pink triangle

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Ero appena sceso dal treno, non sapevo dove mi trovavo. Avevo fame, sete, freddo, sonno,... ma tutto questo non importava, volevo solo vederlo per un'ultima volta. C'erano tanta agitazione e movimento attorno a me, donne, uomini e bambini che piangevano disperati, famiglie che si salutavano probabilmente sapendo quale sarebbe stata la loro sorte. Solo 10 di tutte le 900 persone che avevo intorno sarebbero uscite vive, ma io ancora non lo sapevo, non sapevo cosa aspettarmi, in quel momento pensavo solo a Louis. Lo cercavo ma era troppo affollato. Dopo pochi minuti sentì una SS urlare. Non era solo una, erano tante e non capì come, ma riuscirono a zittire e fermare tutta la folla per pochi secondi. Poi iniziarono a dare direttive: donne, anziani e bambini da una parte; uomini dall'altra. Ancora nessuna traccia di Lou. Iniziai a vedere la gente che piangeva, leggevo la disperazione negli occhi della gente e delle famiglie che si stavano separando. Le SS velocizzarono il processo iniziando a picchiare gli uomini che ci mettevano troppo tempo a salutare le loro famiglie. Dov'ero finito? Perché Dio credeva che mi meritassi tutto ciò? Io volevo solo amare il mio uomo e ora mi ritrovavo solo circondato da odio. Mi misi in fila diligentemente, non volevo ricevere percosse. Stavo congelando. Tutto d'un tratto iniziammo a muoverci, entrammo in un campo contornato con del filo spinato. Sul cancello all'entrata era presente una scritta che ai tempo non compresi "Arbeit macht frei". Ora invece la capisco: il lavoro rende liberi. Solo al pensiero di quella scritta mi tornano i brividi.

Passarono 3 giorni, ero sempre più confuso e spaventato. Mi avevano dato un pigiama con scritto un numero: 295 463. Vicino al numero c'era un segno: un triangolo rosa con sotto un pallino nero. Solo ora so cosa significa: omosessuale costretto hai lavori forzati. Dunque mi trovavo in un campo di lavoro, me n'ero accorto. Erano passati solo tre giorni e già avevo delle piaghe ai piedi allucinanti e pativo la fame. Tutti credono che gli ebrei lì dentro siano quelli messi peggio, ma nessuno sa come ci si sente ad avere il triangolo rosa. Perché non vieni giudicato solo dalle SS e tutti gli stronzi che ti tengono li, ma vieni giudicato anche dai tuoi compagni di lavoro. Facevano apposta a farmi cadere e a farmi stare da solo nei lavori a coppie così da prendermi sempre io le percosse. Inoltre erano davvero in pochi ad indossare il triangolo rosa. Solitamente, la maggior parte, aveva o quello rosso (politici) o la stella di Davide. Non avevo ancora visto Louis e iniziavo a preoccuparmi. La notte ero in un blocco con 150 brandine e 250 persone. Avevamo circa una brandina per 2, dunque 60 centimetri di spazio. La notte era terribile, a causa della mia omosessualità venivo picchiato anche dai miei compagni di blocco perché non volevano dormire vicino a me, non capivo dove trovassero le forze.

Le mie condizioni erano pessime. Ero distrutto moralmente e fisicamente. Ero come una bestia, senza vestiti, senza nome, sporco. Avevo solo il mio numero a distinguermi da tutti gli altri ammassi di ossa. Avevo bisogno di Lou e oggi sarei andato in infermeria perché non potevo lavorare in queste condizioni.

Dopo la visita dal dottore del campo sono stato subito ammesso alle cure, così potevo risparmiarmi di lavorare per un po' di giorni. Tutti sapevano quanto era rischioso andare all'ospedale del campo: se secondo i dottori non mi sarei ripreso in al massimo un mese sarei finito nelle camere a gas. Ero felice di avere qualche giorno di riposo, e avevo ancora speranza nel trovare Lou, eravamo arrivati qui insieme, non poteva essere lontano. Ero ostinato a trovarlo così mi misi a cercare per tutta l'infermeria e a urlare il suo nome.

"Suchst du deinen Freund? Hahaha, geh weg." (Cerchi il tuo ragazzo? Vattene). Non capivo cosa mi stavano dicendo ma sapevo che mi stavano insultando e prendendo in giro. Non riuscivo a trovarlo, credevo di stare sprecando le mie forze e stavo per rinunciare. Finché dopo pochi minuti di ricerca lo vidi. Era lui. In un angolo vicino alla porta nella fila di brandine più alte c'era l'uomo che stavo cercando.

"Lou? S-sei tu?" Dissi sussurrando e avvicinandomi a lui. Non mi sembrava vero, credevo fosse un'allucinazione, frutto della mia crudele mente.

"Shh. Sta zitto."

Dachau ♡larryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora