Capitolo 19. (parte seconda)

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Era diventata una frustrazione la mia,
non fumavo per il semplice gusto o piacere, ma fumavo quelle due, tre, quattro sigarette che mi bruciavano i polmoni e anche le labbra, arrivato al filtro.
Non conoscevo la 'sigaretta del piacere' o quella del 'post-caffè', perché le mie accompagnavano sempre e solo i miei tanti dubbi e pensieri sottosopra, mai un caffè.

Ad ogni tiro ripeto sempre che è l'ultimo e ormai ad ogni tiro mi manca il respiro,
ma continuo a fumare e questa volta senza neanche l'intenzione di voler smettere.

Mi lascio cadere senza forze sul divano, massaggiandomi la fronte e sbuffando.
Quella telefonata avrebbe dovuto tranquillizzarmi e invece ha aumentato solo di più le mie insicurezze.
Francesco non è mai sparito senza un motivo dalle mie giornate e questo mi preoccupa, ma il fatto che abbia provato a mettersi in contatto con me e non ci sia riuscito dovrebbe tranquillizzarmi?
Non sembra.

Troppo preso dalle mie domande non mi accorgo di Ermal che si siede affianco a me sul divano, scompigliandomi il ciuffo per attirare la mia attenzione.
Gli sorrido, un attimo dopo affondo nelle sue braccia appoggiando il viso sul suo petto.
In tutto ciò, mi ero dimenticato quanto fosse bello svegliarmi con lui al mio fianco e stavo dimenticando la dose di effusioni mattutine.
Gli bacio il collo ripetutamente facendolo sorridere, mentre le mie mani giocano e carezzano i suoi pettorali da sopra la maglietta.
Mi ero proprio dimenticato cosa si provasse.

-Sei preoccupato?- la sua voce è un sussurro sulla mia fronte, mi limito ad annuire debolmente sbuffando ancora e stringendo di più la sua vita tra le mie braccia.

-Dai Fabri me l'hai detto tu che almeno ha provato a contattarti. Magari non prende e basta, mh?-

La sua voce e il suo tocco sono un calmante per il mio nervosismo, mi faccio cullare ancora un po' dalle sue dita tra i miei capelli annuendo ad ogni sua parola e il suo respiro contro il mio viso mi fa quasi riaddormentatare, ancora immerso nell'incavo del suo collo.
Poi, la vibrazione improvvisa del mio cellulare mi costringe ad alzarmi di colpo dal divano e staccarmi dal suo corpo per afferrare quell'aggeggio.

Le mie dita scorrono veloci sulla schermata di blocco e una volta scomparsa, apro subito la casella messaggi dove ce n'è uno nuovo appena ricevuto, da Francesco.
Sorrido e mi agito contemporaneamente poi lo leggo ad alta voce, per far sentire anche ad Ermal che aspetta notizie alle mie spalle.

- "Ciao Fabrì, scusami se non ti ho risposto, ma guidavo e il segnale non prendeva bene. Ti va se ci vediamo dopo? Passo a prendere Anita a scuola e vengo da te." -

Guardo Ermal dopo aver finito di leggere e la mia voce sembra rilassarsi ad ogni parola pronunciata, anche lui si rilassa vedendomi più tranquillo, infine mi sorride invitandomi di nuovo tra le sue braccia.
Non ci metto molto ad accettare quell'invito e in poco tempo sono di nuovo a torturare il suo collo, tra baci e morsi.

-Fab.. mi dispiace interromperti, ma Anita ha scuola, è tar-di..-

Questa mattina il mio 'ancora cinque minuti' lo uso per continuare a godermi il suo corpo e le sue attenzioni, non per restare a dormire a letto. Non mi perdo nemmeno uno dei suoi sospiri e gemiti causati dalle mie labbra, continuo a carezzargli il ventre con le mani ruvide, ma mi stacco controvoglia quando Anita comincia a chiamarmi a gran voce dall'altra camera.
Mi guarda, adesso, insoddisfatto facendomi ridere di gusto, gli lascio un bacio sulla guancia e uno sulle labbra prima di raggiungere la piccola.

-Continuiamo dopo.-

Poi sparisco nell'altra stanza, ma prima di girare l'angolo mi godo la sua immagine steso sul divano con il ventre scoperto, le labbra arrossate e un'aria minacciosa in volto, tutta per me.
Sorrido per quello camminando nel corridoio, mi era mancato tutto di lui.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora