Volse il viso di fronte al mio, nell'oscurità riuscivo a vedere solo il luccichio dei suoi occhi. Sembravano due stelle nel cielo.
R.D.
Ero dimagrito parecchio e i capelli mi arrivarono oltre la metà della schiena. Vestivo con tutto quello che capitava: magliette di ogni colore e misura; pantaloni bucati e non; maglioni infeltriti; scarpe con la suola quasi inesistente... tutti capi recuperati grazie a donazioni ricevute dalle parrocchie.
Il cappotto di Filippo era diventato solo un brutto e lontano ricordo. Fui felicissimo quando quel giorno Cecilia mi disse:
«Guarda che il cappotto l'ho regalato a un barbone. Non ti dispiacerà, vero?»
«Dispiacermi? Ma che sei matta?»
Risposi ridendo.
Era quasi carnevale e stavamo ritagliando i quotidiani in tanti pezzettini piccolissimi, per usarli come coriandoli, quando Raffaele tornò a casa con una chitarra. Era una EKO-FOLK a sei corde, nera, come quella che ai tempi, usava Edoardo Bennato.
«Tieni...»
Mi disse.
«Te la regalo!»
Sorpreso, lo guardai incredulo.
«Non hai detto che la sai suonare?»
Cecilia sorrise...
«Prendila. Raffaele ha detto che te la regala...»
Pensai fosse uno scherzo di carnevale.
«Ma... Sicuro?»
Chiesi a Raffaele.
«Certo! E' tua!»
«Ma... Dove l'hai presa?»
«Era mia. Ma sono negato! Sono andato a prenderla a casa dei miei vecchi.»
Mi convinsi che diceva sul serio.
«Beh... Allora... Grazie!»
La presi in mano per controllare subito le corde; era scordatissima e provai a riaccordarla. Raffaele mi diede anche un plettro e così, cominciai ad accennare qualche giro armonico. Cecilia s'improvvisò cantante. Accompagnata con un giro di sol, intonò le prime strofe di Sapore di sale di Gino Paoli e poi, sempre con lo stesso giro armonico, ci ritrovammo a cantare tutti insieme La gatta, sempre di Gino Paoli. Dal corridoio giunse una voce modello trombone... era Pino, che nel frattempo era rientrato a casa con una pagnotta di pane enorme.
Alla fine, il solito mi-cantino si ruppe.
«Dai...»
Disse Raffaele.
«Appena avremo qualche soldo compreremo delle corde nuove.»
«Comunque... Sei bravo!»
Mi disse Cecilia.
«Anche tu.»
Risposi.
«Hai una bella voce.»
«Non era la mia voce! Era quella di Pino!»
Scoppiammo tutti in una sonora risata.
La casa di Cecilia era il ritrovo di tutti, specialmente durante l'inverno. La maggior parte della giornata si trascorreva in giro per Milano, alla ricerca, come ho già detto, di qualsiasi cosa utile. Il ritrovo per eccellenza però, era il parco. Ci si riuniva sempre al solito posto per scambiare sigarette, cibo, soldi, vestiti, erba... e inoltre, si trascorrevano ore e ore a parlare di ogni esperienza, vissuta o ancora da vivere... Cantavamo, suonavamo, ballavamo, ascoltavamo musica, giocavamo a palla. La vita sembrava bellissima, anche se colma di difficoltà, ma l'entusiasmo che regnava sovrano in tutti noi era incredibile; ci sentivamo liberi, leggeri e pieni di vitalità. Se qualcuno aveva un problema, di qualsiasi genere, diventava il problema di tutti e ci si aiutava a vicenda per superare ogni ostacolo. Questa era la filosofia di vita degli Hippy.
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Una vita da inventare
Fiksi UmumTratto da tante storie vere. In questo romanzo ho creato un personaggio unico (che definisco: "io") mettendo insieme le vicende di alcune persone che non hanno mai avuto occasione di incontrarsi tra loro. I personaggi e gli eventi di questo raccont...