Ale- ma che stavate facendo?
Jacopo- Tiffany, il capo delle cheerleader, mi ha dato un bigliettino con su scritto il suo numero e un invito per una festa che si terrà domani, il giorno prima della partenza per parigi, ci stavamo chiedendo se ci convenisse andarci, dato che il giorno dopo dobbiamo alzarci presto. Tu che dici?
Ale- non sarebbe una cattiva idea, possiamo andare veso le 9 e tornare verso le due, poi, in caso ci venga ancora sonno, potremmo dormire sull'aereo.
Fede- è quello che stavo dicendo anch'io.
Riki- per me va bene... Jacopo?
Jacopo- mmh, va bene, ma se perdiamo l'aereo sarà solo colpa vostra ok?
Ale- ah che esagerato... Sei un'esagerato lo sai Jacopo?
Jacopo- si si, come no...
È strano, non ho mai provato una sensazione del genere, sopratutto con Jacopo. Ho sempre saputo che aveva dietro un'orda gigantesca di ragazze in calore fin dalla seconda media... Ma sapere che il ragazzo di fronte a me abbia accettato il numero di Tiffany, mi rende nervosa. L'unica ad accorgersi della mia faccia pensierosa è Fede, anche se credo che pure Jacopo l'abbia notata, non gli sfugge niente.
Fede- Ale... Devo andare in bagno. Mi accompagni?
Ale- oh, si, si, ok. Andiamo.
Prima di alzarmi dal tavolo Jacopo mima con le labbra un "stai bene?" verso di me, al che io annuisco con la testa forzando un sorriso e seguo Fede che si è già avviata verso l'uscita pensando le stessi dietro.
Fede- che fai? Ti muovi?
Ale- si Fede arrivo.
Appena superata l'enorme porta di legno della mensa, Federica si ferma facendo si che io vada a sbattere contro la sua schiena.
Ale- scusa Fede, tutt'apposto?
Fede- dovrei chiederlo io a te, Ale. Che ti è preso lì dentro?
Non sapendo neanche perché, divenni subito nervosa a causa della sua domanda.
Ale- io non so di cosa stai parlando.
Fede mi riservò uno sguardo severo a causa della bugia.
Fede- spero tu stia scherzando Alessia, credi davvero che io non ti capisca?! Cosa è successo lì dentro Ale?
Ale- io non so cosa mi sia preso, non so perché, ma quando Jacopo ha fatto vedere il biglietto di Tiffany con il suo numero scritto sopra, ho provato una sorta di disgusto, una sorta di... dispiacere. Sarà perché non voglio che lui frequenti persone di questo genere...
mi guardò per una manciata di secondi, riflettendo su non so che cosa. Poi, finalmente, riportò la sua attenzione su di me mantenendo uno sguardo carico di dolcezza.
Fede- si, magari è questo, o magari... È che Jacopo ha iniziato a piacerti?!
~forse dovresti darle ascolto una volta tanto~
E tu? Chi saresti?
~ahhhhhh, devo spiegartelo?! Non lo capisci da sola?! Ah e va bene... Sono la tua coscienza con cui tu non hai mai fatto conoscenza...~
Ecco da dove mi vengono queste battute... E comunque non mi piace Jacopo.
~e allora perché ti sei congelata appena lui ha fatto il nome di Tiffany?!~
Perché non voglio che frequenti persone così.
~seh, seh, certo. Come no~
All'improvviso mi risvegliai dalla conversazione con la mia "coscienza" poiché vidi Fede sventolarmi una mano davanti gli occhi.
Fede- tutt'apposto?
Ale- si. Ma non mi piace Jacopo. Insomma è il mio migliore amico, come puoi pensare una cosa del genere?!
Fede- beh vedila come vuoi...
A salvarmi da quella conversazione imbarazzante fu la campanella.
Fede- ma io adesso devo andare. Tu hai finito per oggi?
Ale- si.
Fede- vado o il professore di psicologia mi fa il culo.
Risi e la salutai iniziando ad avviarmi verso casa.*Nel pomeriggio*
Ale- non esiste!! Non mi convincerai a comprarlo!! Già è tanto che io l'abbia provato.
Fede- daiiiiiiii.
Ale- ho detto no!
Fede mi fa gli occhi dolci provando ad ammorbidirmi sulla questione.
È pomeriggio inoltrato e siamo in questo negozio da almeno un ora. Stiamo cercando un vestito adatto alla festa che si terrà la sera successiva ed è già passata mezz'ora da quando Fede mi ha convinto a provare questo vestito sul quale stiamo discutendo oramai incessantemente. Fede ha preso per me, con tutto il mio disaccordo, un abito brillantinato striminzito che mi arriva a metà coscia, con una spacca sulla gamba che arriva fino al fianco, una profonda scollatura dalla parte della schiena e, nonostante tutto, un sobrio scollo a V sul seno. In realtà a me piace ma se le persone mi vedessero così penserebbero che io sia una troia e inoltre rischierei di essere stuprata da qualche ragazzo fuori controllo. Lo so, mi faccio troppe paranoie
Fede- oh dai, guarda che nessuno ti stuprerà, insomma sei una figa assurda ma hai seguito un corso di autodifesa e sai stendere un ragazzo con un solo dito, insomma sei forte! E poi so che questo vestito piace anche a te... Dai!!! Dai!!! Daiiiiii!!!
Disse Fede facendomi nuovamente gli occhi dolci. Fingendomi indignata a causa del suo leggere nella mia mente mi ritirai nel mio camerino a cambiarmi. Nel mentre decisi che l'avrei preso.
Ale- lo prendo.
Dissi mentre uscivo da qul buco. Era così stretto.
Vidi Fede fare i salti per qualche secondo poi ritornando, però, ferma e con un'espressione che la diceva lunga.
Fede- ma io-
Ale- ti serve il vestito, lo so. Vieni mettiamo questo alla cassa e poi lo cerchiamo.
Dopo qualche minuto che passammo a rovistare fra le robe di quel negozio, Federica urla
Fede- Oddio ma è-è fantastico.
Corsi verso di lei e le vidi un tubino bianco in mano che, sicuramente, le sarebbe arrivato a metà coscia. Aveva una striscia nella vita, al posto della cintura, praticamente coperta di brillantini. Dietro, nella schiena, era coperta con dei fili intrecciati tra di loro che le davano un aspetto elegante (vi lascio libera fantasia) e davanti una scollatura a V come nel mio vestito.
Fede- È stupendo...
Se ne era innamorata.
Ale- beh provalo no?
Fede- non posso... -disse posandolo- costa troppo...
Lo presi e glielo misi tra le mani. Era perfetto per lei ed ella ne era completamente affascinata, ma veniva veramente tanto, era caro, e sapevo, comunque, che la sua famiglia non era tanto ricca. Per lei, un vestito così, sarebbe stato una schiaffo alla povertà. Ma era così a suo agio con quel vestito, che decisi l'avrebbe preso. Anche a costo di doverlo comprare con i miei soldi.
Ale- Ho detto, provalo!!!
Una volta finito, uscì dal camerino e si diresse verso di me chiaramente nervosa.
Fede- allora, Ale? come mi sta?
Mi si illuminarono gli occhi. Era bellissima. Ed era anche mia amica perciò, proprio per questo, l'avrei resa felice!!
Ale- ti sta d'incanto Fede, ora toglilo e mettilo nella busta, ce ne andiamo.
Fede- ma...
Ale- tu mi hai fatto comprare quel magnifico vestito e io ti faro comprare questo incantevole intreccio di tessuto.
Fede- sei testarda...-sospirò- mmh, va bene...
Sorrisi raggiante della sua risposta e, una volta che ebbi il vestito tra le mani corsi verso la cassa per pagare.
Mi rivolsi alla cassiera e, quando accennai qualcosa, una voce proveniente dal microfono sul muro destò la mia attenzione dalla lavoratrice.
Complimenti, lei è la nostra milionesima cliente. Una fortuna innata, le permettiamo di comprare da noi un articolo al giorno, gratis, per una settimana. Tralasciando, ovviamente, oggi, dato che in questo momento è gratis anche il vestito della sua amica lì accanto. La ringrazio per essersi fermata a comprare da noi. Spero di rivederla qui dentro, cordiali saluti, il direttore Johnson.
Fede- ODDIO, CHE FORTUNA, CHE FORTUNA.
Ale- grazie per avermi convinto a venire qui Fede.
Le dissi ridendo, d'altronde era solo merito suo.
Passò la giornata praticamente volando e, presto, venne la sera della festa, quando, non si sa come, io e Fede, verso le otto ci trovammo già lavate, vestite e profumate appena in tempo per sentire il campanello suonare.
Mia madre apre la porta a due esemplari di Jacopo e Riki palesemente divertiti della faccia che ella aveva fatto appena quei due splendidi ragazzi avevano varcato la soglia di casa mia.
MA- RAGAZZE!!! SCENDETE. SONO ARRIVATI I VOSTRI ACCOMPAGNATORI.
Fede- oddio, chissà se piacerò a Riki...
Ale- ODDIO. A te piace Riki... A TE PIACE RIKI.
avevo quasi urlato quelle parole davanti alla faccia imbarazzata di Fede e lo presi come un si.
Subito, io e Federica ci precipitammo di sotto e trovammo Jacopo e Riki con la bocca leggermente aperta a guardarci. Beh non che loro fossero male eh.
~chissà come sarebbe Jacopo tra le lenzuola del tuo letto dopo una-
NO!! SMETTILA!! Jacopo è solo il mio migliore amico. Niente di più.
~ah si si. Come no. E vuoi che io ti creda?!~
Si, voglio che tu mi creda. Sei una coscienza abbastanza sporca lo sai?
~no, non ci credo... L'hai detto davvero... Era una battuta squallidissima, sei una pessima comica~
Pensa che ti sto mentalmente facendo la linguaccia.
A destarmi dai miei pensieri è Jacopo che mi saluta con un leggero bacio all'angolo della bocca che fa battere il mio piccolo cuoricino più veloce e più rumorosamente del normale, e fa anche propagare dentro me, improvvisamente, un vampata di calore che mi fece rabbrividire... Sicuramente, però, non lo fece apposta... (potete, perfavore, immaginarvi la sua coscienza che si sbatte la mano sulla faccia... Non ce l'ha una faccia ma vabbè. E date un premio nobel a questa ragazza per essere la più rimbambita di tutte)
Ale- io-io vorrei anda-andare... Mamma ci-ci vediamo dopo...
All'improvviso un'irrefrenabile voglia di saltargli adosso si fece spazio dentro di me, sempre più prepotentemente e l'unico modo che trovai per respingerla, fu di correre in macchina a ripararmi dai loro sguardi indagatori.
Fino a quando non smirero di salutare mia madre, ebbi un paio di minuti per riprendermi dall'accaduto e per capire cosa mi fosse improvvisamente preso dentro casa mia. Il calore che, minuti prima si era propagato dentro di me, iniziò lentamente a dissolversi e io non osai spiccicare una parola fino all'arrivo alla festa dove continuai ad ignorare Jacopo consapevole di non sapere neanche perché.
Dopo una mezz'ora che passai ignorandolo e allontanadomi da lui, sentii il bisogno di andare al bagno e, per strada, mi sentii attaccata al muro con delle braccia possenti appartenenti a una persona che, al momento, avrei preferito non si fosse fatta viva.
Jacopo- si può sapere che cosa cazzo ti ho fatto?! -ringhiò-
Ale- n-niente Jacopo
pronunciai queste parole mentre mi persi nell'abisso dei suoi occhi notando che, prima d'ora io non mi fossi mai particolarmente soffermata ad osservarli.
Jacopo- e allora perché hai passato questa mezz'ora ad allontanarti da me eh?!
Ringhiò ancora, sembra fuori di sé.
Ale- io-io sono solo stanca. E ora scusami ma devo andare al bagno.
Jacopo mi liberò nonostante avesse dimostrato di non essere della stessa opinione. Prima, quando lui si avvicinò di più a me e mi strinse con maggiore forza al muro, non so perché, ma non riuscivo a parlare, non riuscivo a trovare le parole che avrei dovuto usare per chiarire con lui... Ma anche se avessi avuto il coraggio di parlargli, cosa avrei dovuto dirgli?! "ehi Jacopo, in realtà, mi hai scombussolato il mondo e il mio stomaco è andato in sobbuglio quando prima mi hai quasi baciato, ed in più, adesso, il tuo profumo sta offuscando i miei pensieri e non riesco a parlare"?!
Troppi pensieri per la testa, troppe domande a cui non sapevo dare una risposta, troppi problemi, tutti da eliminare completamente almeno per una sera! E si da il caso che l'unico modo di farlo sia ubriacarsi. Raggiunsi correndo il tavolo dei cocktail e chiesi alla ragazza che se ne occupava di prepararmene uno davvero forte, e così fece, mi piacque e ne ordinai un'altro e un'altro ancora. Verso le undici persi il conto di quanti drink avessi bevuto e la mia testa, la mia testa la sentivo leggera come non mai, senza preoccupazioni.
Salii goffamente sul tavolo e inizia a ballare con tutti i ragazzi e le rafazze intorno al mobile dov'ero io.
Ale- OHHHH SIIIIIIII, BALLIAMO TUTT'INSIEME. BALLATE, UNICORNI, BALLATE.
dissi, urlando e ridendo allo stesso tempo. Ad un certo punto vidi Jacopo che mi fissava seriamente, non sembra aver bevuto. Mi guardava come per ordinarmi di scendere e, nonostante non fosse mio padre, feci un salto che mi permise di raggiungere terra sana e salva.
Corsi verso Jacopo urlando
Ale- OH UNICORNO MIO, COME SEI CARINO PORTAMI SULLA GROPPA DOVE C'È PIÙ SILENZIO
Dissi salendo, con un salto, sulla schiena di Jacopo che, in un battibaleno, mi portò in una delle camere al piano di sopra chiudendo la porta a chiave. Da qui su c'era un tale silenzio, non si sentiva niente. Cominciai a piangere e Jacopo si porto le mani ai capelli preoccupato non capendo cosa potessi avere in quel momento.
Jacopo- ehi ehi, che c'è piccola?
Ale- scusa se ti ho trascurato stasera ma avevo bisogno di sapere cosa mi stesse accadendo...
Jacopo- e cosa ti stava accadendo?
Ale- mi hai scombussolata con quel quasi bacio. Mi hai fatto venire le farfalle allo stomaco -era proprio di fronte a me a pochi centimetri di distanza- anche ora, che sei vicino a me mi hai fatto perdere dentro ai tuoi occhi. Prima quando mi hai bloccata con le spalle al muro ho sentito una vampata di calore espandersi dentro me, come sta succedendo adesso -sembra incantato dalle mie parole al che io decido di continuare, avvicinandomi ancora una po' a lui ritrovandomi, così, ad un palmo di naso dalla sua bocca che continuavo a fissare senza ritegno- mi piacciono le tue labbra sai.
Gli dissi sfiorando leggermente con il dito il contorno di quel mucchio di carne. Mi misi a cavalcioni su di lui, lui steso sotto di me.
Ale- e mi piacciono davvero tanto, così come i tuoi occhi. Era sorpreso.
Mi avvicinai di più fino a lasciare che le sue labbra sfiorassero le mie.
Ale- vorrei constatare se sono morbide quanto penso che siano.
Dissi con il fiato sulla sua bocca, un altro centimetro e lo avrei baciato, ed è proprio quello che feci, lo baciai, lo baciai con tenerezza e dolcezza ma anche con passione stringendolo a me e desiderando che non se ne andasse più via.
Lui, dapprima sorpreso e immobile, dopo alcuni secondi ricambiò e si lasciò trasportare dalla voglia soppressa di avere quel bacio. Ci staccammo per riprendere fiato e io appoggiai la mia fronte contro la sua, mantenendo ancora l'affanno causato dal bacio. Dopo alcuni secondi gli diedi un ennesimo ma leggero bacio sulle labbra e mi stesi accoccolandomi a lui. Ero ubriaca, si, ma non ci sarei di certo andata a letto, almeno non in questo stato. Lui, accarezzandomi i capelli, mi disse una frase che mi toccò profondamente.
Jacopo- io... io domani ricorderò tutto, il tuo profumo, il sapore delle tue labbra e il calore dei tuoi abbracci. mentre tu... Tu dimenticherai tutto ciò
Sorrise amaramente, ma io non mi dimostrai affatto d'accordo con lui. Ero sicura che avrei ricordato tutto. Non dimenticavo mai quando bevevo. Ero sbronza ma non dimenticavo...
Restammo così un'altra mezz'ora poi lui, di scatto, si buttò giù dal letto e sollevò di conseguenza anche me aprendo la porta e, tirandomi con la mano, mi portò di sotto.
Ale- Jacopo...
Jacopo- si, ale?
Ale- mi piaci tanto...
Lo vidi cercare di nascodere l'ombra di un sorriso sulla sua faccia mentre mi sussurrava un lieve "anche tu".
Il mio cuore esplose di felicità mentre vidi Jacopo raggiungere il microfono.
Jacopo urlò dentro al microfono, dopo aver detto al DJ di abbassare la musica, un "vi va di fare un gioco??" e sentii un coro di si provenire da tutta la sala.
Jacopo- che ne dite del gioco della bottiglia?!
Tutti esclamarono versi di approvazione e Jacopo, scendendo dal palco, mi venne incontro prendendomi la mano e, tra i baci rubati, ci dirigemmo verso il luogo dove passammo le ultime ore prima di tornare a casa, le ultime ore prima di tornare a rassegnarmi del fatto che non avrei più potuto baciare qualle labbra di cui, in una sola sera, ero diventata dipendente. Avrei ricordato tutto lo sapevo. E mi sarei pentita di tutto quello fatto la sera precedente. Ma avevo capito una cosa: Jacopo mi piaceva, e lo capii soltanto quella sera.
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Per Una Maledetta Festa #WATTYS2019
ChickLit"Era il mio eroe, la mia piccola roccia, quel tipo di persona che sarebbe corsa in tuo aiuto anche se per una piccola caduta" (Parte della storia. Episodio: prologo) Da quando Jacopo Cilio è partito assieme alla sua famiglia, la vita di Alessia Tos...