26 maggio 2013
Ore 10.45
Entrando nel parcheggio davanti alla chiesa, Lukas vide la madre, ferma accanto a un'edera che si arrampicava sulla cancellata arrugginita che correva attorno al giardino della sagrestia. Se ne stava con la schiena contro il muro dell'edificio, gli occhi a terra e le mani unite in grembo a sorreggere la borsa. Era una figura tanto triste e solitaria che si curvava in avanti a guardare la silhouette che qualche raggio di sole disegnava sull'asfalto.
Lukas avanzò serpeggiando tra le auto e arrestò il Volkeswagen a meno di mezzo metro dalla donna, che salì a bordo, richiuse la portiera e si allacciò la cintura di sicurezza.
Tornando a casa, tra i due non ci furono parole, salvo che a un certo punto Lukas, spinto dalla curiosità, chiese alla madre se qualcuno avesse notato qualcosa di strano.
«Come?» domandò, fingendo di essere soprappensiero.
«Nessuno ti ha chiesto niente?» insisté indicando il segno sul volto.
La donna annuì.
«E tu che hai risposto?»
«Che sono inciampata sulle scale e che ho rischiato di rompermi la testa», replicò la donna, mestamente. «Tu invece che cos'hai fatto ieri notte?»
Lukas fu preso in contropiede. «Sono uscito», mentì. «A calmarmi.»
Di nuovo scese il silenzio tra i due, ma ancora fu Lukas a interromperlo. «Questa mattina è venuta la polizia a casa.»
Margit trasalì e si voltò a guardare il profilo duro del figlio, più coriaceo che in qualunque altro momento.
«Volevano sapere dove mi trovavo ieri notte.»
«Perché?»
Lukas ci mise un po' a rispondere. «Hanno detto che Voigt è morto.»
«Morto?» fece la madre, con un'insolita nota acuta nella voce.
«Hanno trovato il suo cadavere alle prime ore del mattino, hanno scoperto chi era e sono venuti da noi. Hanno detto che il corpo è stato sfigurato come le vittime dell'assassino di cui tutti i giornali parlano.»
Il volto di Margit si fece serio. «Lukas», esordì con un filo di voce. «C'è qualcosa che vuoi dirmi?»
Lui non rispose.
«Ti prego», esortò ancora la donna. «Ne sei certo?»
«Oh, andiamo, mamma!» esclamò il ragazzo, gettandole uno sguardo di rimprovero. «Credi che sia stato io a ucciderlo?»
«Non lo so», confessò lei. «So che ieri sera sembravi intenzionato a farlo, quando te ne sei andato. Cos'ha detto la polizia riguardo alla tua assenza?»
Per la seconda volta Lukas temporeggiò, ma alla fine confessò la menzogna. «Stella ha detto che mi trovavo a casa con voi.»
«Cosa?» domandò Margit, stupefatta. «Ha mentito.»
«Già.»
«E tu non hai detto nulla?» aggiunse, mormorando.
Lukas scosse il capo. «Non ho fatto nulla di male e poi... non ho ucciso io il tuo ex marito! Quei due stronzi di investigatori sono convinti che io abbia a che fare con gli omicidi del killer della luna piena, ma non è così! Io sono soltanto io, mamma.»
Margit restò in silenzio.
«Tu mi credi, vero?»
«Non voglio perderti, Lukas», ammise la madre. «Qualunque cosa tu abbia fatto. Non voglio che tu vada via, che tu debba scappare.»
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
Hombres LoboNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...