Memories.

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Eravamo distesi nel nostro letto, aggrovigliati tra le lenzuola e senza riuscire a smettere di cercare del contatto fisico, anche il più piccolo, anche dopo anni. «Ti ricordi quella volta in cui ti portai dei cioccolatini a San Valentino non sapendo tu fossi allergico?» chiese dal nulla mentre il ricordo di quella giornata iniziava a farsi vivo nella mia mente «Ti sentivi in colpa a non mangiarli nonostante non sapessi chi fossi, così finisti in ospedale» continuò, «Smettila di prendermi in giro, non volevo passare per il ragazzo insensibile» affermai con un finto broncio in viso che durò pochi secondi, perché prese il suo posto  un'espressione più divertita «Ma quella volta in cui ti confessasti a me, completamente ubriaco, al compleanno di Jimin?» ricordai scoppiando a ridere «Quello si che è stato divertente» e subito dopo vidi Jin sbattersi una mano in faccia mentre ricordava quella notte «Una delle cose più imbarazzanti della mia vita, non mi ci fare pensare» ma tutto ciò non fece altro che far aumentare la mia risata e il suo imbarazzo. «Ridi ridi, ma vorrei ricordarti quella volta che non riuscisti a finire un discorso perché “distratto dalla luce”?» chiese con un ghigno in viso e mimando le virgolette con le dita, ripetendo la scusa che usai anni fa, «Disse quello che “sentiva troppo caldo” per stare con i primi bottoni della camicia abbottonati» risposi imitando le virgolette a mia volta, «Touché, non posso negare di averlo fatto apposta» mi rispose facendomi l'occhiolino «Pensare che ti ritenevi etero, guardati adesso, a letto con un ragazzo» e si fermò. «L'unica cosa a cui non riesco a smettere di pensare è che stiamo insieme da cinque anni e ricordiamo certe cose come se fossero accadute ieri» sorrisi «Nonostante tutto, nonostante tutti, siamo ancora qua. Riesci a crederci? Perché io no, mi sembra assurdo, mi chiedo come abbia fatto a passare due anni senza di te» sussurrai leggermente, mentre dei brividi si fecero spazio sulla mia pelle, al ricordo di lui al servizio militare. Mi voltai leggermente quando sentì la sua mano accarezzarmi una guancia e mi fermai ad osservarlo bene in viso, i suoi lineamenti semplici agli occhi degli altri ma particolari per me, passerei ore a guardarlo e ad imparare ogni dettaglio del suo corpo. Scoprire qualcosa di nuovo anche dopo tutto il tempo passato insieme mi emoziona, non mi stanca mai e non potrebbe mai essere abitudine la nostra, a differenza di altre coppie; abitudine è qualcosa che si ripete ogni giorno, qualcosa che non cambia, che ormai fai in automatico senza pensarci e noi non siamo così, i nostri sentimenti cambiano ogni giorno, come i vestiti o i giorni della settimana, siamo una di quelle coppie in continua evoluzione e non potrei mai essere più contento di così, sarebbe perdere una parte di me stesso se un giorno tutto ciò dovesse finire. Continuo a fissarlo, cambiando ogni tanto posizione, mentre lui sta ad occhi chiusi e con la testa poggiata al cuscino; se dovessero chiedermi come immagino un angelo, farei senza ombra di dubbio il suo nome. I capelli neri sembrano ancora più scuri messi a confronto con la sua pelle così chiara e soffice, le coperte lo avvolgono come se fosse la cosa più delicata di questo mondo e non posso fare a meno di pensare che, per me, lui è davvero la cosa più delicata al mondo. Mi risvegliai dai miei pensieri quando lo vidi schiudere la bocca e sussurrare «Smettila di osservarmi in questo modo, mi sciuperai un giorno di questi» disse con ironia e sorridendo leggermente, mi limitai a scuotere la testa e a sprofondare a mia volta nel cuscino di faccia, prima di sentire due braccia avvolgermi la vita e il suo respiro tremendamente vicino al mio orecchio «Mi ami?» chiese, delicato, in un soffio quasi inesistente e non potei far altro che osservarlo negli occhi, sperando di far trasparire tutta la mia sincerità «Dopo tutti questi anni hai ancora dei dubbi?». È sempre stato così, si dimostra sicuro di sé ma anche lui ha bisogno delle sue certezze e io sono più che contento di dargli tutto ciò che desidera. Ci sorridemmo ancora, forse anche troppo, perché le guance iniziarono a fare male, prima di lasciarci andare al sonno che tanto bramavamo.

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