MOONCHILD'S PROMISE - nammin

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-11 Marzo 2019-

Era ormai sera mentre Namjoon passeggiava per le strade del piccolo paesino, spingendo al suo fianco la bicicletta noleggiata poco prima, e rimase stupito dal fatto che nulla sembrava essere cambiato.
Tutto era esattamente allo stesso posto di dieci anni prima: gli alberi lungo i marciapiedi, il banco della frutta, il negozio di fiori di proprietà di quella signora tanto gentile. Ricordava a memoria ogni centimetro di quelle strade che da piccolo percorreva parecchie volte al giorno, avrebbe potuto farlo anche ad occhi chiusi.
Passò davanti al supermercato a cui era solito andare, perché era il migliore tra i pochi del paese oltre che quello gestito dalla famiglia del suo migliore amico. Attraverso il vetro intravide il signore e la signora Park lavorare instancabilmente e sempre con un sorriso sulle labbra; gli erano mancati perfino loro, ma decise di non avvicinarsi e di proseguire per la sua meta.
Appena arrivato poco fuori paese, ai piedi della collina che era rimasta stampata nella sua mente, saltò in sella ed iniziò a pedalare per la piccola stradina. Si guardava intorno nel frattempo, e gli parve persino di riconoscere gli alberi, i suoni, i profumi di quel posto. Era davvero troppo tempo che non ci andava, e gli mancava tutto ciò, vivendo in una grande città come Seoul.
Dovette fare alcune pause per riprendere fiato durante la salita, ormai non aveva più tutte quelle energie che da ragazzino gli permettevano di fare l'intera strada senza rallentare un secondo.
Si sentiva stupido a credere in una cosa così, a sperare con tutto se stesso che anche lui se ne sarebbe ricordato, che lo avrebbe potuto rivedere, riabbracciare. Ed anche se fosse stato, dieci anni di lontananza non si cancellano con poco.
Più si avvicinava alla cima e più la sua mente vagava ad anni prima, ad un giorno in particolare.





-11 Marzo 2009-

Come ogni altra sera che poteva, il piccolo Namjoon sgattaiolò fuori dalla finestra di camera sua, raggiunse il garage, prese la sua bicicletta ed iniziò a pedalare. L'unica cosa che differenziava quella sera dalle altre erano i suoi occhi pieni di lacrime. Aumentò la velocità, voleva arrivare il prima possibile, a costo di rischiare di cadere. In quel posto si sentiva al sicuro, protetto, tranquillo. In quel posto e con quel ragazzo.
Una volta arrivato in cima alla collina, abbandonò il mezzo a terra, senza farci troppa attenzione, ed iniziò a guardarsi intorno: lui non c'era. Aveva pedalato così veloce da avere ora il fiatone ed era arrivato per primo, ora non gli restava che aspettare. Si sedette ai piedi del grande salice piangente che solitario si stagliava sulla cima, dalla quale si poteva vedere tutto il piccolo paesino in cui vivevano, si portò le ginocchia al petto e vi poggiò sopra la testa, lasciando libero sfogo alle lacrime.
Non ci volle molto che sentì l'altro ragazzo giungere con la sua bicicletta, e poi camminare verso di lui, tra il fruscio delle foglie. Il maggiore alzò lo sguardo ed incontrò quello del ragazzo appena arrivato, il suo migliore amico, Jimin. Egli corse verso di lui preoccupato e gli si accovacciò di fronte, posando una mano sulle ginocchia di Namjoon e l'altra sulla sua guancia, cercando di asciugare qualche lacrima.
<<Perché piangi hyung? Shh, ora ci sono io, andrà tutto bene.>>
Il maggiore sorrise, seppur non riusciva a frenare le lacrime, e le manine piccole e paffute di Jimin finirono entrambe sulle sue guance. Provò a parlare ma non ci riuscì, non era in grado di mettere insieme un discorso sensato ne tanto meno di pronunciare qualcosa di diverso dai singhiozzi che lo stavano scuotendo. Il minore a quel punto posò le ginocchia a terra, infilandosi fra le gambe del ragazzo per riuscire ad abbracciarlo. Lo strinse forte, come per fargli capire che lui c'era davvero, e che non sarebbe andato da nessuna parte, che avrebbero sistemato tutto insieme, come sempre.
Una volta riuscito a calmarsi un po', Namjoon allontanò la testa dall'incavo del collo dell'amico, dove l'aveva seppellita poco prima, per guardarlo negli occhi. Lo fece sedere accanto a sé stringendogli una mano ed abbassò lo sguardo su di esse mentre giocherellava con le dita dell'altro.
<<Jiminie... La mia famiglia... Si trasferisce.>>
Silenzio. Tutto quello che riuscì a sentire fu silenzio, e pur di riempirlo continuò a parlare, anche se non sapeva bene cos'altro dire, né se in quel modo stesse migliorando o peggiorando la situazione.
<<A-a Seoul... Per... Per il lavoro di papà. Ha detto che è una grande occasione e che io la scuola la posso continuare la, m-ma io...>>
Non riuscì più ad andare avanti e lentamente alzò gli occhi verso il volto di Jimin. Rimase pressoché distrutto nel vedere il più bel sorriso che l'amico gli avesse mai mostrato, sbavato però da una singola lacrima sulla guancia sinistra, che non era riuscito a trattenere.
<<S-sono... Sono sicuro che è così. E poi le scuole a Seoul sono di gran lunga migliori che in questo buco. Spero tu possa avere una vita davvero felice laggiù.>>
<<Ma ma... Ma io non voglio andare. Io sono felice qui, lo sono con te.>>
Nel frattempo Jimin si era seduto, con le gambe distese e la schiena poggiata al tronco dell'albero, ed aveva fatto distendere Namjoon con la testa sulle sue gambe. Gli accarezzava lentamente i capelli mentre parlava e poté sentire il maggiore rilassarsi sotto il suo tocco.
<<Anche io sono felice quando sto con te, e mi mancherai da morire Namjoon... Ma non ci puoi fare nulla, ne tu ne io.>>
Ricevette in risposta solamente uno sbuffo disperato, dunque continuò.
<<Ora ascoltami attentamente Nam, devi essere forte ok?? Dobbiamo esserlo tutti e due. Voglio che tu sia la tua stessa luce, dovresti essere la tua stessa luce. Così non verrai più ferito, così potrai sorridere di più. Voglio che tu sia la tua notte, potresti essere la tua notte. Io sarò onesto con te stasera.>>
Fece alzare delicatamente la testa al ragazzo, e prese a guardarsi intorno, sotto lo sguardo confuso dell'altro. Trovò un sasso abbastanza appuntito ed alzandosi lo raccolse per poi tornare da Namjoon.
<<Facciamo una promessa. Fra dieci anni, non importa cosa staremo facendo, come saranno diventate le nostre vite, dove saremo... Torneremo qui, fra dieci anni esatti, come abbiamo fatto stasera ed innumerevoli sere prima di questa, e saremo di nuovo insieme.>>
Detto ciò con il sasso prese a scalfire la corteccia dell'albero, fino ad inciderci una data "11.03.09". Si voltò poi verso il ragazzo e gli porse il mignolo, per suggellare la loro promessa. Namjoon avvicinò la mano alla sua, ma esitò per qualche secondo.
<<Che cosa intendevi con "sarai onesto con me stasera"?>>
<<Tu intanto prometti, poi vedrai. Fidati di me.>>
Il maggiore fece un verso di assenso, per poi intrecciare il mignolo con quello del migliore amico.
<<Promesso.>>

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