Parte 24

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Un mese prima la mia vita cambiò radicalmente.

Tutto ciò che sapevo era che dovevo stare vicina alla mia famiglia, nonostante tutto. Ed era forse quel "nonostante tutto" che girava costantemente nella testa che mi dava la forza di non lasciarmi andare. 
Non potevo appoggiarmi a nessuno, mi dicevo che nessuno poteva capire il mio stato d'animo: non poteva farlo Eugenia, la mia migliore amica da piccoline, perché lei cosa ne sapeva di cosa significava veder crollare una persona importante davanti ai tuoi occhi e non avere il potere (o forse il coraggio) di far qualcosa per cambiare il destino?


-"Ci sono io con te, sempre. Ma adesso devi raccontarmi cosa è successo..devi farlo Lali"- disse Eugenia continuando a tenermi stretta a sé. 
Sarebbe stata un'ottima madre per la premura che aveva. 

Mi staccai dall'abbraccio e mi appoggiai ad uno dei lavandini del bagno cercando di trovare le parole giuste, ma esistono sempre parole giuste per spiegare il dolore? 
Lei restava lì in silenzio cercando di darmi coraggio con il suo sguardo e sorridendomi. 
-"E' successo tutto in un attimo, io te lo giuro non ho avuto nemmeno il tempo di capire o di avere una reazione a ciò che succedeva. Sono  rientrata in casa che ero furiosa perché beh.. al centro commerciale ero con Peter e ad un certo punto abbiamo incontrato Mery. Lei gli si è avvinghiata al collo ed io ho visto Peter non reagire, ma rimanere lì come uno stupido.. e ci sono rimasta una merda perché Euge, la verità è che in quel momento mi sono resa conto che provo più di quanto mi sono mai permessa di poter provare per lui. Tu lo sai no? Lo sai che lui è il migliore amico da quando siamo piccoli e non volevo, non potevo permettermi il lusso di rovinare il nostro rapporto. Però quando l'ho visto lì con lei ho capito quanto mi desse fastidio anche solo la presenza di Mery nella vita di Peter. Così me ne sono andata, avevo deciso di "vendicarmi" in qualche modo non rispondendogli subito al telefono, sai per farlo preoccupare..."- dissi sospirando. Avevo bisogno di calmarmi perché le immagini di quella serata scorrevano velocemente davanti ai miei occhi. 

Euge nel frattempo continuava a guardarmi senza dire niente, era quello che più mi piaceva di lei: non ti metteva fretta, ti ascoltava per davvero cercando di non giudicare mai le tue scelte, negative o positive che fossero. 

-"Così sono tornata a casa e nel rientrare ho sentito i miei che parlavano. Sentivo mio padre molto agitato, fin troppo. Così mi sono accostata alla porta della cucina cercando di non farmi vedere per capire cosa stessero dicendo. Sentivo mia madre dire in tono disperato che aveva da sempre cercato di dirglielo ma non aveva mai trovato il modo, il coraggio di farlo. E intanto sentivo mio padre agitarsi sempre di più, crollare davanti a mia madre che intanto crollava insieme a lui. Poi ad un certo punto lui è uscito dalla cucina, era talmente accecato dalla rabbia da non vedermi neppure e ha preso le chiavi della macchina. Ha sbattuto la porta ed io sono rimasta lì senza continuare a capire cosa fosse successo. Poi ho visto mia madre cercare di fermarlo, sono usciti dal cancelletto di casa e una macchina ha preso in pieno mio padre.."- a quel punto la voce mi si spezzò e le lacrime cominciarono a cadere incessantemente dai miei occhi. Euge mi abbracciò nuovamente.

-"Io continuavo ad urlare, mi sono come annebbiata, come se in quel momento fosse tutto in stan-by. In verità le cose andavano fin troppo velocemente perché da lì mi sono trovata in un corridoio dell'ospedale a pregare perché mio padre si salvasse. E' stato tutta la notte in sala operatoria, ma nonostante l'operazione sia andata bene il suo organismo è come se non riuscisse a ribellarsi a tutto questo. La febbre non accenna a scendere, lui non si risveglia ed io sono settimane che rimango lì inerme, vicino a lui a chiedermi cosa sia successo."- solo allora la guardai negli occhi, mostrandole per davvero tutto il mio dolore che fino a quel momento avevo tentato di tenermi dentro. Lei mi guardava con le lacrime agli occhi, cercando anche lei di trovare le parole giuste per confortarmi. Ma c'erano parole giuste per provare a confortare una persona che non trova conforto in alcun modo? 

-"Hai.. provato a chiedere a tua madre qual è stato il motivo del litigio?"- riuscì a chiedermi. 

-"Si, ci ho provato. Non mi ha detto molto, è stata molto confusa nel racconto..mi ha semplicemente detto di tenermelo per me, di non dire a nessuno della situazione e di provare a far finta che sia tutto apposto..però una cosa l'ho capita: la colpa è mia."- ricominciai a piangere.
-"Lali non dire così, tu non potevi prevedere niente di tutto questo. E' capitato, non puoi incolparti di niente.."- mi disse. 

-"Come faccio a non incolparmi?"- le chiesi disperata. 
Mi abbracciò nuovamente e nel mentre mi disse ciò che da un mese a questa parte avrei voluto sentirmi dire ma che non permettevo a nessuno di dirmi:

-"Lali tuo padre ha bisogno di te più che mai e lo sai. Devi trovare la forza di non incolparti, di pensare positivo: per te, tua madre, tua sorella ma soprattutto per lui. Lui si risveglierà e vorrà vedere sua figlia sorridere nonostante tutto, devi promettermelo. E soprattutto, non devi isolarti perché io, i ragazzi, ma soprattutto Peter abbiamo bisogno di averti nella nostra vita esattamente come tu hai bisogno di noi". 

La strinsi più forte. 

-"Ho bisogno di voi". 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2018 ⏰

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