Blackout

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La mattina seguente, mi trascino svogliatamente fino in ospedale.

Questa routine sta diventando monotona e noiosa, è la prima volta in vita mia che mi ritrovo a desiderare di andare a scuola.

Le ante dell'ascensore si aprono ed io ritorno nel reparto pediatrico. Un bambino mi salta addosso, lo afferro e lo stringo alla vita. Sorrido dolcemente e gli stampo un bacio sulla fronte.

«Come stai, Dean?» Lui scrolla le spalle, poi batte due dita sul polso e mi indica. «Io bene, grazie.» Sorride e lo metto giù, così posso dedicare tutta la mia attenzione a Wendy L'Infermiera. Le domando dove si trova Junior e lei, dal balcone, alza le braccia, dove tiene il bambino che, tanto per cambiare, dorme. Lo prendo tra le mie e non posso non guardarlo, così beato e felice.

Un rumore e la mia attenzione viene rapita da Billy che esce dalla sua stanza, trascinando i piedi assonnata e per la prima volta assisto a come le resettano la mente di mattina.

«Cosa ci faccio qui?» domanda, guardandosi intorno confusa. «Chi sei?» chiede a Wendy L'Infermiera che si avvicina a lei cautamente.

«Mi chiamo Wendy, tesoro. Ti hanno portata qui dall'ospedale civile questa notte, domani vedrai i tuoi genitori.»

Billity sembra rasserenarsi. Si guarda intorno, poi annuisce e Wendy le sorride. Come sarà oggi? Stronza o estremamente dolce?

Si avvicina a me e si appoggia al bancone. «Tu sei?» Sorride, mostrando i denti perfettamente dritti e bianchi.

«Mi chiamo Luke, lavoro qui, Billy.»

«Come conosci il mio nome?» aggrotta le sopracciglia, creando una rughetta fra di esse adorabile.

«Perché io sono tuo padre» rispondo, utilizzando il tono più possibile simile al tizio di Star Wars.

Non ho mai guardato Star Wars, ma a scuola Mikey lo cita in alcune occasioni, come la famosa frase di "Luke, io sono tuo padre" e me l'ha ripetuta così tanto che mi esce dalle orecchie.

«Bel padre di merda se mi hai abbandonata qui» dice alzando un sopracciglio. Mi sento come se il suo dolore fosse palpabile. Magari non può ricordarlo, ma ormai il suo corpo deve sentire la mancanza delle carezze di suo padre, degli abbracci di sua madre e dei baci sulla guancia di suo fratello. Si chiama Will, l'ho letto nella sua cartella.

«Lui è Luke Junior» le presento il bambino, con un cenno delle braccia. «È lieto di fare la tua conoscenza, ma non può dirtelo.»

«Non sei un po' giovane per essere padre, Luke?» Ora è lei ad aver azzeccato il mio nome al primo tentativo.

«In realtà, non è ancora mio figlio. Devo aspettare di raggiungere la maggiore età, trovare un lavoro, mettere su casa e poi lo adotterò, possibilmente entro domani.» Annuisco e lei annuisce.

È diversa, totalmente diversa da come l'ho conosciuta. Ora è solare, sembra quasi che il cancro al cervello non la scalfisca. Mi guarda con occhi diversi, vede in me qualcuno di cui può fidarsi.

Così, non mi ricordo nemmeno quando l'ho deciso e se ho deciso di deciderlo, colgo l'occasione per ferirla. Giocare con lei. Poso Luke fra le braccia di Wendy e poso due dita sotto il mento di Billy, sopra la pelle liscia e pallida.

«Sei mai stata sulla ruota panoramica?»

***

Il Luna Park è pieno di persone della nostra età. Billy mi stringe la mano, non è più abituata a stare in mezzo alla gente.

Convincere Wendy a firmare il permesso è stato molto difficile. Ho dovuto usare la carta della pietà, dirle che non vede il sole da chissà quanto e che la aiuterebbe, secondo me. Bugia.

«Con quale giostra vuoi iniziare?» le domando.

È quasi il tramonto eppure il Luna Park che monta in questo mese dell'anno tutti gli anni è già pieno zeppo di gente. Si trova su una piazza vicino agli scogli, noi del posto la chiamiamo la Piazza delle luci notturne, perché di solito vi sono lunghi fili di luci che pendono da un lampione all'altro, come stasera. Sono già accese e come al solito donano al posto un non so che di romantico.

Sento la presa delle sue dita contro le mie stringersi, mentre un uomo abbastanza robusto la spintona per passare. Deve sentirsi protetta, ma cerco di tenere un'aria noncurante.

«Iniziamo subito con la ruota, così...» e si blocca. Così saremo alla luce del tramonto, romantico.

Annuisco e ci mettiamo in fila. La coda è lunga, ma manca si e no una buona mezz'ora al tramonto. Non mi molla la mano e non esagero se dico di non sentirmi più le dita. Quando arriva il nostro turno, pago due giri e lei mi ringrazia, perché i pochi soldi che ha le serviranno quando uscirà dall'ospedale. Allora mi viene spontaneo chiedermi Chi le paga tutte queste cure? Nessuno, ovvio. Però...

Faccio salire prima lei, aiutandola con una spinta sulle braccia, poi salgo io e la ruota panoramica prende il via.

Il paesaggio intorno a noi si muove lentamente, mentre saliamo sempre di più. Lei si avvicina ancora a me e io le passo il braccio sulle spalle.

«Le porti spesso qui le ragazze, per rimorchiarle?» Scuoto la testa soffocando una risata. Guardo l'orologio: sono le nove, il sole sta precipitando nell'acqua, in lontananza, colorandola di giallo, rosa e sfumature arancioni, mentre il cielo e le sue nuvole bianche prendono tonalità più scure.

Solo quelle che a mezzanotte non si ricorderanno di nulla, vorrei dire. Ma mi limito ad una frase efficace che la fa arrossire: «Di solito faccio cose meno romantiche.»

Mentre guardiamo il mare di fronte a noi, lei poggia la testa sulla mia spalla, ma un rumore secco e un botto alla nostra carrozza ci fa cadere in avanti. La prendo appena prima che possa volare giù dai sedili, poi mi

sporgo un po' e mi scappa un'imprecazione. Le luci del Luna Park si spengono, a illuminare ciò che ci circonda c'è quella luce fioca di quel che resta del sole.

Solo una parola rimbomba nella mia mente, mentre mi sale il panico.

Blackout.

FAVIJ

Ciao dolcesse, scusate la pausa che mi sono presa, ma ora si riparte!

Vi chiederei di seguire Herie_Scrive, dove sto pubblicando una storia a quattro mani davvero coinvolgente. Io la amo e ce la sto mettendo tutta per farne uscire qualcosa di decente.

Nel prossimo capitolo, lascerò un po' di pubblicità quindi lasciate un commento QUI con la storia che volete che pubblicizzi e vedrò cosa posso fare. (Passerò io stessa a leggere)

Grazie per tutto quello che fate per me, spero che questa storia vi stia prendendo.

Leggete tutte Connect è invitate chiunque a seguirmi (anche il vostro cane, perché no)

ora vi lascio con un grosso bacio e tanto amore. Siete tutto per me.

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