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POV. ANNE

- Come stai? Ogni quanto sono le contrazioni? – chiedo agitata al telefono alla mia più cara amica, in stato interessante per la terza volta. Dopodiché, mi rivolgo a mia figlia, senza dare il tempo alla donna dall'altra parte della cornetta di rispondere – Gemma, aiuta Harry ad infilarsi le scarpe, per favore -.

Da brava bambina qual è, mi ubbidisce subito e corre verso il suo fratellino che, in questo momento, è seduto a gambe incrociate in salotto mentre fa volare la Winx preferita di Gemma. Di consueto, la maggiore avrebbe dato di matto davanti ad una scena del genere, strappando dalle mani del fratello minore la bambola, facendolo così piangere disperato. Ma oggi non abbiamo decisamente tempo per litigi e capricci vari, e la mia piccolina lo sa.

- Per ora, ogni dieci-quindici minuti circa – risponde Miriam, per poi respirare pesantemente – ma diciamo che Tequila si fa sentire forte e chiaro – ride, cercando di sdrammatizzare.

Esattamente nove mesi facemmo una festa, invitando tutte le coppie del quartiere e lasciando così i nostri bambini alle tate o ai nonni. Avevamo tutti bisogno di un po' di svago e, senza bambini intorno, ci era sembrato di ritornare a dieci anni prima, quando ancora uscivamo in compagnia e ci ubriacavamo una sera sì e l'altra pure. Scherzi a parte, quella sera Miriam bevve davvero tanta tequila insieme al marito Steve. I Green, non essendo più abituati a bere così tanto, tornarono a casa a brilli e odoranti di alcol da far schifo. Ovviamente, li riaccompagnammo io e Des: non avremmo mai permesso che tornassero a casa da soli in quelle condizioni. Così, approfittando di avere casa libera quella sera, si diedero alla pazza gioia. Circa due settimane dopo la mia migliore amica scoprì di essere incinta e, in modo molto simpatico, considerato che anche per i figli precedenti avevano deciso di non scoprire il sesso del nascituro fino al parto, decisero di soprannominarlo o soprannominarla Tequila, per commemorare il suo singolare concepimento.

Ogni volta che raccontano questa storia, le persone che la ascoltano non possono fare a meno di ridere, soprattutto per il modo in cui Miriam e Steve ne parlano. Oltre a creare una certa ilarità, la luce nei loro occhi rende tutto ancora più magico ogni volta che viene aperto l'argomento.

- Steve non è ancora arrivato? -.

La sento sospirare, leggermente affranta – No, mi ha chiamato prima che mi chiamassi tu. È appena uscito dal lavoro e c'è traffico. Farà del suo meglio -.

Purtroppo Steve lavora ad un'ora di distanza da Holmes Chapel e se c'è così tanto traffico come mi è sembrato di capire, rischia veramente di perdersi la nascita del suo terzo figlio. Decido di cambiare argomento per non deprimere Miriam ulteriormente: ora come ora deve concentrarsi solo su se stessa e sulla sua creatura.

- Cosa dice l'ostetrica? – chiedo, controllando per l'ennesima volta di aver chiuso tutte le finestre, in modo da poter uscire di casa tranquilla... per quanto mi sia possibile ora mantenere la calma, certo.

Saperla in ospedale, da sola, nonostante sia circondata da persone competenti, non mi rassicura per niente. Ha bisogno di un viso familiare.

- Che non sono ancora abbastanza dilatata, ma non penso che manchi molto. Al massimo poco più di un'oretta... -.

- Bene, tra massimo venti minuti sono lì – dico frettolosamente, tenendo in bilico il cellulare tra l'orecchio e la spalla, mentre prendo per mano i miei figli, che mi stavano già aspettato in corridoio da un po' – Non azzardarti a mettere al mondo Tequila prima del mio arrivo! – scherzo.

La sento ridere dall'altra parte della cornetta – Sai bene come funziona, Anne. Non sono io che decido quando farlo uscire... a sentire dalle contrazioni, ha un carattere abbastanza prepotente! -.

The First Love, EXTRA || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora