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<Buongiorno> mi sussurra Fabrizio con le mani ancora sui fianchi, facendomi venire le farfalle nello stomaco.
Vorrei poter crollare in quelle braccia che in 10 anni mi sono mancate tanto, ma non posso cedere.
<staccati> gli dico io velocemente per non far trapelare emozioni.
Lo sento staccarsi piano e prendere le distanze.
<scusa>
<Buongiorno comunque> gli sussurro io per poi entrare nell'edificio e tuffarmi nella stanza con gli strumenti.
Ormai la musica è la mia cura per ogni dolore: gli strumenti sono medicine contro la rabbia, la tristezza e la malinconia.
È prima mattina ma l'abbraccio di Fabrizio mi ha totalmente svegliato con una scarica di emozioni enorme: per disperdere quest'energia decido di suonare un po' di batteria.
Afferro due bacchette che trovo sul tavolo, mi siedo sullo sgabello ed inizio a suonare un ritmo continuo e molto veloce, usando una forza anche eccessiva.
Ad un certo punto sento una voce dall'altro lato della stanza: alzo lo sguardo smettendo di suonare e vedo Fabrizio.
<se continui così buchi i tamburi... comunque le bacchette sono le mie>
Abbasso lo sguardo sulle mie mani e noto che sul legno è inciso il nome "F. Moro" a livello dei palmi.
<ah> è l'unica cosa che riesco a dire.
<non importa, puoi tenerle... come va con Silvia?>
Silvia... Silvia... di merda. Con Silvia va malissimo, ed é colpa sua. Colpa di quest'uomo che mi sta sconvolgendo la vita.
Senza accorgermene devo aver mantenuto un silenzio troppo lungo e un'espressione triste in volto, perchè Fabrizio si avvicina e mi chiede:
<Cosa c'è che non va?>
Cerco di usare il tono più tranquillo possibile e rispondo:
<niente, tutto apposto>
Fabrizio si avvicina, bloccandosi a pochi centimetri da me,che essendo seduto, arrivo al livello della sua vita con il volto.
<non è vero- passa una mano fra i miei capelli per poi fermarsi col palmo appoggiato alla mia guancia- saranno passati dieci anni ma io di te mi ricordo ogni singolo particolare, dal bellissimo naso che ti ritrovi- passa un dito sul mio naso per poi scorrere lungo tutto il mio corpo, fino alla cintura- fino ai pettorali e poco più in basso, la faccia che fai quando menti, la voce che usi quando sei innamorato...>
Sono pietrificato: Fabrizio ha appena detto di ricordarsi ogni cosa di me e mi ha addirittura sfiorato in modo troppo sensuale per non pretendere una reazione dal mio amico laggiù infondo, che nel frattempo ha causato un evidentissimo rigonfiamento nei miei jeans.
Poi di scatto mi alzo in piedi e afferro la giacca di pelle di Fabrizio dalle estremità anteriori, lasciando pochi centimetri fra i nostri corpi.
•Fabrizio POV•
Vedo Ermal alzarsi di scatto a seguito del mio atto provocatorio.
Il ragazzo afferra la mia giacca di pelle tirandomi a sé, unendo i nostri corpi e lasciando i nostri volti a pochi centimetri.
Si morde il labbro in modo troppo sensuale, facendomi desiderare un bacio in maniera assurda.
Ma cosa sto dicendo... sono sposato, ho due figli, non posso provare attrazione per lo stesso uomo che ho lasciato 10 anni fa, e soprattutto non posso buttarmi al vento per un'emozione passeggera di una giornata.
Dopo pochi secondi passati a guardarci a vicenda, il ragazzo mi sussurra:
<non va bene con Silvia. Non la amo più.. le voglio bene ma non la amo come prima> poi mi molla e si siede su un cajon nella parte opposta della stanza, iniziando a battere un ritmo lento.
Mi siedo al piano ed inizio ad accostare al suo ritmo degli accordi che spero si ricordi: Portami via.
Il suo sguardo non si alza fino a quando inizio a cantare le prime parole della canzone:

"Tu portami via
dalle ostilità dei giorni
che verrano.."

Poi accade l'inaspettato: sento la voce di Ermal unirsi alla mia in una melodia bellissima accompagnata da pianoforte e cajon.

"[...]da ogni angolo
di tempo dove io
non trovo più energia..."

Amore mio. Le prossime parole sono amore mio. Spero le canti con me, mi farebbe troppo male non sentirlo pronunciare il nome con cui mi chiamava sempre. Oddio ancora?! Sono passati 10 anni, ho figli, non posso provare certe cose per lui.

"...Amore mio,
Portami via"

La mia voce risuona da sola nella stanza, mentre Ermal smette di suonare e cantare.
In risposta al suo silenzio smetto di cantare e suonare anche io.

<perchè hai smesso di cantare?> gli chiedo conoscendo la risposta.
<perchè la canzone dice "amore mio" , tu non lo sei più>
Bam, una spada intrisa di veleno mi trafigge il cuore e un' espressione triste si dipinge sul mio volto.
Poi lo sento continuare:
<te invece mi stavi chiamando così o lo stavi dicendo a caso?>
PANICO. ORA COSA DICO?!

•Ermal POV•
MA COSA MI PASSA PER LA TESTA?!
Che domanda del cazzo... è logico che l'ha detto tanto per fare il coglione.
Tanto per giocare coi miei sentimenti, per farmi credere cose che non sono vere.
Nessuna risposta. Per minuti interi regna il silenzio, poi finalmente si degna di parlare:
<Ermal.. la canzone è uscita un anno fa.. sai cosa succedeva il giorno in cui ho deciso di pubblicarla?>
<No, non lo so> rispondo io secco.
Avrà fatto l'anniversario con Giada, sarà il compleanno di Libero.. che ne so, cosa c'entra adesso?
<vedi, quel giorno era->
La sua voce viene interrotta da un suono molto forte che mi infastidisce e mi fa pigliare un colpo allo stesso momento.

The kissing booth|metamoro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora