, ed essere portati in un campo di concentramento. Avevamo sempre paura, sempre e solo quella agghiacciante compagna era ormai presente nelle nostre orrende giornate.

Non c'erano più momenti di gioia e divertimento, nessuno più rideva o scherzava perché erano tutti troppo impegnati a fare meno rumore possibile mentre si muovevano o a non lasciare traccia di sé negli immediati dintorni. Era infatti da almeno due anni che non vedevo il sorriso luminoso di mia madre sul suo viso, che non sentivo la risata limpida e cristallina di mio fratello, che non potevo scorgere di nascosto il luccichio negli occhi di mio padre mentre si divertiva a fare fotografie, ciò che di più amava.

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