Capitolo 75

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12 luglio 2013

Ore 8.20

Lukas fermò l'auto nel parcheggio dei dipendenti del supermarket, scese insieme a sua madre e lasciò che la donna proseguisse verso l'ingresso posteriore dell'edificio. Restò per alcuni istanti accanto al pick-up, guardandosi attorno. Era alla ricerca di due veicoli: il Ford Transit nero e la Golf blu. Il primo non sembrava essere nei dintorni, mentre la seconda, ne era certo, se avesse cercato per qualche altro momento, sarebbe magicamente apparsa a margine di qualche strada. E così fu.

La Golf stava in un parcheggio cinquanta metri più indietro, dall'altro lato della via e Lukas riusciva a distinguere le mani chiare dell'autista, aggrappate al voltante, mentre il volto era nascosto dal riflesso del parabrezza. «Che diavolo vuoi?» chiese a mezza voce.

L'auto uscì dal parcheggio, fece gli abbaglianti e avanzò lentamente di fronte a Lukas. Lui la fissò per qualche secondo, dopodiché sputò a terra con disprezzo, si voltò e seguì sua madre dentro il supermarket.

Una volta dentro si cambiò indossando la divisa: un completo di jeans, una maglietta grigia, una felpa blu d'oltremare e un giubbetto blu di Prussia per proteggersi dal freddo del magazzino. E fatto ciò, per il resto della giornata, insieme ad altri ragazzi, prese a scaricare e caricare casse, spostare generi di ogni tipo attraverso il grande edificio di cemento armato utilizzando anche un muletto elettrico e a fine del turno tornò a cambiarsi.

Non era particolarmente stanco quel giorno, come non lo era mai, in effetti. Tuttavia si sentiva nervoso e come un predatore che improvvisamente si sente braccato e diviene preda, continuava a voltarsi e a guardarsi indietro. Sua madre e Stella non sapevano nulla e neppure sospettavano che due persone fossero alla costante ricerca di Lukas, il vero Lukas, quello che lui prudentemente nascondeva sotto la scorza del bravo ragazzo, tranquillo e rispettoso della famiglia.

Una di quelle due persone, Dieter Krauss, il suo padre biologico, era come una nuvola di fumo che svaniva al primo sbuffo di vento, mentre l'altra persona era il tenente della kriminalpolizei Johann Völler, attualmente sospeso. Völler, nelle tre settimane che erano trascorse dall'incidente con Lukas, era diventato un'ombra di Peter Pan al contrario e non si staccava mai dal proprio uomo, neppure di notte, quando si appostava di fronte alla villetta al numero 40 di Wintererstraße e scrutava con attenzione ogni minimo movimento, ogni luce accesa, ascoltava ogni fremito della notte.

Lukas, dovunque guardasse, trovava la Golf blu, parcheggiata poco distante, oppure che lo seguiva mentre girava per le strade di Friburgo, mentre si recava al lavoro, quando andava con Stella a fare pratica di guida, mentre usciva per una passeggiata.

Più volte aveva provato ad avvicinarsi al veicolo, ma senza successo perché a quel punto Völler pigiava l'acceleratore e sgusciava via. E anche quella sera, mentre rientrava a casa con la madre sul sedile del passeggero, il suo vizietto lo avvertì che il tenente era alle sue spalle, a una ventina di metri di distanza. Quando lui svoltò, lo fece anche Völler e quando spense il pick-up sul vialetto, l'altro si fermò al riparo dalla luce dei lampioni, sotto la folta chioma di uno degli alberi della via e rimase in attesa, come sempre.

Lukas scese, chiuse le sicure del furgone e si voltò verso la Golf. Guardò e vide che l'auto avanzava a passo d'uomo e quando il parabrezza finì sotto il cono di luce del primo lampione che incontrò, lui riuscì a vedere il volto tirato di Völler e i suoi occhi furiosi.

Senza fare caso a quell'ormai ridicolo ripetersi di eventi, il ragazzo si volse ed entrò in casa, dove trovò Stella che lo salutava continuando a guardare la TV. Lui sorrise e si sentì sollevato. Era bello riuscire a oltrepassare la porta e poter chiudere fuori tutti i problemi. Gli parve per un momento che quella situazione di stallo in cui si trovava, passeggiando su un filo di seta teso sopra un rasoio affilatissimo, potesse durare ancora per molto tempo e, tutto sommato, gli risultava perfino sopportabile, come se quel filo, con il passare dei giorni, divenisse sempre più resistente. Eppure, al tempo stesso, non riusciva a sentirsi del tutto felice e fuori da ogni pericolo. Sapeva chi si aggirava per la città ed era certo che prima o poi quel qualcuno sarebbe riuscito a fare del male a chi lui amava.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora