Era la fine, la fine di tutto.
Ma sia il ragazzo, sia il suo fedele servitore non si sarebbero mai aspettati un epilogo del genere.
Con il demone ferito mortalmente, da una falce della morte che aveva già conosciuto le membra demoniache molto a fondo.
Il tutto condito da molto sangue e altri morti sparsi per l'entrata principale della magione Phantomhive.Il giovane corse verso il demone, che era crollato a terra privo di forze, ringhiava...
Già, ringhiava di dolore quella creatura che poche volte si era mostrata per come era veramente.
In quell'occasione lo aveva nuovamente fatto, solo per poter sprigionare più potere.
Ma forse, entrambi, sapevano che il demone era ormai indebolito dalla fame, e che quindi, ben poche erano le probabilità che vincesse contro uno Shinigami tanto forte.Il tredicenne si morse il labbro inferiore, maledicendosi di aver dato quell'ordine, quell'ordine tanto stupido, che aveva condotto il proprio demone a fare un attacco suicida.
-Sebastian! Maledizione... Come ti sei ridotto?! -
Nascose la sua preoccupazione dietro ad uno strato spesso di rimprovero.
Non voleva mostrarsi debole di fronte a lui, anche in quella situazione.- m-mi sta... Sgridando Signorino? -
Mormorò il demone, che prese poco dopo a dare due colpi di tosse che spinsero sulle sue labbra un buon quantitativo di sangue denso, che colò dagli angoli.
Prese infine un respiro rauco, accompagnato poi da un altro ringhio.
Strano, troppo strano per il demone sentirsi così: debole, stanco e forse assonnato.
Non aveva mai dormito davvero da quando si ricordava, ai demoni non era concesso un privilegio simile, ma eccolo, in quel momento , la stanchezza e la voglia assurda di chiudere gli occhi.Il Signorino gli pulí gli angoli della bocca in un gentile, ma allo stesso tempo, inconsueto gesto.
Il demone sgranò gli occhi, illuminati di rosso, dalla sorpresa, ma passò giusto qualche millesimo di secondo prima che accettasse quel strano contatto fisico.Erano... Coccole?
Forse, ma entrambi ignoravano quella possibilità, forse per evitare la consapevolezza che in realtà era un loro desiderio: toccarsi, accarezzarsi...
Probabilmente ancora qualche attimo ed entrambi si sarebbero pentiti amaramente nel non aver ammesso prima di albergare un sentimento così tanto più grande di loro:
Da una parte per l'immaturità, dall'altra per non aver mai compreso i sentimenti umani.Ormai era tardi, quello che per tre anni era stato il maggiordomo perfetto, stava lottando contro le proprie ferite per poter rimanere lì con il proprio padroncino.
Quel ragazzino, tremante, prese a far sgretolare quella barriera di rigidità e compostezza, vedendo ormai il suo Sebastian intento a reggere solo qualche secondo di più.
Prese a piangere, silenziose lacrime solcarono le sue guance mostrandosi debole, dopo tanto tempo, di fronte al proprio fidato servitore.Gli occhi attoniti dei pochi presenti si poggiarono su loro due, ma, ormai, al ragazzo non importava più nulla.
"t-ti ordino... Di non morire."
Il maggiordomo sorrise amaramente a quelle parole, non poteva...
Non poteva adempiere a quel nuovo ordine, aveva già fallito nel finire a terra privo di forze, il tentare di cacciare quel strano desiderio di dormire, proprio in quel momento, gli era impossibile.La creatura schiuse appena le labbra, mentre una sua mano tremante raggiungeva la guancia del suo contraente.
Un lieve rantolo uscì dalla sua bocca, prima che riuscisse a dire qualcosa.-N-non si preoccupi...
S-sarò sempre c-con lei... -Il giovane si sentì colpito nel profondo, no, sapeva bene che non era così.
Non voleva, non voleva rimanere ancora solo.
Sebastian era diventato tutta la sua vita, era stato grazie a lui che era ritornato a vivere.Il maggiordomo prese a sorridere dolcemente al giovane, sorriso che il suo contraente avevo visto ben poche volte, e forse solo in quel momento poteva capire cosa significasse davvero, intanto, anche se con movimenti pigri e stanchi,il demone accarezzava quella guancia tanto perfetta inumidita dalle lacrime.
Sembrò un'eternità, quella manciata di secondi che i due trascorsero così, silenziosi, a guardarsi negli occhi, come a non voler dimenticare entrambi le iridi particolari dell'altro.
A scrutarsi, a sentire di essere solo loro due in quel posto di morte.
A tentare di dire parole mai dette, forse nell'ultimo gesto disperato, nell'ammettere quel sentimento tanto grande.
Ma entrambi tacquero, nella paura di sbagliare, di farsi odiare...Il braccio di Sebastian crollò sul pavimento con un lieve tonfo, non riuscendo più a reggere, gli occhi si chiusero strizzandosi, insieme al resto del viso, in un'ultima smorfia di dolore.
Il Signorino accorse a reggergli la testa con una mano, mentre con l'altra accarezzava la guancia del suo maggiordomo, consapevole che sarebbe stato l'ultimo momento insieme.
Poco dopo il corpo del demone prese a diventare molle , quasi appiattendosi al suolo, arrendevole alla forza di gravità.
L'ultimo respiro uscì dalle labbra appena schiuse, da un viso finalmente rilassato.Sembrava finalmente riposarsi.
Il demone aveva ceduto a quel sonno a lui per nulla familiare.Il giovane rimase silenzioso, non avrebbe urlato, non lo avrebbe chiamato, non avrebbe fatto scenate.
Poggiò semplicemente, in modo delicato, la testa sul petto ormai fermo del suo demone, come ad aver paura di fargli male.
Pianse ancora, stranamente pregando di poter, in qualche assurdo modo, ritrovarsi insieme a lui, in una vita diversa.Spazio autrice-
OK! Salve, piacere sono Noe.
Spero che, anche se dolorosa, questa oneshot vi sia piaciuta.
È la prima volta che scrivo in modo serio su wattpad, o in generale, su qualsiasi piattaforma simile.
Se avete consigli / richieste da farmi commentate pure.Penso proprio che farò altre Sebaciel angst e non, purtroppo questo genere mi piace particolarmente.
La scena é ambientata proprio negli ultimi capitoli usciti recentemente del manga (ecco perché non viene nominato il nome del Signorino), tentando comunque di non fare Spoiler.
Grazie mille per aver letto, alla prossima!
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Non doveva finire così - Sebaciel- Black Butler
Short Story"Sembrò un'eternità, quella manciata di secondi che i due trascorsero così, silenziosi, a guardarsi negli occhi, come a non voler dimenticare entrambi le iridi particolari dell'altro."