LA PRINCIPESSA DEGLI ORCHI
PROLOGO
<< Are you lost? >>
Nel giardino c'era molto da vedere. Forse anche troppo. In mezzo ai fiori e agli alberi, sotto un cielo limpido e popolato di rondini, aveva seguito la strada sbagliata, qualora ne avesse davvero seguita una. Forse era il desiderio di seguire gli scoiattoli, forse quello di vedere più da vicino quelle farfalle dai colori accesi, forse era solo la voglia di combinare una marachella e far urlare suo fratello come un matto, o forse, alla fine, solo voler scappare via. Non per sempre, giusto per un po'. Il tempo necessario per far agitare tutta la schiera di fessi in divisa che non aveva altra scelta se non fargli da balie tutto il giorno.
"Cercassero pure dove gli pare" pensò, scavalcando un piccolo muretto di pietre dal taglio grossolano e muschiato da un lato, "sono una banda di scemi che dice sempre sì a tutto. Prendi questo, fai quello, cucina quest'altro, pulisci tutte le fesserie di questa casa. Mi cercassero pure all'Inferno. Nei guai ci vanno pure loro con me."
Sotto le piccole scarpe nere, così lucide e dettagliate di leggeri forellini fatti a mano, sentiva i lunghi fili d'erba schiacciarsi sotto la suola, ma evitò di calpestare i delicati cespugli fioriti. Il piccolo nobile si inginocchiò, cercando di fare mente locale sul nome di quei fiori così ... particolari. Di un rosa confetto e dalla forma rotonda, i petali sembravano abbracciarsi l'un l'altro come amanti. Provò a contarli, ma si perse dopo un po' di tentativi. Troppi petali, troppi veli, troppi abbracci rosa facevano sembrare un unico fiore una specie di palla di fasce di carta crespa.
"Peonie. Papà ne portò una decina dal viaggio a Shangai, ma a mamma non piacevano."
Si avvicinò per sentirne il profumo, ma non c'era odore tra quei petali.
<< Heeeelloooo? Can you hear me? >>
Si alzò in piedi e si sistemò i pantaloni. Erano scuri ma costosi. Se si fossero sporcati, suo fratello avrebbe urlato di nuovo. Era già nei guai, non doveva peggiorare la situazione. O forse suo fratello si sarebbe arrabbiato così tanto da quella piccola e improvvisa fuga dal ricevimento da non badare allo stato dei suoi vestiti. Non che fosse troppo difficile ripulirli.
Un cinguettio lo portò a guardare il cielo, azzurro come l'innocenza, fermandosi a guardare le rondini, uniche abitanti di quello spazio impunito.
"Vorrei poter volare anch'io" si ritrovò a pensare, "così non dovrei più stare a sentire mio fratello, o quella corte di fessi, o quello stupido maestro puzzolente che mi hanno appioppato per studiare."
Continuò la sua passeggiata nel verde, calciando qualche ciottolo di tanto in tanto.
"Stupido maestro, stupida corte babbea, stupido mio fratello, stupidi tutti. Non mi piace stare con loro, non mi piace stare a casa, non mi piace andare con loro in queste stupide feste con gente ancora più stupida e noiosa che parla di soldi. E' stupido."
Un ciottolo, più sfortunato degli altri, fu calciato così forte da sbattere contro una grossa quercia e scheggiarla. Il rumore echeggiò nel giardino, spaventando tutte le altre rondini che ne popolavano i rami, facendoli volare via.
"...Stupidi uccelli senza cervello" pensò, disprezzando lo stormo in fuga, "si spaventano per così poco. Come pensano di vivere a lungo se vivono con il terrore?"
<<HEY!>>
Con la saliva che gli si bloccò in gola, il giovane lord contrasse tutti i muscoli del suo esile corpicino, compresi quelli che non sapeva nemmeno di possedere. Si voltò con gli occhi sbarrati ma verso terra, guardando istintivamente le scarpe e con le spalle strette tra di loro.
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La Principessa degli Orchi
General FictionIl frammento di un ricordo che diventa ossessione, la crescita e il passaggio all'età adulta per due pedine di due mondi diversi.