CAPITOLO 1

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Doson si mosse il ciuffo ribelle che dava mille problemi, i capelli castani erano sempre in una posizione sbagliata e qualsiasi prodotto non era soddisfacente e abbastanza buono a suo parere; girò la testa a destra e a sinistra, così per dieci minuti, era disperato.

Il concerto sarebbe iniziato a minuti e lui era li come uno scemo a toccarsi freneticamente i capelli borbottando in silenzio. Si girò e con occhi languidi guardò i suoi amati cappelli che erano sempre stati la sua salvezza in caso di situazioni disperate ma oggi non poteva; la sua giacca nera elegante lo stava aspettando e non potè adottare nessun giubbotto di salvataggio.

Scese le scale strisciando l'unico vestito buono che possedesse per terra e andò da sua madre con faccia sconvolta, come tutte le mattine d'altronde.. quel sogno.

"Pronto?" Disse sua madre con aria infastidita, Doson era sempre in ritardo.

Le rispose con un grugnito, era pronto.

Nel viaggio in macchina si addormentò stordito e la vide, così bella e così particolare, occhi di un colore delicato definibile solo a centimetri di distanza e lui era li, fronte a fronte con lei e le stringeva la mano così forte da farla sorridere; non l'avrebbe più lasciata andare.

Aveva un vestito che definiva la sua figura e risaltava il suo viso così perfetto e così..

Si svegliò di soprassalto.

La vedeva, cioè l'aveva vista, la sua figura, i suoi occhi, lei, aveva visto lei.

Era così sconvolto; dopo notti insonni sfogliando annuari, foto, ricerche durate un'eternità senza alcuni risultati ancora non era riuscito a trovare un tratto distintivo di lei eppure in quel breve viaggio era stata li, Doson era in estasi.

Il teatro si ergeva imponente nel centro città e Doson rimase affascinato dalla sua maestosità quando, entrando dall'arcata principale poteva già sentire i musicisti accordare e provare i propri strumenti, inaspettatamente provò dolore allo stomaco, quel piacevole ma allo stesso tempo lacerante mal di pancia non si era mai presentato prima d'allora e rimase paralizzato da quelle piccole farfalle che si divertivano ad attorcigliargli lo stomaco e dalla vista offuscata e piena d'emozione.

Doson si fece largo e trovò posto mentre sua madre si sistemava i 'ciuffetti ribelli', proprio non capiva che era sempre bellissima, i suoi capelli avevano un colore castano così chiaro da apparire biondi e ricadevano delicati e fluenti disegnando delle piccole onde sulle spalle ricoperte da uno scialle color porpora con inserti d'oro così da riprendere lo stesso colore della borsa e della piccola spilla a forma di cuore, regalatole dal direttore d'orchestra nei momenti di gioventù, stata delicatamente inserita nel suo abito bianco lungo soltanto fino alle ginocchia; solo lei in quella sala se lo poteva permettere, era così bella.

Doson si concentrò sull'ambiente tutto pieno di tende rosso scuro e balconate ornate d'oro, tanta gente sedeva e altra stava arrivando ma era così pieno che lo spettacolo era destinato ad iniziare a minuti.

Amanda sedeva dietro le quinte ed era intenta ad accordare il suo strumento che, come sempre, era impeccabile. Fece scivolare le dita sulla tastiera e suonò così per riscaldarsi, portata dal sentimento, dall'amore per lui.. A volte si sentiva una matta, una folle se pensava che era innamorata e rimaneva fedele ad un ragazzo che non era mai stato niente, che non conosceva, che non aveva aspetto e che.. Non esisteva. Le vennero i brividi e la tristezza la inghiottì lentamente portandola a suonare canzoni malinconiche; le scese una lacrima.

Il pubblico applaudì, era il momento di entrare in scena, era il suo momento.

"Benvenuti signori e bellissime signore" disse come frase d'apertura il sindaco: "come voi tutti saprete questa serata, oltre ad essere un'occasione per tutti noi di deliziarci con dell'ottima musica, è anche un'occasione o meglio, l'occasione, per numerosi ragazzi di poter avere una chance nella più prestigiosa università di musica degli ultimi decenni.."

Continuò a parlare per altri cinque, dieci e quindici minuti; Doson non ce la faceva più a sentire quell'uomo così viscido e così corrotto da poter sembrare nulla a confronto ad un ladro. Lo odiava ed ogni volta che lo guardava avrebbe avuto voglia di alzare le mani ma fortunatamente le tende si aprirono e quel verme se ne andò via.

L'orchestra era molto bella sia per la vista e sia per l'udito, ogni tipo di strumento era presente su quel palco quella sera a partire dai flauti traversi arrivando alla batteria, davvero fenomenale.

Passarono le canzoni classiche ed arrivarono i solisti, l'audizione avrebbe avuto inizio a momenti ed Amanda, guardando il pubblico sentiva ogni suono ovattato e vedeva male, il nervoso le faceva sempre brutti scherzi, fece un respiro profondo ed entrò.

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