Mi Pento Sempre Troppo Tardi

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Ci trucchiamo e prendiamo i telefoni. -Pronta?- mi dice Alexia. Annuisco e apro la finesta per uscire da lì. -Usare la porta no?- dice. -Sinceramente la porta è per persone normali, e io non sono una persona normale-. Salto giù. Atterro a piedi pari e faccio segno ad Alexia di scendere. Salta anche lei, ma atterra in modo pessimo.
-NON PROVARE A DIRE NIENTE, tu fai pratica ogni giorno!- dice arrabbiata. Ci fissiamo, poi scoppiamo in una risata così rumorosa che il vicino, un vecchio scorbutico, ci urla -Potete fare silenzio?! Che ragazzacce! Ai miei tempi le donne stavano in cucina o in salotto a cucire! Non uscivano con vestiti osceni!-.
Lo guardo e rispondo -Avrò anche un vestito osceno, ma almeno non sono come le puttane che paghi per venire a casa tua-.
Tocco la spalla di Alexia e le dico di andarcene. Annuisce e iniziamo a camminare. Dopo pochi isolati arriviamo a casa di Alina. Si capisce subito che li c'è una festa. La musica si poteva sentire anche dalla casa di riposo. Fuori, in giardino, ci sono moltissimi ragazzi e ragazze. Tutti sono vestiti come se dovessero andare in discoteca. Speravo fosse così, altrimenti mi sarei sentita una troietta con questo vestito. Perché mi pento delle mie scelte all'ultimo?
-Dai, entriamo!- urla Alexia, visto che, anche se la distanza fra la festa e noi è di due case, non riusciamo a sentire ciò che ci diciamo. Faccio di sì con la testa e andiamo in contro alla villa.

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