Ghost city

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Per quell'estate si era trasferito in un vecchio borgo di montagna. Niente di che se doveva essere sincero, dopo tutto ci doveva stare nelle poche settimane di ferie che era riuscito a ottenere. Era totalmente in pietra, un piccolo labirinto di pietra. Dalle strade alle case. Di tanto in tanto un gatto attraversava le viuzze del piccolo borgo medievale. Il sole risplendeva nel cielo riflettendosi sui chiari ciottoli della fredda e grigia cittadina di montagna. Era abitato da una ventina di vecchi, gli era stato detto. Ma non aveva visto nessuno e continuava così. Però mentre portava le valigie nella casa che aveva affittato sentiva dei bisbiglii vagare nelle vuote e affascinati stradine ricoperte da una leggera vegetazione sui lati composta da verdi e rigogliosi rampicanti e felci. Mano a mano che avanzava la bellezza spariva e iniziava a sentirsi a disagio nelle vuote strade popolate solo da felini. Il suo completo nero spiccava sul grigio chiaro del borgo distinguendolo dal resto, non era il massimo per l'estate, ma dopo tutto era appena uscito dal lavoro. La giacca in velluto nero sovrastava una semplice camicia bianca che faceva risaltare la corporatura robusta dell'uomo, la cravatta rossa era intonata a capelli di media lunghezza color mogano e agli occhi ambrati  leggermente a mandorla. Il naso era dritto e la bocca sottile, contornata da un accenno di barba. Camminava con una postura eretta, cosa che insieme alla sua altezza gli conferiva un'aria raffinata. Gli arti fasciati di nero erano muscolosi e lunghi, indossava delle scarpe che producevano un suono sordo sulle pietre della strada. La pelle pallida spiccava sul completo scuro. Emanava un aura autorevole e seria, ma in realtà era sottomesso alla figura superiore del proprio capo d'ufficio, di cui si era liberato andando in quel paesino perso nel nulla. Camminava senza fretta cercando in quel buco grigio l'unica casa colorata e moderna in confronto alle altre. Dal sito aveva scelto quella casa in mattonelle rosse, sviluppata verso l'alto e stretta, ottima per una persona sola. Da cosa aveva visto aveva tre piani: il primo con la cucina e la sala da pranzo insieme, il secondo con il bagno e la camera da letto ed infine la soffitta con un terrazzino. Era tutto all'avanguardia come piaceva a lui, perfetta per un soggiorno breve ma riposante. 

Camminava. Si guardava intorno, sentiva i loro sguardi di disapprovazione, ma non li vedeva. Camminava, tra le vie della città. Ma nessuno era presente. Però, i loro sguardi li sentiva. Lì presenti, pieni di disapprovazione per lo straniero che camminava per loro strade. Non lo accettavano, non accettavano una nuova persona nella loro città. Però era vuota! Si sentivano gli sguardi diffidenti, ma non si vedevano i volti. Lo osservavano nascosti dalle tende delle finestre, come invisibili al suo sguardo. Più avanzava più sentiva qualcosa di sbagliato in quelle strade deserte. E ancora il grigio regnava sul panorama, non era ancora arrivato a quella casa rossa e piacevole allo sguardo. La strada sembrava eterna. Più avanzava, più  le strade deserte lo mettevano a disagio. Ma comunque avanzava, forse anche più velocemente. Sentiva gli sguardi aumentare e alle sue orecchie arrivavano dei sussurri: siamo qui, non ti vogliamo, vattene, siamo dietro di te, ti stiamo seguendo... Aveva iniziato  a girarsi, a destra e a sinistra,ma non dietro, impaurito da qualcosa o qualcuno che forse nemmeno c'era, cercava i proprietari degli sguardi, ma vedeva solo gatti. Sentiva dei miagolii arrivare dalle sue spalle e si fermava guardando ai suoi fianchi, poi riprendeva svelto il suo cammino. Quella calda giornata sembrava diventare sempre più fredda man mano che avanzava. Gli sguardi lo seguivano pieni di disapprovazione in ogni suo passo. Dietro di sé iniziava a sentire uno scalpiccio leggero che lo raggiungevano e il disagio cambiò in paura, in paura di qualcosa alle sue spalle.

Nella paura era riuscito a trovare quella dannata casa rossa in quel labirinto grigio. Era entrato velocemente e aveva chiuso di scatto la porta. Non voleva più uscire, aveva paura, ma forse era meglio. Ci avrebbe dormito sopra. E dietro la porta, un gatto di un nero elegante e gli occhi gialli con un luccichio sinistro si era seduto nel momento in cui l'uomo dai capelli color mogano aveva chiuso la porta.

Os vecchie~ -luxa- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora