Si era rannicchiata in quel punto, sul pavimento freddo, perché non riusciva più a stare in piedi, come le volte precedenti in cui era entrata in quella stanza senza toccare nulla, il suo bambino era sempre stato geloso dei suoi spazi e non aveva mai rotto quel tacito accordo.
Neppure ora.
Sapeva perfettamente che non sarebbe piombato nella camera furente e cogliendola in flagrante, come una ragazzina presa alla sprovvista. Si godeva il silenzio della casa a quell'ora, le permetteva di riflettere e perdersi in una sé stessa che non era più brava a riconoscere, sentendola tremendamente lontana.
Da quanto si era smarrita?
Chiuse gli occhi lentamente, stringendo nel palmo il biglietto che aveva trovato quella fatidica mattina, si era sentita finire in pezzi dentro, il dolore sempre più padrone di lei consapevole di aver perso quel bambino dallo sguardo furbo, dall'indole più forte di tutti loro.
Era una codarda, una stupida e una pessima madre, aveva sempre saputo di non essere adatta a quel ruolo, che con gli anni l'aveva soffocata, si era abituata alla routine a non sapere più dove cominciasse sé stessa o suo marito.
L'aveva resa debole questa vicinanza, cieca e ottusa, doveva reimparare a reagire e a seguire l'esempio di quel ragazzo. Sembrava ieri la prima volta che l'aveva stretto tra le sue braccia, mentre Hank si occupava di Phoebe. Le aveva mostrato la sua caratteristica luce negli occhietti, stringendole piano l'indice con la sua manina sottile, quasi a dirle: "tranquilla mamma, starò bene in questa vita".E poi l'aveva perduto, come tutto quello che aveva d'importante. Si morse il labbro, appoggiando la nuca al muro, sentendo le lacrime solcarle le guance. Pregava per il suo bambino temerario, augurandogli di stare bene e al sicuro.
Di non stare al freddo.
Di non fare stupidaggini inutili.
Il diritto di esercitare queste facoltà - le preghiere e lo sperare - lo aveva lasciato scivolare via tanto tempo fa e se ne vergognava, ma era spaventata, congelata nel suolo di moglie e madre obbediente, troppo stremata per farsi valere. Sapeva però che erano tutte scuse inutili in fondo, non voleva vedere, tutto qui.Sospirò tremando, serrando i pugni, fondendosi con quel gelo che non le apparteneva di natura, facendo ampi respiri per cercare di calmare i singhiozzi.
Non lo sentì arrivare fino a quando non posò la sua zampina morbida e calda sulla sua mano tremolante. Aprì gli occhi, in un primo momento con la vista troppo sfocata, si voltò a guardare quel coniglio, una volta uomo anche all'esterno, fissarla con i suoi occhietti vispi, quasi tristi forse. Si asciugò le lacrime alla veloce, senza curarsi di nulla.
"Barb.." tono troppo calmo e non acuto come suo solito.
"Scusa Colosso, ti ho svegliato di nuovo.. Sono un-" si morse ancora il labbro prossimo alla rottura, con lui poteva mostrarsi vulnerabile, ormai senza problemi. Lo vide con sorpresa saltarle sulle gambe, -mentre le volte precedenti le era stato solo vicino, simile a una presenza evanescente - avvicinarle in musetto al viso umido e passandocelo con riguardo, senza dire altro, lo prese in braccio e lo lasciò fare, rincuorata da quel gesto inusuale. Chiuse nuovamente gli occhi, le scappò qualche risatina al sentire i baffi scivolarle sulla pelle, il musetto che si muoveva piano, come se la stesse annusando.
Trovata la sua schiena morbida affondò con dolcezza le dita nel pelo a macchie, coccolandolo con lentezza venendo ogni tanto a contatto un momento con le orecchie in movimento con dei piccoli scatti, quella vicinanza la rassicurava.
"Manca molto anche a me Barb, ma sa cavarsela."
Aprì piano gli occhi, si era allontanato dal suo viso, restandole in braccio, inclinò appena la testa quasi triste e lacerata da quella mancata vicinanza.
"Si.. È in gamba, più di me alla sua età, ha imparato dal migliore le strategie." gli sorrise timidamente con gratitudine, il coniglio distolse lo sguardo da quel viso devastato, i capelli ancora intricati dal sonno e con indosso una vecchia maglia sformata e sbiadita, un tempo con inserti rosso acceso ed ora rosa. Saltò giù dalle sue braccia scrollandosi, sentendo ancora lo sguardo della donna su di sé.
Non era a conoscenza - per fortuna del suo orgoglio e contegno - dell'effetto che gli davano quei suoi sorrisi e ne sarebbe rimasta all'oscuro in eterno.
"Meglio se torni su, non voglio che Hank entri qui dentro a lasciare scompiglio." aveva nuovamente alzato le sue difese, il compatirla arrivava ad un limite.
La sentì alzarsi lentamente, le gambe pesanti, lo sfrusciare della maglia che si stava sistemando.
Mosse un orecchio di scatto sentendo l'avvicinarsi del velocista di casa, si voltò appena vedendolo comparire in pigiama blu, capelli scompigliati e con traccie delle pieghe della coperta sulla pelle. Lo udì fermarsi, per poi avvicinarsi a lui con passo lento per i suoi standard, non si voltò neppure quando il bambino lo prese in braccio affondando il viso nella sua schiena.
"Ho sognato-.. Credevo te ne fossi andato anche tu.." riuscì a dire, mentre sentiva il suo cuore battere all'impazzata nella gabbia toracica.
La paura.
Lo compatì.
"Tranquillo Billy.." stava mentendo, ma per ora andava bene così.
Barb li abbracciò entrambi, mentre sopra le loro teste sentivano i rumori della casa che tornava a nuova vita.
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Sogno e Realtà (Thunderman serie) [Sospesa]
FanfictionMax, vuole essere diverso dagli altri e sempre imprevedibile. Diventare un super cattivo è la sua aspirazione. Un sogno particolare in una giornata come le altre, potrebbe essere la chiave per far cambiare la sua vita per sempre... Ecco perché, seco...