Light (capit. 9)

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Louis ci è passato a prendere con la spaziosa auto di Ed a casa mia, dato l'enorme ritardo di Zoey per colpa della sua indecisione sul lucidare le sue labbra di rosa o di rosso.

Guidando come un automobilista professionista in una gara mondiale in diretta TV, nell'ultimo giro della corsa, siamo arrivati al centro commetciale, dove siamo ora.

"Vorrei comprare una borsa." Si lamenta Zoey.

"Ma ne hai l'armadio pieno." Dibatte Liam.

Ed era vero. Zoey ha la fissa delle borse, dice in fatti di collezionarle, ma se le porta sempre in giro con se. Non so molto della sua infanzia, è molto riservata in certi argomenti, ma sono certa di essere la migliore amica di una ragazza vissuta nel lusso, o non si spiegano i sandali in pelle d'oro, la borsa di Louis Vuitton al suo braccio e gli occhiali di Dolce e Gabbana che le portano i capelli biondi in dietro sulla testa, impedendoli di cadere sul viso ben truccato.

"Me ne serve una di Prada, la vecchia ormai è da buttare." Sbuffa.

Liam non ribatte, discutere con Zoey sulle borse, è una causa persa sin dalla partenza, e lui lo sa bene.

"Io invece, vorrei comprare un nuovo telefono." Ci informa Louis con un sorrisone stampato sul viso.

"Sarebbe fantastico, quale modello?" Chiede Ed.

"Probabilmente l'ultimo iPhone in commercio, non ce ne sono di migliori, a mio parere." Canzona.

Louis, al contrario di Zoey, è un ragazzo con le braccia corte, non l'ho mai visto cacciare fuori il suo portafoglio dalla tasca più di due volte a settimana. Ma ha la mania per i telefoni, sostiene che questi aggeggi contengono la sua intera vita, e non gli do torto. Una volta mi sono trovata a curiosare nel suo attuale cellulare, e posso dire che ha più di cinquemila foto, duecento contatti e circa cinquanta app, o giù di lì.

"Hai ragione." Lo sostiene Zayn. "Lo penso anche io."

"Io ho intenzione di comprare una cinta, questi pantaloni a momenti mi arrivano alle caviglie." Si alza in calzoncini Ed, piagnucolando.

"Te lo consiglio vivamente, nessuno ha voglia di vedere il tuo bel culo." Ride Harry.

Mentre tutti scoppiano a ridere alla sua battuta, io sorrido lievemente. Sono sempre stata taciturna, oggi. Non è certo da me, sono sempre la prima ad aprire un discorso e dire una battuta divertente per far scoppiare una risata, ma non oggi. Non saprei cosa dire, e non ho niente da dire. Harry, ora al mio fianco, mi mette a disagio, lanciandomi ogni cinque minuti un'occhiata come per controllarmi.

Me la so cavare anche da sola, grazie.

Rispondo mentalmente ogni volta che i suoi occhi bruciano la mia pelle. Devo ammettere però, che non mi dispiace il suo continuo controllarmi. È bello sapere che c'è qualcuno qui a difendermi e a guardarmi le spalle, non c'è mai stato qualcuno che faccia una cosa del genere per me. Harry, sembra invece volerlo fare. In un certo senso, mi infonde sicurezza questo suo piccolo gesto insignificante, di volgere i suoi fantastici occhi più in basso, verso la mia figura, e controllare che io stia bene, ed è una sensazione meravigliosa.

"Il mio stomaco sta brontolando. Che ne dite di fermarci da Hot? È al piano di sopra." Indica l'ascensore Zoey.

Controllo l'orario sul mio cellulare, il gesto più azzardato che ho fatto in un'ora che siamo qui. Mezzogiorno e quarantacinque.

"Sì, sono d'accordo. Ho fame anche io." Si tocca la pancia Liam.

"Però poi andiamo a comprare il mio iPhone!" Si lamenta Louis come un bambino, facendomi sorridere ancora.

"Sì Louis, poi ci andiamo." Lo rassicura Ed.

Ci dirigiamo tutti verso l'ascensore, esattamente di fronte al ristorante in cui abbiamo intenzione di pranzare. Non riesco a fare un'altro passo che il mio braccio viene spinto indietro, impedendomi di entrare nella cabina metallica con gli altri, che intanto si sta chiudendo.

Harry mi spinge contro il suo petto, ma mantengo una discreta distanza appoggiandoci i palmi delle mani, impedendomi di avvicinare pericolosamente il mio viso al suo.

"Che c'è?" Mi chiede.

Mi sta davvero chiedendo cosa c'è?

"Potrei chiederti la stessa cosa."

"Perché sei così silenziosa, Kat?"

Il suo tono è dolce mentre incastra il suo verde con il mio azzurro, posso vedere una scintilla nascere e morire nei suoi occhi. Posso vederla davvero.

"Non mi sento molto bene." Mento.

Ma in realtà dovrei dire "Non so come comportarmi con te, sei così affettuoso ma scontroso nello stesso tempo. Mi metti a disagio, ma mi sento così bene sotto il tuo sguardo. Non so cosa mi sta succdendo, ma è tutta colpa tua."

Ma non lo dico, resto in silenzio con la mia risposta, aspettando che lui ribatta.

"Stai mentendo." Ora il suo tono è duro, esattamente il contrario di quello usato con le sue precedenti parole. "Non mentirmi."

"Non ti sto mentendo." "Oh sì che lo sto facendo."

Scappo dalla sua presa, impaurita da cosa potrebbe dire o fare, verso l'ascensore che si sta nuovamente riempiendo.

Non ho alcuna intenzione di piangere, ma fallisco. Sono caduta così tante volte nella mia vita che non mi ricordo più come si sta in piedi. Vorrei così tanto avere quella vita fantastica che hanno le persone in TV, invece sono stata destinata ad una vita caratterizzata da pianti e tristezza, che coprono completamente questi quasi venti anni di vita che ho passato. Ho così paura che Harry possa essere un altro motivo di una mia eventuale prossima caduta, ho così paura di non riuscire più a rialzarmi. E non voglio rischiare. Questa storia sarebbe dovuta nascere e morire su quello sgabello del bar a casa di Louis, invece il fato, davvero tanto furioso con me per chissà quale assurdo motivo, mi ha costretta a passare molto più tempo del dovuto necessario con lui. Non che io non ne sia contenta, ne sono solo spaventata. Non da lui, in sé per sé, ma da quello che potrebbe fare. Dalle voci che ho sentito lungo i corridoi della scuola riguardanti lui, non è un ragazzo affidabile, tantomeno dolce. Ma da come si è comportato, da quel Voglio aiutarti, Kat., ho trovato in lui quella piccola parte ancora rimasta pulita dalle sue bravate del suo cuore, che evidentemente nessun altro è riuscito a vedere prima di me, o magari veniva respinto dal legittimo proprietario. Io no, io non sono stata respinta, io sono stata accettata per ripulire la parte ricoperta da sporco del suo cuore. Sono stata scelta, volontariamente o involontariamente, Harry, il suo cuore, ha scelto me. Ma io non sono pronta a fidarmi di nuovo.

"Kat, vieni immediatamente qua!" Urla.

"No, Harry!" Mi asciugo una lacrima.

"Kat.." Si passa una mano tra i capelli, scompigliandoli.

"Cosa vuoi?" Scatto.

"Hai paura?" Mi domanda, avvicinandosi pericolosamente a me.

"Cosa?" Non capisco.

"Hai paura?" Ripete.

"Di cosa?"

"Di cadere di nuovo a pezzi."

Lo guardo spiazzata, ha capito perfettamente.

Avvolgo le braccia attorno al suo petto, e sento le sue stringere a sé il mio piccolo corpo. Scoppio a piangere, come avrei dovuto fare il giorno in cui mi ha detto che non potremo essere amici, sin da subito ho capito che in lui c'è quel qualcosa che ho sempre cercato ma non ho mai trovato. Forse stavo cercando Harry, e forse ora l'ho trovato.

Piango sul suo petto, abbracciata a lui, esternandoci dal posto affollato dove ci troviamo, bagnando di lacrime la sua camicia estiva.

Light [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora