Capitolo 20.

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Sono ancora scombussolato mentre continuo a leggere quel messaggio sullo schermo del cellulare.
Invece di concentrarmi su Fabrizio, a terra con lo sguardo perso nel vuoto della camera, sono assorbito da un senso di malessere interiore e inizio ad avere la pelle d'oca.
Tutta questa storia mi sta spaventando su vari livelli.

Mi basta chiudere gli occhi per farmi assalire da un grande senso di impotenza. Sapevo quanto potessero essere pericolosi i molestatori, inevitabilmente i ricordi di mio padre riaffiorano nella mia mente e il panico prende di nuovo il sopravvento.

Cosa dire? Cosa fare? Steve aveva fatto del male a Francesco? E perché era ancora qui? E perché con Anita, perché adesso?
La testa mi scoppia perché troppo piena di domande, a cui soltanto io avrei dovuto dare una risposta, Fabrizio non sarebbe dovuto intervenire questa volta.
Nonostante il panico, l'ansia e i vari sentimenti contrastanti, tenere Fabrizio lontano da questa situazione è la scelta giusta.

Non posso parlargli di Steve, dei miei timori, di quella volta in cui mi strinse il polso troppo forte, non posso dirgli di Anita,
non posso farlo.

O almeno l'idea è quella.

Fabrizio ha la testa china e riesco a sentire i suoi lunghi sospiri, le sue mani non tremano più e solo dopo quelli che sembrano interminabili minuti alza lo sguardo puntandolo nel mio, il colorito pallido e le guance già bagnate.

-Chi ti ha scritto Ermal?-

Ero stato stupido a pensare che in questi giorni, con l'assenza di Francesco, le chiamate senza risposta e le continue stranezze, Fabrizio avrebbe giustificato il tutto con semplici coincidenze.
Aveva capito dall'espressione sul mio volto in diverse occasioni che c'era per forza qualcosa che non andava, inevitabilmente gli avevo trasmesso le mie paure e adesso lui me le stava semplicemente estorcendo con le pinze.

-No..Nessuno..-

Non è facile fare un discorso di senso compiuto quando si è in panico, rischi di balbettare o bloccarti nel mezzo.
Quando quegli occhi ti scavano dentro e lo continuano a fare finché non gli hai detto tutto, veramente tutto.

-Non mentì Ermal, non ora.-

Mani che iniziano a tremare, stomaco sottosopra e conati improvvisi, una lacrima scende lungo la mia guancia e provare a pronunciare parole è così difficile, così inizio solo a balbettare.
Fabrizio ormai si è alzato da terra e con aria decisa continua a fissarmi, aspettando una risposta che non riesco a dargli, così evitando il suo sguardo gli porgo il telefono con mani tremanti.

Legge quel messaggio per quella che mi sembra un'eternità e solo dopo mi parla ad un certo punto, alzando il mento e agitando in aria il telefono, con un tono di voce calmo e allo stesso tempo distrutto.

-Perché non me lo hai detto?-

Provo a parlare, ma dalla mia bocca esce solo aria e così agito la testa, negando.
Lui sbuffa e continua a parlare come se non si fosse nemmeno accorto della mia difficoltà nel parlare.

-Cazzo Ermal, perché non mi hai detto che Steve non era partito?-

La sua espressione è dura, arrabbiata, ma non si avvicina a me.

-Perché non lo sapevo nemmeno io, non è successo nulla tra di noi l'ultima volta, ti giuro! Abbiamo solo parlato. -

Le parole escono finalmente, ma quando incontro il suo sguardo truce, le ultime muoiono di nuovo in gola.

-E che avete detto, mh? -

-Gli ho detto che non sarei partito con lui, ma andai comunque all'aeroporto perché volevo lo stesso andare da qualche parte. Francesco venne a fermarmi e poi sono corso da te. Steve non l'ho più visto da quella sera..-

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora