35 - the end

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Sono in ginocchio e il vecchio mafioso mi fa un'altra carezza sui capelli. Siamo colti dal silenzio, un nudo e puro mondo zitto che mi assale i sensi.

Vedo solo la sua mano nodosa con la pelle accartocciata che avvicina il mirino alla mia testa e sento il suo alito che mi arriva addosso, è caldo, sa di mentina appena ingoiata. Percepisco nitidamente il metallo freddo che preme contro la mia nuca. In questi casi si dovrebbe pregare ma io non so farlo; si dovrebbe pensare a qualcuno o a qualcosa di bello ma io non ci riesco; immagino il mio corpo sepolto sotto alla terra e vorrei vomitare.

Sparami, maledetto vecchio, hai vinto, maledetto vecchio, hai vinto, hai--.

Uno scricchiolio. Due. Un rumore di asse spezzato, una folata di vento che si fa potente e mi scompiglia i capelli e mi percorre la schiena facendola fibrillare.

Marascano si ferma, «Cos'è?», fa appena in tempo a chiedere.

Il pavimento si muove sotto ai nostri piedi. Ci sbilanciamo. Lui sobbalza, la pistola gli cade di mano. La parete dietro di noi ha un fremito, poi un crepitio, infine si spacca e il vecchio apre gli occhi a un'espressione terrorizzata, «Diu santu!» urla.

Non faccio in tempo a voltarmi che un'onda potente mi arriva addosso, mi investe e mi congela, mi affoga, mi fa macinare per metri e io bevo, vado sotto e detriti e pezzi di legno marcito delle assi che hanno ceduto mi sfiorano e mi arrivano contro, mi tagliano, mi galleggiano intorno, non vedo più niente, perdo la pistola, finisco impigliato sott'acqua.

La mareggiata, il piccolo tsunami di settembre che ha spinto la costa a evacuare e che io ho voluto sfidare ora mi sta schiacciando, ho i polmoni che si stanno per riempire di acqua salata e se potessi mi metterei a ridere. Avevo fatto i calcoli e doveva essere un'onda che creasse un diversivo, non immaginavo una tale potenza d'impatto. Ho fatto tutto questo per non finire ammazzato dal boss del litorale e mi sta ammazzando il litorale.

Una volta m'è successo col surf. Ho preso in pieno un'onda anomala, ci sono finito dentro e lei non mi ha perdonato l'invasione: mi ha lasciato a frullare fino a stordirmi, mi ha ingoiato fino a schiacciarmi le costole con la sua pressione talmente potente da illudermi che quella sarebbe stata l'ultima onda, l'ultimo respiro e poi invece no, mi ha respinto. Ha voluto aprire un varco e sputarmi fuori e sono volato per aria con la tavola che ha planato liscia sul piano dell'acqua ammansita, mentre io riemergevo al sole e aprivo gli occhi al miracolo. Anche adesso sento che sto tornando in superficie, che l'aria mi sta arrivando in faccia.

Non ce la faccio a nuotare, ho le costole incrinate, non riesco a tenermi a galla e mi sento colpire la spalla, quando provo a girare il mento resto sconvolto: è il cadavere di uno dei siciliani freddato da Loris che galleggia come un sacco gonfio. Tra poco ognuno di quei cadaveri tornerà in superficie e l'acqua diventerà putrida, salata di sangue e infetta. Devo riuscire a liberarmi ma il tetto m'è crollato intorno e non vedo niente.

Mi aggrappo con tutte le forze che ho a un asse che scivola rapido lungo la corrente e mi lascio trascinare insieme ai ceppi e ai sassi e finisco in una conca cieca, sotto a un disastro di detriti e mobili spezzati che emergono. Riesco a intercettare il vecchio Marascano, ricoperto di terra e acqua fangosa. Ho le ossa che mi tuonano dentro ma lo raggiungo a bracciate larghe, scansando ciocchi e pentole, gli arrivo vicino e lui è turgido come uno che ha bevuto il mare e sta morendo soffocato. Gli arrivo alle spalle e lo abbraccio, spingo forte, faccio pressione sul suo sterno e cerco di fargli espellere tutta l'acqua che deve aver ingerito. Una parte di me si domanda perché salvarlo, ma non riesco a essere diverso, non posso essere anche un assassino.

∞ nessuno muore per sempre ∞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora