Cap.37

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28 gennaio, 00.53

Levi

Avrei voluto avere la possibilità di pensare ad un piano per uccidere Kenny e il demone, ma non ce ne fu il tempo.

Chiaramente, ai cittadini vendicativi non andava a genio stare sotto la pioggia scrosciante in pieno inverno, ma era palese che a Kenny non importasse.

- Complimenti per la recitazione, Jeager. Davvero.

Ci voltammo entrambi verso di lui, una sagoma scura contro la luce emanata dalle auto.

In meno di un secondo, con un'intesa incredibile, ci lanciammo entrambi contro di lui.

Volevo veramente ucciderlo, e mettere fine a quella storia una volta per tutte, e sapevo che Eren mi supportava.

Mentre Eren gli saltava addosso buttandolo a terra mi chinai a prendere il coltello che aveva lasciato cadere poco prima tra l'erba.

Non appena individuai le loro sagome coinvolte in un corpo a corpo, mi resi conto che era praticamente impossibile distinguerli uno dall'altro.

Erano un ammasso confuso di pugni, gomitate e bagliori rossi, talvolta verdi, degli occhi.

Stavo per avvicinarmi, ad aiutare Eren, quando lo sentii urlare di dolore.

Fu un urlo straziante e improvviso, che sovrastò il suono della burrasca e dei tuoni.

Fu un suono che parve attraversarmi il corpo da parte a parte.

Uno spruzzo di sangue brillò in controluce, ed una figura cadde a terra all'improvviso.

Mentre, più su, a sovrastare il corpo inerme, brillava un'iride rossa.

Come un carbone ardente sospeso nella semioscurità, che luccicava minaccioso di appiccare un incendio.

Mi feci cogliere da panico. Dalla paura di vedere Eren morto se mi fossi avvicinato, dalla paura di dover fronteggiare Kenny da solo.

Ebbi paura, una paura che non avevo mai provato prima.

E desiderai uccidere Kenny. Spegnere quello schifoso rosso fuoco una volta per tutte.

Qualsiasi cosa avesse fatto ad Eren, doveva pagarla.

Spostai il braccio all'indietro, la presa salda sul coltello.

Sentii il muscoli tesi, il mio respiro.

E lanciai.

L'arma fendette l'aria, con una traiettoria dritta, precisa, infallibile.

E colpì nel segno.

Silenzio.

La pioggia produceva l'unico ruomore attorno a quella scena.

Vidi quell'unico occhio rosso sgranarsi per la sorpresa, e poi crollare in basso, portandosi dietro tutto il resto della sagoma nera.

Caddi in ginocchio, lasciando che la pioggia mi picchiasse forte sulle spalle.

E fissai le due figure stese a terra.

L'avevo ucciso, no?

E ad Eren cosa era successo?

Titubante mi alzai da dov'ero e mi diressi là, dove mi aspettava un'orribile verità.

Eren

Mi fiondai contro Kenny, sentendo un ringhio profondo sorgermi dalla gola.

Lo buttai a terra, pronto a tenerlo impegnato mentre Levi recuperava il coltello.

Lo colpii subito con un pugno ben assestato in faccia, ricevendo in cambio una ginocchiata sullo stomaco.

Tossii prepotentemente. Ma non mollai la presa su di lui.

Ero sul punto di tirare un altro pugno, quando i suoi occhi rossi, scintillanti, si incastrarono nei miei:- Non pensavo che avrei avuto tutta questa scomodità, nel lasciare questo corpo.

Ebbi una frazione di secondo in cui ricordai la voce rimbombante, in quel cinema falso, che diceva:- Sai quanto ci mette un demone come me a prendere il possesso di un altro corpo? Al massimo qualche secondo.

Sentii un tuffo al cuore, un attimo di puro terrore nel sapere ciò che stava per accadere.

Scattai lontano da Kenny, ma era troppo tardi.

Un dolore squarciante mi attraversò il corpo, ogni muscolo, ogni nervo, ogni singolo osso, come se volesse distruggerli da dentro.

Fui lontanamente consapevole di aver urlato.

Sentendo il mio corpo che quasi cedeva sotto il peso della volontà del demone al completo.

Ma non ostante questo, non caddi.

Ed invece con chissà quale frammento tagliente trovato per terra sul momento, colpii Kenny l'ultima volta.

Levi aveva detto che voleva ucciderlo. Che era la cosa migliore da fare, ed io lo feci.

Avvertii il sangue che schizzava nell'aria, ed il suo corpo che cadeva a terra.

Con un dolore dilaniante, ed una concentrazione fuori dalla norma per tenere a bada la forza distruttiva che mi si contorcva dentro, ero sul punto di voltarmi verso di Levi.

Ma non potei farlo.

In tutto il dolore che avevo dentro, una vaga sensazione di pizzicore, arrivò dall'esterno.

Poi crollai a terra.

Senza capire cosa fosse successo.

Senza dare a Levi la possibilità di vedere altra metà del mio volto, quella che, di profilo, nascondeva un occhio di un verde brillante.

Scivolai giù, verso la terra e verso l'ombra.

Sentendomi più leggero mano a mano che tutto scompariva.

Solo in seguito mi resi conto di un fatto incredibile e quasi strano, fu una cosa che capii a scoppio ritardato, quando ormai non sentivo più la pioggia ne l'erba:

Il lieve dolore che era arrivato dall'esterno, era stato procurato da un coltello.

Il coltello che Levi aveva raccolto.

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