Look at me, dumbass

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Katsuki si era detto più di una volta che sarebbe stato meglio uccidere quell'idiota di Eijirou. Ma letteralmente legarlo come un salame e buttarlo in un burrone, sperando che non riuscisse ad indurirsi al punto di non farsi niente, e sperando anche che il suo corpo non venisse più trovato da nessuno.
Ed invece no, non lo aveva fatto, aveva deciso di lasciarlo intero, di dargli addirittura così tanta confidenza, di farsi fottere come una ragazzina e poi di mandarlo a quel paese, con uno sconto del cinquanta per cento sul viaggio.
Ed ora era seduto in uno schifoso e squallidissimo locale scelto da quell'idiota di Deku che, per sua immensa sfortuna, era nato e compieva gli anni come qualsiasi altro essere vivente. Logicamente si era fatto aiutare da quell'altro scimmione di Kaminari, ed il tutto si era ridotto a musica ad alto volume - Katsuki avrebbe potuto giurare che le orecchie erano a tanto così dal sanguinargli - ed alcol a non finire. Non sapeva manco lui perché aveva deciso di andarci, e di presentarsi anche con un regalo ben incartato, con un bellissimo fiocco verde al centro - o forse lo sapeva, dato che Uraraka lo aveva supplicato, a detta sua Deku ci teneva moltissimo - fatto sta che lui era lì, con un bicchiere di whisky in mano, il quinto o il sesto, e con lo stomaco che stava bruciando. Ma letteralmente, quel tipo di bruciore insopportabile, che ti fa girare la testa, ti fa perdere il controllo, ti fa salire la nausea.
Katsuki era sull'orlo di vomitare quel poco di alcol che aveva in corpo (aveva sempre vantato di saperlo reggere, ed in effetti era così) e qualcos'altro, e questo perché Eijirou stava beatamente rimorchiando sotto i suoi occhi lucidi e languidi quell'emo di Tamaki Amajiki. E Katsuki stava morendo, sul serio. Sarebbe corso verso di loro, avrebbe urlato e poi avrebbe trascinato via il fulvo nel suo appartamento. Appartamento che ancora sapeva di Eijirou, in ogni stanza ed angolo. Soprattutto le coperte, ancora avevano il suo odore dolciastro.
Eppure non fece nulla del genere, rimase lì, a scolarsi il settimo - o l'ottavo, chi poteva dirlo? Non si contavano mai i bicchieri, era da chi l'alcol sapeva di non reggerlo affatto - bicchiere di whisky, osservando quello che doveva essere il SUO ragazzo e che doveva essere lì, al suo fianco; magari a toccargli anche il sedere, mentre tutti quanti ballavano e non si vedeva nulla se non il proprio partner. Ringhiò quando vide Eijirou sorridere spontaneo, e in quel momento constatò che, probabilmente, era meglio smetterla di fissarlo e buttarsi con altra gente. Per modo di dire, intendeva insultare altra gente, insultare Deku.

Com'erano finiti in quella situazione, Katsuki manco voleva ricordarsela. In realtà la ricordava anche troppo bene, e si sentiva uno schifo completo perché l'aveva causata lui.
Avevano scopato per la prima volta, nel suo appartamento. C'era da sempre della tensione sessuale evidente tra i due, e non solo evidente a loro stessi, ma anche a chi li circondava. Era evidente anche che Eijirou fosse omosessuale, e che aveva messo gli occhi su Katsuki dai tempi della scuola e non aveva osato staccarglieli di dosso neanche per un secondo.
Ma a Katsuki non era andato bene. Questo perché si era sentito completamente inferiore al rosso, ai suoi istinti sessuali e soprattutto debole, sconfitto. Quando si era risvegliato, il mattino successivo, Eijirou aveva provato a baciarlo e Katsuki lo aveva allontanato con un espressione truce, intimandogli di vestirsi e sparire dalla sua vista.
"Non sono frocio, ho sbagliato a non fermarti" gli aveva detto. Ed Eijirou non aveva risposto, semplicemente si era rivestito, e con il viso pieno di vergogna era volato fuori dall'appartamento.
Erano passate due settimane dall'accaduto, ed onestamente Eijirou aveva tutto il diritto di provarci con altre persone, ma il punto era un altro.
Katsuki Bakugou era dannatamente geloso, e non riusciva neanche a negarlo a se stesso.
E sempre il biondo si è chiesto perché avesse, allora, reagito in quel modo se era proprio quel che voleva. Perché, se voleva anche lui baciarlo, premere la propria erezione mattutina contro quella dell'altro e mordergli il sedere, avesse deciso di rifiutarlo tanto aspramente.
Il motivo lo sapeva, era semplice ed innegabile, e Katsuki si sentiva veramente disgustoso; si sarebbe ammazzato, ma la verità è che aveva una paura assurda dei suoi sentimenti. E quando vedeva il sorriso di Eijirou si perdeva in un milione di pensieri, tra i più dolci fino ad arrivare ai più sporchi, in un complesso giro di emozioni che nemmeno conosceva. E gli dava proprio fastidio, quel perdersi per Eijirou.
Ma quello era il motivo, ed ancora non accettava il venir sconfitto da quel tipo coi denti appuntiti, e gli occhi enormi, dolci, vivi e anche maliziosi. Perché si sapeva, i più onesti sono sempre i più porci a letto.
Ed Eijirou lo era, diamine, se lo era.
Imprecò e cambiò posto, dirigendosi verso il festeggiato che intanto stava ballando con la sua bellissima - ma quale bellissima, quella sera lei era divina e anche Katsuki aveva pensato per un attimo quanto bella fosse, Uraraka - donna, chiamandolo e facendolo sussultare.
"Kacchan, che c'è?" chiese Deku, continuando a tenere le mani sui fianchi di Uraraka. Fra un paio di ore quelle mani sarebbero scese ancora un po' più in giù, e Deku avrebbe ricevuto il più bel regalo di compleanno del mondo.
"Accompagnami fuori a fumare" rispose, cercando già nelle tasche l'accendino.
"Ma lo sai che io non fumo... Kacchan..." sussurrò inclinando la testa.
"Ti pare che me ne freghi qualcosa? Vieni e basta, Cristo" a quel punto capì che Katsuki stava male.
Parecchio male.
Deku fece un cenno ad Uraraka, per fare capire che molto probabilmente Katsuki aveva la febbre, o cose così.

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