LA LEGGE

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Era primavera inoltrata quando Giulio si presentò alla Questura di Milano.

Gli dissero che avevano ritrovato suo figlio, ma che era in carcere, in attesa di giudizio. Essendo ancora minorenne, anche se per pochi mesi, era subentrato il Giudice Tutelare che aveva iniziato gli accertamenti. Il Giudice aveva preteso un confronto per il riconoscimento e per questo motivo aveva sollecitato l'incontro avviando le procedure legali. Purtroppo però, la faccenda si era complicata perché il ragazzo aveva percosso un Pubblico Ufficiale e fino a qualche giorno prima, si era rifiutato di dare le proprie generalità.

Giulio aveva denunciato la scomparsa già dal novembre dell'anno precedente, ma una volta arrivato in quella sede, venne anche a sapere che suo figlio aveva rivelato i maltrattamenti subiti e che non era intenzionato a tornare a casa.

Quando il "delinquente" ammanettato entrò nella stanza, Giulio lo fissò sbalordito. Quasi non lo riconosceva più. Era magrissimo. I capelli, raccolti in un'unica coda, percorrevano l'intera schiena e il viso era diverso, coperto da un filo di barba.

«Allora... E' suo figlio?»

Chiese il Giudice.

«... Sì. E' mio figlio.»

Rispose, dopo un po'.

«E' tuo padre?»

Il delinquente fece cenno di sì.

«Bene. Portatelo via.»

Disse il Giudice ai due Agenti.

«Si sieda, prego. Devo farle alcune domande... Lui è l'assistente sociale che sta seguendo suo figlio.»

Continuò, rivolgendosi a Giulio.

«Piacere.»

Mi arrestarono dieci giorni prima.

Era da più di un mese che andavo costantemente in Piazza Duomo. Mi mettevo sempre allo stesso posto (appoggiato a una colonna davanti alla Rinascente) e suonavo la chitarra e l'armonica a bocca. Dentro la scatola davanti ai miei piedi ci trovavo sempre, all'incirca, Cinquemila Lire. Era un bel bottino a quei tempi! Riuscii a racimolare quasi Centomila Lire in un mese!

Grazie alle lezioni di musica di Cecilia (che per me furono gratuite, ovviamente) ero diventato bravissimo e conoscevo a memoria tantissime canzoni. Suonavo un po' di tutto, pezzi dei Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Deep Purple, Bennato, Neil Young, Cat Stevens e tanti altri... La gente si fermava ad ascoltare e, ogni volta che terminavo una canzone, applaudiva sganciando qualche centinaia di Lire nella scatola. A suonare ci andavo da solo, non avevo un compagno di musica anche perché Ceci (cominciai a chiamarla così) era sempre impegnata a dare lezioni a domicilio ai suoi pupilli (i suoi alunni). Aveva molti clienti e stava mettendo da parte i soldi per ricominciare a frequentare il Conservatorio.

Quando tornavo a casa, la trovavo sempre sdraiata sul letto, a pancia in giù a studiare. Aveva acquistato dei libri di Storia della Musica; si stava già portando avanti con il programma del Conservatorio.

Nel frattempo, io pulivo la casa e mi dilettavo in cucina. Mi destreggiavo bene con i primi piatti: bollivo gli spaghetti fino a metà della loro cottura, li scolavo mantenendo un po' dell'acqua che aggiungevo prontamente al sugo, riversavo la pasta nel condimento, alzavo la fiamma e portavo a termine la cottura.

Una vita da inventareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora