"Buongiorno dottor Milkovich"
"Cazzo. Quante volte ancora ti devo dire di non chiamarmi così, mi fai sentire un fottuto coglione" dico a Fiona che, seduta dietro la sua scrivania, mi passa una cartella clinica.
"Devi accettare la brutta fine che hai fatto" sorride prendendomi in giro
"ridi quanto vuoi ma sono ancora il tuo capo, devi portarmi rispetto" dico cercando di sembrare autoritario
"Si signor capitano"
Il suo stupido sorriso beffardo mi irrita. Sono in momenti come questi che mi chiedo perché non ho assunto una segretaria normale invece di Fiona, la stronza di turno.
"Ricordami perché non ti ho ancora licenziata" Chiedo non aspettandomi una vera e propria risposta
"Perché sei segretamente innamorato di me" dice con aria altezzosa
"fanculo" le mostro il dito medio
Poi controllo la cartella che avevo dimenticato di avere tra le mani, ho una visita più o meno adesso.
"Cazzo sono in ritardo"
Metto il camice, non lo sopporto ma è obbligatorio qui dentro. Faccio per andarmene ma Fiona mi ferma proprio prima di attraversare la porta.
"Oggi portiamo mio fratello, ci terrei che fossi tu il suo medico"
Mi ero completamente dimenticato di suo fratello. Ne ha così tanti che non riesco a ricordare i loro nomi, non che mi interessi particolarmente saperli.
"ti posso chiedere un favore? Puoi prenderti cura di lui?"
Io annuii. Sembrava quasi sul punto di piangere, aveva gli occhi lucidi e le pupille dilatate. Io me ne andai immediatamente, odio quando la gente si mette a piangere.
"allora Signor Tallish, come si sente questa mattina?" Chiedo entrando nel mio studio medico. È qui che tengo le visite mediche solitamente.
"non molto bene"
Il signor Tallish è un uomo sulla quarantina affetto da una grave forma d'ansia. È qui da circa tre settimane e sembra star di merda come quando è arrivato. Ha due figlie, una di tre e una di cinque anni, muore dalla voglia di rivederle ma se continua così passerà molto tempo prima che possa accadere.
"ha preso le sue medicine oggi?" Chiedo
"no"
Wow, non mi sarei aspettato tanta sincerità. Di solito tutti cercano di mentirmi, anche se è abbastanza inutile visto che sono bravo a riconoscere una bugia quando me ne viene detta una.
"apprezzo che mi abbia detto la verità ma deve prendere le medicine, è per il suo bene. Perché non le ha prese?"
"mi fanno dormire"
"Ma è quello il loro scopo, farlo calmare e quindi di conseguenza dormire." Dico come fosse la cosa più ovvia a questo mondo
"Ma io voglio stare sveglio, per quando verrà a trovarmi la mia famiglia" il suo tono è così supplicante che quasi, ma dico QUASI, provo pietà per lui.
"Se mi promette che prenderà tutte le sue medicine le farò incontrare le sue figlie la prossima settimana" sospiro
Mi irrita dover giungere a compromessi per far fare il loro dovere ai pazienti. Ma funziona e almeno per adesso il mio lavoro qui è finito.
Quando finalmente arriva l'ora di pranzo sembra quasi possa tornare a respirare. Amo il mio fottuto lavoro ma è stata una mattinata pesante e la giornata non è ancora finita. Mentre esco dal mio studio vedo alcuni pazienti andare verso la mensa, hanno tutti gli stessi fottutissimi vestiti. Sono tutti uguali, facce prosciugate dalle cure mediche e dalla loro poca voglia di vivere, il che mi inquieta abbastanza.
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You're not insane | Gallavich |
FanfictionMickey ha conosciuto e aiutato decine e decine di pazienti nella clinica in cui lavora, eppure mai nessuno gli ha creato così tanti problemi come l'ultimo arrivato. Almeno non nel senso in cui pensano tutti...