Cap.24 ("Supereroe")

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Dopo quella che mi era sembrata un'attesa interminabile alla centrale di polizia, dopo il pacchetto di sigarette che avevo consumato divorato dall'ansia e dopo aver torturato ancora di più le mie mani, finalmente eravamo arrivati a quel posto da me descritto con tanta precisione, quasi da sorprendermi.

Non mi hanno permesso di seguirli con la mia macchina, né tantomeno di allontanarmi da solo, l'agente Leo che mi ha conosciuto mi ha concesso di essere qui soltanto per compassione, lo leggevo dai suoi occhi ogni volta che ascoltava i miei racconti tra i singhiozzi o ogni volta che il suo sguardo cadeva sulle mie nocche rosse, e poi perché padre anche lui, come ha ripetuto sempre durante il viaggio.

“Non fare passi falsi ragazzo, altrimenti sbatto dentro anche te, t'avviso.”
Sono bastate quelle parole, anche se pronunciate in modo forte e una pacca sulla spalla a farmi riprendere il controllo di me stesso, del mio corpo e mente.
Ho annuito e sono sceso dalla macchina insieme a loro, che hanno iniziato a perlustrare la zona.

Visto di giorno questa villa immensa non fa altro che farmi sentire ancora così piccolo, proprio come quella sera.
Ricordo ancora le voci in quella sala, la musica dolce e tante gente con cui io non ho mai avuto a che fare, perennemente fuoriluogo in questa vita.
Inspiro a fondo mandando via quei pensieri, le tende al piano di sopra sono chiuse e nel vialetto solo una macchina costosa, qualche uccello spicca il volo dagli alberi e un leggero vento ne muove le foglie.
Nient'altro, nessun rumore, nessun movimento.

Alzo il capo verso l'agente Leo che mi fa segno di avvicinarmi, mi chiede se sono sicuro della destinazione e io prima di rispondere inchiodo di nuovo lo sguardo sulle alte mura di questa villa, semplicemente annuisco convinto, non ho sbagliato.
E allora annuisce pure lui.

-D'accordo- slaccia la fondina con una mossa improvvisa, girandosi intorno -Forse il nostro sospetto è andato via.-

No, penso convinto senza distogliere lo sguardo da quella finestra proprio davanti a me. Qualcuno ci sta osservando e loro sono ancora qui, lo penso con assoluta sicurezza non prima che una paura improvvisa invada la mia mente:
se invece fossi arrivato troppo tardi?

// //

Steve osserva i loro movimenti dalla finestra, attento a non provocare nessun rumore strano o che possa incuriosire.
Se tutto fila liscio andranno via e non dovrà inventarsi qualche stupida scusa per quei noiosi agenti, ma..
Ma poi vede lui, in piedi con la braccia conserte appoggiato al cruscotto della macchina al fianco dell'agente e sta analizzando la casa da cima a fondo.

Fabrizio è venuto di nuovo a cercare di cancellare i pezzi del suo amore, quello che lui ha costruito e che ha protetto come la cosa più preziosa che avesse mai avuto.
Lo aspettava certo, sapeva di non essersi ancora liberato di lui, ma non pensava sarebbe arrivato così presto.

Li osserva ancora da quella finestra, poi fa un profondo respiro e comincia a salire le scale che lo portano al salotto, dovrà pur trovare un modo per mandare via questi scocciatori, mentre con Fabrizio ci parlerà personalmente.

// //

Si avvicinano con calma alla porta principale, l'agente Leo fa segno al suo collega di seguirlo e, invece, blocca me sul posto con lo sguardo obbligandomi a restare vicino all'altro tipo armato con l'uniforme.
Sbuffo innervosito, come sempre cercando di calmarmi.

La pistola è stretta nelle loro mani, ma scende lungo il corpo con fermezza.
Dopo aver salito le poche scalinate,
si fermano davanti all'uscio e dopo essersi guardati, Leo bussa con una mano e con l'altra non accenna a posare la pistola,
l'altro rimane immobile al suo fianco con la mano sulla fondina aperta, istintivamente anche lui estrae la pistola.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora